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July 3, 2013

People I Know. Linda Xiao Chun: il gelato non è solo roba italiana

Anna Quinz

Il suo nome è Lin Xiao Chun, ma tutti la conoscono come Linda: “ero stufa di sentire il mio nome pronunciato ogni volta in modo diverso, e per semplificare, ho scelto Linda”, racconta. Linda è nata nel ’74, nella lontana Cina, ma da quasi 20 anni vive in Alto Adige, dove ormai – nonostante il forte accento che le è rimasto orgogliosamente addosso – è perfettamente integrata e felice. Solare nei modi, positiva nei pensieri, Linda è la titolare di una piccola gelateria in centro a Bolzano. Dunque niente involtini primavera, ma il buon vecchio gelato italiano, del quale ha imparato i segreti da un ex gelataio. Amante della cucina italiana “anche se all’inizio avevo grandi problemi con forchetta e coltello”, racconta, Linda ha quello sguardo da cittadina del mondo, che poca importanza dà a geografie e lingue, perché ciò che per lei conta davvero è avere “un cuore buono e un sorriso pronto”. Così, con cuore e sorriso, Linda si è costruita una vita, una famiglia e una felicità tutte sue, in una Bolzano per lei bellissima, fatta di persone capaci di ascoltare, conoscere, aiutare. Persone proprio come lei.

Linda, sei cinese ma ormai praticamente italiana. Come convivono le tue due identità?
Per prima cosa sottolineo che non ho preso la cittadinanza italiana. La Cina per me è la mamma che mi ha fatto nascere, mentre l’Italia è la mamma che mi ha fatto crescere. Non posso lasciarne una per l’altra, e visto che lo stato cinese non accetta la doppia cittadinanza, al momento preferisco rimanere cittadina cinese, in Italia con permesso di soggiorno. Sono contenta così. Per me vivere in Cina o in Italia è uguale, l’importante è stare dove si sta bene. Non credo che – essendo cinese – io debba mettere in primo piano la mia patria e la mia cultura, quel che conta davvero, ovunque, è essere persone tranquille e gentili, non importano la geografia o la nazionalità. Io sono solare e positiva e mi piace circondarmi di gente bella, qualunque sia la sua storia. Qui frequento soprattutto amici italiani, cinesi ne conosco, ma siamo tutti molto impegnati con il lavoro. In fondo la vita è come una bilancia: si può scegliere la sicurezza o l’avere tanto tempo libero, senza però la tranquillità economica. Io ho scelto per me e miei figli la sicurezza. Per ora, qui a Bolzano.

Torni spesso in Cina? Che rapporti hia con la vita e le persone laggiù?
Da quando sono qui sono andata in Cina solo 2 volte. Pian piano sto preparando la terza… mi piacerebbe andare a fare una bella lunga vacanza cinese. Amo la Cina, ma andarci è difficile, anche perché nella nostra cultura, se vai in visita, bisogna portare dei doni ed è costoso! Mi mancano la mia famiglia e gli amici, anche se ormai gli amici più cari sono qui. Sono arrivata quando ero piccola, e in fondo non ho tanta esperienza della vita cinese. Ma è pur sempre la “mia Cina”. Se potessi, vorrei girare il mondo, assaggiarne tutti i sapori. E questo grande viaggio, lo inizierei proprio dalla Cina. 

E Bolzano? T piace vivere qui?

Appena arrivata mi è sembrata un paradiso. Ma nell’ultimo anno la crisi ha peggiorato le cose. Ecco perché ho ancora più nostalgia della Cina. Qui le persone sono gentili e i servizi buoni, anche se ogni tanto – da stranieri – ci trattano in modo freddo, per esempio negli uffici, e questo non mi piace. La natura che ci circonda è bellissima, ma purtroppo non ho molto tempo per andarci. Quando posso farlo, però, sono molto felice.

Un ricordo particolare, che ti ha convinta che questo era il posto per te?

Penso a due storie. Quando ho scoperto di essere incinta del mio primo figlio, ho cercato di abortire perché non avevo abbastanza per vivere. Il medico con cui ho parlato, mi ha detto che, se ero qui insieme a marito ed eravamo innamorati, lui non poteva fare ciò che gli chiedevo. Così il mio bimbo è venuto al mondo. È stato difficile, ma sono grata a quel medico. Un’altra volta, ero a Montebelluna, dovevo venire a Bolzano per ritirare il permesso di soggiorno, ma non avevo i soldi per il treno. Non volevo essere disonesta, ho pagato quel che ho potuto, ma non bastava. Sul treno, un signore gentile, quando ha capito la situazione, ha tirato fuori dal portafoglio dei soldi, non mi ha chiesto nulla e ha pagato per me. Ecco, queste sono persone care che ricorderò per tutta la vita, e che mi hanno fatto sentire bene, nella mia nuova terra.

Secondo te, a che punto è oggi la relazione tra la comunità cinese e quella locale?
Penso che ultimamente le cose siano cambiate rispetto al passato. Noi avevamo il problema della lingua e soffrivamo l’incapacità di comunicazione, ora invece molti cinesi hanno aperto bar e ristoranti, cominciano a uscire, si relazionano con la comunità locale. E i nostri figli, che sono nati qui, hanno amici italiani e tedeschi e una vita diversa da quella che avevamo noi. Non si vive più in circoli chiusi, e sono sempre di più i cinesi che lavorano in aziende locali come anche “gli autoctoni” che lavorano in esercizi cinesi, cosa prima impensabile. Il mondo cambia, e per fortuna, cambiano anche queste situazioni.

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