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June 28, 2013

Welcome to Lungomare Gasthaus. I Motus in 3W

Anna Quinz
Loro sono uno dei più prolifici, coraggiosi e interessanti gruppi teatrali in Italia (ma non solo). I Motus sbarcano a Bolzano e grazie a Lungomare Gasthaus portano i loro 3 atti pubblici parte di AnimalePolitico project. Un "dove" un "chi" e un "quando" per interrogarsi e interrogarsi sul presente e sul futuro prossimo.

Se non vi è mai capitato prima di incontrarli, non potete proprio perdere l’occasione. Loro sono i Motus, una delle più forti, dirompenti compagnie teatrali italiane. Dal ’91 a oggi, quando il gruppo è nato, tantissimi gli spettacoli realizzati, tantissimi i premi vinti, tantissime le scosse date al mondo del teatro, che – anche grazie a loro – è sempre più capace di accogliere sfide, rotture, strappi, per guardare al proprio “avanti”. 
I Motus sono Enrico Casagrande e Daniela Francesconi Nicolò, che in questi giorni sono a Bolzano, perché nei giorni conclusivi dell’avventura di Lungomare Gasthaus, presenteranno il loro progetto W.3 – 3 atti pubblici: oggi 28 giugno al Pippo Stage alle 21.30 il primo atto “When”; a seguire alle 24 a Lungomare l’atto “Who”. Domani invece sempre a Lungomare alle 20.00 l’ultimo atto “Where”.
Se pensate ai tre atti del teatro di tradizione, scordateli. In questo lavoro di Motus – che ho avuto la fortuna di vedere un anno fa a Drodesera/We Folk –  i 3 atti sono 3 sguardi lanciati sulla nostra contemporaneità, spezzando completamente le modalità e gli spazi teatrali. 3 momenti di riflessione e confronto che vanno molto al di là del pensare e del fare teatro, molto al di là dell’essere animale teatrale, per farsi animale politico (i 3 atti fanno infatti parte di 2011>2068 AnimalePolitico Project).
Ed è qui che sta la forza del progetto: nel saper mettere il teatro, il proprio fare artistico e creativo, al servizio e al fianco di chi si interroga e si relaziona ogni giorno con le questioni della politica, dell’economia, della libertà, della cultura come forma di politica, economia, libertà. 

5Enrico, i 3 atti pubblici, sono un progetto dalla forte valenza politica. Io l’ho visto un anno fa, e mi chiedo – visto che in un anno le cose politiche, sociali, umane possono cambiare molto – cosa è cambiato nel progetto in questo tempo trascorso?
Per noi i 3 atti sono un progetto di passaggio. In questo tempo siamo cambiati noi, e questo lavoro ha traghettato Motus nella Tempesta, il nuovo spettacolo che stiamo portando in giro in questo momento. A livello di contenuti, per noi sono ancora forti e validi, perché rappresentano l’incontro tra noi – realtà nomade che si sposta tra realtà, spazi e teatro – e quella rete che esiste in Italia di spazi (Teatro Valle, Sale Docks, ecc) che stanno cercando modi di gestire e verificare come la cultura possa essere ancora qualcosa di importante per la nostra società. Questo incontro è, nell’economia dei 3 atti, l’atto conclusivo – Where – e forse il momento più forte per noi, perché luogo e tempo di confronto con questi spazi.

3Questo dunque è l’atto più spiccatamente “politico”. Gli altri atti invece? Come si compongono? In che spazio si muovono?
C’è When, il primo atto che abbiamo fatto, una riflessione che apre alcune domande: cos’è il controllo oggi? Come e quanto siamo controllati? Fino a dove arriva a vedere una camera di sorveglianza? Fino al cervello? Fino al cuore? Questo essere sotto controllo cosa comporta, come cambia il nostro atteggiamento? Io e Silvia, in scena (anche se non si può parlare di scena teatrale tradizionale, visto che lo spettacolo è più pensato per luoghi altri), ci confrontiamo con un corpo utopico, deleusiano e con il controllo che questo corpo subisce, attraverso la camera di sorveglianza, che è l’altro attore della performance.
4Nel mezzo c’è Who che è la parte più fantasiosa e anomala del progetto. È l’incontro con il pubblico, con chi può raggiungerci e condividere con noi l’atto scenico. Qui il pubblico è chiamato alla partecipazione e all’incontro. E spero anche al divertimento. Questo atto è qualcosa di strano anche per noi, perché la nostra volontà di mettersi in gioco viene richiesta anche agli altri. Quando è stato fatto con serenità, ha sempre funzionato. Speriamo sia così anche qui a Bolzano.

2Partecipazione, lo spazio scenico spezzato, il dialogo sull’attualità culturale. Ma soprattutto, mi pare una riflessione sull’oggi e su quello che definite “un fosforescente domani”. Come “teatrante”, ma sopratutto come individuo che si muove nel mondo e nel mondo della cultura in particolare (che non vive certo un momento roseo oggi in Italia) come e perché può essere fosforescente questo domani?
Fosforescente perché forse c’è troppo mercurio… a parte gli scherzi, io sono un ottimista, e questo è il punto di partenza fondamentale. Credo che ogni uomo viva la sua epoca e debba viverla nel modo più forte possibile, cercando di assecondare le mancanze che questa epoca propone, ma allo stesso tempo cercando di fare di questa crisi, di questo momento tragico, una forza. In questo senso il futuro è fosforescente, qualcosa che deve avere un colore essendo così grigie le tinte di ciò che ci circonda. Come affrontare il presente e come vedere questo futuro prossimo è una domanda che ci siamo posti spesso. Noi lo affrontiamo in modo dirompente, andandoci contro. L’Italia non vive un buon momento. È un momento di confusione, più che di crisi o di mancanza di denari. Confusione perché non capisce dove sta andando e come risolversi in se stessa. Noi abbiamo la fortuna di confrontare questo paese con altri, lavorando più all’estero che qui, e vedere attivarsi uno scambio con altre realtà. Non mi va di dire che l’Italia è peggio, penso solo che questo il momento giusto per ridisegnare e ridare colore al futuro, perché un futuro comunque ci sarà e ci deve essere.


Foto by B-fies

 

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