Music

July 5, 2013

Il Parto delle Nuvole Pesanti alla Volxsfesta, musica e impegno contro la mafia

Marco Bassetti
Sono tornati, più forti che mai! Il Parto delle Nuvole Pesanti sarà tra gli ospiti della Folxsfesta, rassegna musical-gastronomica-cultural-danzereccia (5-6 luglio) che, come ogni anno, animerà i Prati del Talvera con l’atmosfera tipica di una grande e partecipata festa popolare.

Il parto è avvenuto ancora una volta e ha generato un’altra meraviglia. Con il nuovo album “Che Aria Tira” (marzo 2013), il Parto delle Nuvole Pesanti torna alla ribalta con la sua coloratissima versione della canzone d’autore italiana, tra folk world e combact rock, denuncia danza e divertimento. Salvatore De Siena, Amerigo Sirianni e Mimmo Crudo, con la storica collaborazione di Antonio Rimedio e Manuel Franco, hanno confezionato un’opera complessa e godibile, stratificata e saltellante, impegnata e leggera, spietata e surreale, mettendo a frutto vent’anni di storia ed esperienza sul palco, tra musica, teatro e cinema (tra le tante cose, Il Parto ha firmato anche la colonna sonora del film “Qualunquemente” di Antonio Albanese). Ospite molto azzeccato e naturalmente molto gradito, la band di origine calabrese salirà sul palco della Volxsfesta questa sera (5 luglio), ore 21.30. Abbiamo scambiato due parole con Salvatore De Siena, cantante della band oltre che paroliere, approfittando dell’occasione per chiedergli anche notizie sul progetto musicale e culturale itinerante “Terre di Musica” che vede la band impegnata attivamente, affianco a Libera, nella lotta contro le mafie.

La domanda nasce spontanea: che aria tira in Italia?

È una domanda che ci facciamo ogni giorno…tanti nostri amici sono andati a vivere all’estero proprio perché ritengono che tiri una brutta aria in Italia. Però come si fa a lasciare l’Italia? La coscienza non ce lo dice. E se andiamo via come cambiano le cose ? Da sole? Veramente crediamo che tutto stia in mano di altri? Preferisco immaginare un mondo in cui il futuro dipenda da ciascuno di noi. Ogni persona deve sentire il “richiamo del capitano” che non ci fa abbandonare la nave.

Quali sono le ragioni del decadimento?

Se guardiamo lo stile di vita degli Italiani, i loro comportamenti quotidiani, mi sembra di capire che più che ragioni economiche, alla base del decadimento ci sia la sedimentata cultura dell’inciviltà, della violenza e dell’illegalità diffusa in tutta la collettività. Quella cultura che poi costituisce la fonte da cui attinge anche il potere politico-mafioso per legittimare i propri comportamenti immorali ed illegali.

Qual è la cura?

Per la cura certo non può fare molto la politica fatta di partiti autoreferenziali, uomini corrotti ed affaristi dediti allo sperpero del denaro pubblico, allo spreco delle risorse e alla distruzione del bene comune. La cultura può fare tanto, specie nel lungo periodo. La musica in particolare può svolgere una funzione di sensibilizzazione tra i giovani, ma non credo che la lotta contro la corruzione ed il decadimento morale e civile  possa passare soltanto attraverso la cultura e la musica: ci vuole qualcosa di più radicale, che io definisco “rivoluzione civile permanente”, intesa come cambiamento di stile di vita che attraversi tutti gli strati sociali, tutti gli individui e i gruppi, che riguardi ogni aspetto della vita privata, pubblica, collettiva, che investa ogni campo morale, culturale, ambientale, economico e sociale,  che trovi nella società il suo motore e la sua voce, nella strada (e nella rete?) il suo luogo d’incontro e i suoi spazi, e nel futuro il suo tempo.

Del resto “Che Aria Tira” è stato definito un “album di musica civile”…

Be’ io sono un convinto assertore che la musica può fare. Se è vero che Verdi e Mozart fanno produrre più latte ad una mucca, perché la musica non dovrebbe contribuire a curare e migliorare l’uomo? Ogni cura ha una sua colonna sonora… nel nuovo disco, per rinforzare  questa cura, abbiamo ospitato artisti e scrittori straordinari come Carlo Lucarelli e Fabrizio Moro, ottimi esempi di impegno civile.

