One, two, three, four. Let’s go #jazzfestivalbz

One, two, three, four. Comincia il Jazz Festival, succede a Bolzano nella meravigliosa location di castel Firmiano.
Il clima ci regala per l’occasione gli ultimi raggi di sole serali e il pubblico viene accolto dalla giovane e frizzante Fischermann’s Orchestra, da Lucerna, Svizzera. Ci si gode un aperitivo con bevande e cibi per tutti i gusti, si va dai sofisticati canederli di grano saraceno serviti su un piatto di capucci al classico Bratwurst nel panino, che non viene disdegnato nemmeno dai partecipanti in giacca e cravatta. Relax e divertimento, per i grandi, ma anche per i più piccoli, che trasformano il castello in un enorme parco giochi da esplorare nei sui meandri. I tredici musici si dividono tra fiati, percussioni e chitarra elettrica (con tanto di amplificatore tenuto a tracolla con la cinghia per muoversi in piena libertà), propongono un repertorio vario, jazz sperimentale, spesso condito da ritmi e sonorità della musica etnica e gitana, camminano tra i cunicoli del castello e ci conducono verso il palco principale, richiamando alla memoria le bande orchestrali itineranti dell’est Europa. Poi si dividono lungo le mura di cinta, le dolomiti fanno da cornice, e accerchiando il pubblico dall’alto, chiudono la loro performance con una coinvolgente dimostrazione di come la professionalità e la libertà stilistica possano creare nuove prospettive artistiche stimolanti.
Lasciano lo spazio alla Mostly Other People Do The Killing, eccentrico quartetto newyorkese di fama internazionale. Il clima si fa più caldo (per modo di dire perché all’ora del tramonto già si inizia a sentire un arietta niente male…) e la band dà una vera e propria smossa alla serata. Ritmi incalzanti a tratti nevrotici, che smuovono gli animi e sciolgono le tensioni. Si sente che i quattro sono carichi. Lo stile è più legato alla fusion di fine secolo, ma senza scivolare nell’eccesso, nel caos delle loro sonorità si ritrova costantemente l’armonia.
La serata procede sotto un cielo stellato e nonostante il clima praticamente autunnale (altro che mezze stagioni inesistenti, qui è in atto una rivoluzione vera e propria!) la curiosità si concentra tutta sulla promettente Monika Roscher Bigband, aus München. Sale sul palco una piccola orchestra composta da molti fiati, ma anche percussioni, batteria, synth, pianoforte e naturalmente Monika che imbraccia la sua chitarra elettrica. Piccola e magrolina, con un elegante vestito da sera ed una maschera nera che le copre il volto, sembra un po’ intimidita Monika, che comincia la sua performance conducendo sapientemente la sua orchestra. Nel giro di pochi minuti però si capisce che non è affatto timida la ragazza, anzi ci sa fare davvero e cala il pubblico in una nuova atmosfera fresca e innovativa, supportata anche dallo sfondo creativo e colorato di una sorta di action painting digitale, che viene creata in tempo reale da un’artista che li accompagna sul palco. Il loro genere mischia elementi jazz a quelli della musica pop-elettronica. Ogni tanto lo stile è un po’ ridondante, ma nel complesso vincente e di certo promettente, vista la giovane -in alcuni casi giovanissima- età dei componenti della band.
Si chiude la serata, lasciamo la magia e l’incanto del castello, come nelle migliori favole. Nel complesso un’ottima premessa per i prossimi appuntamenti del Festival.
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