Food

July 10, 2013

Behind Dance. A Cena con Antonio Viganò

Anna Quinz

Non solo danza a Bolzano Danza 2013. Accanto a un ricco programma, che ci porta a teatro, sotto il teatro, sulle colline e tra i palazzi cittadini, il festival quest’anno offre una piccola gustosa novità. Per la prima volta infatti i coreografi vengono confrontati con il cibo, gioia e dolore di chi fa un mestiere legato al corpo e alle sue forme e prestazioni. Ma il cibo è anche amore e nutrimento, piacere e convivialità. E un festival che si fa città e cittadinanza, non può non portarci con sé a mangiare. Dunque, due appuntamenti A Cena con… per incontrare i coreografi in un contesto diverso, quello della cucina dove si cimenteranno tra i fornelli, e in sala da pranzo, dove insieme a noi saranno commensali e compagni di tavolo. Il progetto, nato in collaborazione con noi di Rosengarten, ci porta negli spazi di Condito, l’atelier di cucina immerso nel distretto creativo di Bolzano, che fa della cucina arte e atto forte di creatività. Il primo appuntamento è il 18 luglio, dove saranno Antonio Viganò e Anne Julie Stanzak a farci assaggiare i loro cibi cucinati in esclusiva assoluta per noi. 
Ecco perché abbiamo chiesto ad Antonio di parlarci del suo rapporto con il cibo, con il suo frigo, con il corpo attraverso l’atto del mangiare. Perché la danza è arte totale, che coinvolge ogni senso e ogni centimetro del nostro essere, più o meno fisico. Così come la cucina. 

Antonio, in questa edizione di Bolzano Danza, oltre che “coreografare”, cucinerai. Parliamo per un momento del mangiare, e non del danzare. Qual è il tuo rapporto con il cibo e la cucina?

Non ho un gran rapporto con il cibo. Mi piace mangiar bene, ma a volte più che “cenare” mi sembra di nutrirmi. Poi ho orari di lavoro così scompigliati che è difficile pensare troppo al pranzo o alla cena. Gustare un pranzo o una cena è qualcosa da condividere con gli amici. Acquisto sempre cibi biologici; è l’unico vizio che mi concedo.

Cosa ami mangiare di più e cosa ami cucinare? Cosa invece proprio non “ti va giù”?

I miei piatti preferiti, generalmente, sono quelli meno sani. Sono goloso dei condimenti. Ho una grande passione per tutti i risotti, alla milanese, con asparagi, alle pere, tutti… e sono un buon cuoco per i piatti di riso. Mangio tutto, divoro tutto, ma devo stare alla larga dai chiodi di garofano.

Cosa rappresenta per te il momento del pasto?

Una pausa. Mi piace pranzare solo, a casa o al ristorante, leggendo il quotidiano. La cena ha più sacralità ed è con i propri cari.

Se tu fossi un piatto, una ricetta che piatto, ricetta saresti?

Mi piacerebbe essere un piatto raffinato, colto, prezioso, energetico per quel che basta. Una raffinatezza da nouvelle cusine. Con ingredienti attentamente selezionati. Invece ho paura di essere più una “Casola”, tipico piatto lombardo con verze, costine di maiale, carote, cotiche e tanto condimento che affonda la polenta che normalmente l’accompagna. Una confusione culinaria e mentale. Un misto di Sacro e Profano.

Cosa non manca mai nel tuo frigorifero?

Nel frigo c’è sempre di tutto e di più. Il parmigiano e i pelati sono la mia salvezza e cerco di averli sempre.

Danza e cibo. Relazione complicata?

Quando sono in attività fisica, quando lavoro sul movimento (non proprio la danza) ho bisogno di leggerezza e divento un po’ più attento. Senza sofferenza perché il lavoro mi appaga.

Danza e cucina hanno entrambe una relazione forte con il corpo. Tu in che modo lavori, ti prendi cura, “coccoli” il tuo corpo? 

Non ingrassare, non appesantirmi, non costringermi a portare con me un peso eccessivo, che mi rallenta e mi affatica; questa è una mia ossessione.  Penso a un corpo sano ma credo che questo non significhi per forza un corpo allenato, prestante, solo muscoli e nervi. I miei addominali non sembrano una tartaruga ma nemmeno una lumaca. Se non sono in attività creativa non mi dispiace assecondare la mia pigrizia; ma dura solo qualche giorno. Ma non ho grandi virtù, mi consolo e mi assolvo pensando che certe virtù, anche su questo aspetto, portate all’estremo, possono diventare dei vizi.

La tua ricetta segreta per conquistare?

Il mio piatto per sedurre è un piatto vietnamita che mi ha insegnato a cucinare la mia coinquilina quando vivevo a Parigi; carne di maiale cucinata con le mele, salsa di soya, cipolla ed un ingrediente segreto, che quindi non vi svelo.

Alla cena da Condito, cosa ci cucinerai e perché?

Cucinerò il mio piatto vietnamita… logico. O forse un risotto alla milanese… vedremo.

Cosa invece ci presenterai, come spettacolo, nel programma del festival?

“Il suono della caduta” è uno spettacolo di teatro-danza che voglio dedicare a tutti gli uomini e donne che hanno provato l’esperienza del “cadere” e che, rialzandosi sempre in piedi, non dimenticano che cadere, scivolare, abbattersi, sentire il peso della gravità che ti schiaccia al suono, è condizione umana. E’ vivere nei sentimenti.

Solo agli Angeli non è concessa questa esperienza e nonostante conoscano tutti i sentimenti umani non è dato loro la possibilità di viverli, di sperimentarli.

 

* La serata A Cena con Antonio Viganò e Anne Julie Stanzak si svolgerà presso Condito in via Crispi il 18 luglio a partire dalle ore 19.00. Prenotazione obbligatoria al numero 335 366077.

** Lo spettacolo Il suono della caduta sarà invece da vedere il 25 e 26 luglio alle ore 21.00 nel sottopalco del Teatro Comunale.  

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