Nel video di “Che Aria Tira” emerge, nonostante tutto, una nota di ottimismo… l’Italia che, malgrado tutto, tira la corda e se la cava. È così?

Certo! E sono convinto che anche questa volta saprà uscire dal guado. Andando in giro e parlando con la gente si percepisce chiaramente che c’è una grande energia, credo proprio che questa crisi si trasformerà in una grande occasione di cambiamento. Anche nel nuovo video “Crotone”, molto pasoliniano, c’è un chiaro messaggio alla resurrezione: noi brindiamo alla rinascita, anche i morti si alzeranno! In fondo un po’ di rivoluzione civile è già in atto…

Tra i vari temi toccati nell’album c’è quello della condizione carceraria in “Vita detenuta”. Anche qui, il modello italiano è tutt’altro che virtuoso…

Il mio punto di vista è molto radicale. Non si tratta di fare nuove carceri per fare stare meglio i detenuti o di cercare di umanizzare il carcere, ma di marciare spediti verso il superamento di questa istituzione totale. Se ci pensiamo, non è impossibile. Fino a qualche decennio fa si credeva impossibile vivere senza manicomi ed invece abbiamo verificato che questo è possibile. Dobbiamo dare davvero senso al principio di rieducazione della pena. IL carcere è anacronistico, oltre che dispendioso economicamente.

Raccontaci il progetto “Terre di Musica”, come è nata questa idea?

Ormai da diversi anni abbiamo fatto dell’impegno civile contro la mafia un tratto distintivo del nostro progetto artistico, rafforzato dall’essere musicisti calabresi anche se viviamo a Bologna. Dalla consapevolezza che la legalità possa svilupparsi a partire dalle piccole azioni, è nato il progetto “Terre di Musica” con la convinzione che la musica sia un linguaggio che può arrivare con maggiore facilità e immediatezza, soprattutto ai giovani che rappresentano la principale speranza di cambiamento… basti pensare all’esempio di Fabrizio Moro con “Pensa”, portato a Sanremo, e dei Modena City Ramblers con “Cento passi”. “Terre di Musica” è un viaggio tra i beni confiscati alla mafia ed ha lo scopo di sensibilizzare la gente rispetto alla lotta alle mafie, per sviluppare un sentimento di democrazia partecipata e di legalità. Ma anche lo scopo specifico di diffondere l’idea che i beni confiscati alla mafia siano una risorsa reale e non solo simbolica per lo sviluppo economico e sociale del territorio.

Concretamente, il progetto come realizza questi obiettivi?

Per contribuire al raggiungimento di questi obiettivi verrà pubblicato un cofanetto contenente un libro ed un dvd che documenteranno questa realtà ancora semisconosciuta. Il progetto, che ha il patrocinio di Libera e la collaborazione di Arci e Unicoop, si articola in 5 tappe e viene realizzato nei terreni gestiti dalle Cooperative Sociali del circuito Libera Terra. Abbiamo realizzato la prima tappa a Corleone, dove abbiamo toccato con mano i nervi scoperti della vita in questo luogo dei grandi boss di Cosa Nostra. Le prossime tappe saranno a Castel Volturno (Ce), nelle Terre di don Peppe Diana, e in Calabria, nei terreni gestiti dalla neonata Cooperativa Terre Joniche di Isola Capo Rizzuto dove la sindaca antimafia è stata vittima di diversi attentati ‘ndranghetisti.

Quali sono i primi riscontri?

“Terre di Musica“ sta riscontrando un grande interesse, perché nella gente, nella società c’è voglia di capire, di fare e cambiare, anche se ci vuole tempo e sacrificio.  La musica è un grande veicolo di messaggi ed una canzone può avvicinare soprattutto i giovani che devono ancora scrivere le loro pagine più belle.

www.facebook.com/events/139228109613691/

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