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June 27, 2013

Pimples, Wrinkles and Rock’n’Roll #22. Musica balcanica in attesa del death metal

Eva Corre

“Figlio, vieni a vedere anche tu la musica balcanica?”

“Quella tipo Bregovic, quella della canzone del primo maggio di Elio?” (Elio e le storie tese ndr)

“Si, dovrebbe essere tipo quella.”

“Non ci penso neppure. Io vorrei andare a vedere i  Dyiang Fetus al Point, Madre, lo sai!”

“Ma vengono a luglio!” “Si, lo so, ma c’è la prevendita.” 

“Tu pensa agli esami (di terza media ndr), io penso ai biglietti.”

Ok, al Figlio la musica balcanica non piace. Lui ha in mente solo il grind, death metal e giù di lì. Ultimamente ha fatto pure un tema in tedesco sui Dyiang Fetus, dove ha scritto:”Ich soll Maurice Bellotti danken, weil er der Konzert organiziert hatte” Errori linguistici a parte, ho capito, che devo comprare i biglietti il prima possibile, così li mette sotto il cuscino e pensa all’esame. Inutile parlargli di musica balcanica.

E’ vero, ha ragione Elio quando dice che la “musica tipo Bregovic” fa molto “concerto del primo maggio”e magari anche un po’ festa dell’Unità (io me le ricordo ancora), ma non capita sempre di sentirla suonare dal vivo, proprio da una band zigana, e poi alla vecchia stazione di Ora un concerto così ci sta proprio bene. Alla fine ci vado con il Marito.

E’ il 2 giugno, sabato sera: quando arriviamo non c’è ancora nessuno. E dire che siamo in ritardo di 10 minuti; ma si sa, gli orari sono indicativi ed invece io per paura di perdermi qualcosa sono sempre in anticipo. Ci prendiamo un calice di vino e ci sediamo all’aperto, sotto il portico. Immagino di essere un passeggero in attesa del treno, agli inizi degli anni venti. Adoro i vecchi edifici che pullulano di fantasmi del passato. La gente arriva alla spicciolata; il concerto è stato pubblicizzato poco, forse un po’ troppo a ridosso della serata, secondo me. Una foto della band sull’aggiornamento di stato della pagina facebook del circolo, due giorni prima, con tutti gli eventi programmati tra il capoluogo e la periferia, è veramente poco e troppo tardi. Il circolo evidentemente conta molto sui propri fidelizzati, che ricevono gli aggiornamenti su facebook. Finalmente si incomincia, con circa 40 minuti di ritardo. La sala, allestita con tavolini e sedie è piena a metà, durante la serata arriveranno ancora altre persone, ce ne sarebbero state ancora. L’orchestra “Babbutzi Orkestar” inizia a suonare ed è vero spettacolo: i musicisti continueranno così per due ore, ininterrottamente ed alla fine faranno ancora due lunghi bis. La musica balcanica si presta ad essere “tirata all’infinito” introducendo soltanto alcune variazioni, forse è per questo che magari a lungo andare risulta un po’ ripetitiva. Alcuni immigrati dell’Est, arrivati a concerto già iniziato, entrano subito in atmosfera e ballano nel piccolo spazio libero ricavato tra i tavolini, sembrano proprio felici, quasi respirassero l’aria di casa. Salgono anche sul palco per scattare alcune foto durante il concerto,  si mettono in posa vicino ai musicisti, che ininterrottamente continuano a suonare. Si vede che si usa fare così, dalle loro parti. Noi ci  godiamo la musica seduti ai tavolini; battiamo le mani a tempo. 

Un concerto fantastico, che meritava sicuramente il pagamento di un biglietto di ingresso. Invece gli eventi del circolo sono gratis. Qualcosa si dovrebbe comunque pagare, che ne so, la tessera associativa, per esempio, con l’applicazione di una riduzione per i soci. Una volta funzionava così e penso che sia un po’ anacronistico, oggi,  pensare di finanziare tutto con i contributi pubblici; almeno questo è il mio pensiero, ma io non ho mai gestito un’associazione culturale e probabilmente non capisco nulla.

Comunque sia, se per voi i concerti gratis sono ancora più appetibili, vi consiglio di tenervi aggiornati (tramite fb), sul programma eventi del Circolo AurOra, (pare che sia l’unico modo per saperlo, a meno che non viviate a Ora) ci sono delle “chicche” notevoli, oltre ad una location stupendamente vintage, che si presta a moltissime iniziative culturali. Continua così il mio elogio della periferia. Adesso però devo provvedere ad acquistare i biglietti per il concerto dei Dying Fetus!

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