Luigi Fassi racconta “Occuprint”, la sua ultima mostra alla arge/kunst
Ultima mostra alla arge/kunst a cura di Luigi Fassi che come di consueto non si accontenta di proporre progetti destinati a un pubblico passivo, ma invita il visitatore e interrogarsi sui fenomeni che attraversano la contemporaneità, artistica e sociale.

Luigi Fassi racconta “Occuprint”, la sua ultima mostra alla arge/kunst
Ultima mostra alla arge/kunst a cura di Luigi Fassi che come di consueto non si accontenta di proporre progetti destinati a un pubblico passivo, ma invita il visitatore e interrogarsi sui fenomeni che attraversano la contemporaneità, artistica e sociale.
In galleria i manifesti di Occuprint, archivio in divenire che raccoglie poster provenienti da tutto il mondo realizzati del movimento Occupy.
Abbiamo chiesto a Luigi di raccontare la mostra e ai visitatori di fotografare (o fotografarsi con) il poster più interessante.
A voi consigliamo di visitare la mostra e di postare le vostre foto sulla nostra pagina facebook, per partecipare in qualche modo a un progetto globale che parla di idee, condivisione, possibilità.
Quindi voi fotografate la mostra, Luigi ce la racconta, e io che ci sto a fare? Sto qui a girare tra i vernissage e riflettere su quale sia il ruolo delle gallerie e dei curatori oggi. Penso che arge/kunst e Luigi non siano solo competenti e preparati, ma anche coraggiosi, idealisti, visionari. In particolare, è straordinaria a mio avviso la scelta di portare in galleria un linguaggio che, pur facendo uso di molteplici codici e riferimenti iconografici, risulta per sua natura decodificato e globale; che, pur nella elevatissima accessibilità, impatta soprattutto su chi è attento ai fenomeni politici e sociali dei nostri giorni; che, nononostante l’apparente semplicità, contiene in sè la complessità della comunicazione di oggi, che vive di reale e virtuale, muovendo dal disegno per giungere ai #tag.
Tutto questo, oggi più che mai, può trovare spazio in una galleria e suscitare l’attenzione di un curatore. Perchè, li vogliamo così: se si occupano di contemporaneo che ci raccontino la contemporaneità! A volte non ci interessa sapere se ciò che troviamo in galleria sia un capolavoro, lo dirà il tempo; lo sapremo tra cinquantanni se ciò che leggiamo, vediamo, produciamo, costruirà il futuro. Per ora diteci cosa succede, cosa accade, senza pretese. Affinchè l’analisi del presente, il suo dispiegarsi proprio in questo istante, diventi il vero capolavoro.