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June 19, 2013

Il nuovo MUSE: quando è il Giona-museo a mangiare la balena

Karin Mantovani
Mancano poche settimane alla grande apertura del MUSE, il museo di scienze naturali di Trento "firmato" da Renzo Piano. Ma le meraviglie saranno sopratutto all'interno, da scoprire dal 27 luglio, quando il museo aprirà. Claudia Corrent, fotografa bolzanina ha seguito il "making off" e qui vi sveliamo alcune immagini e alcuni segreti che stanno dietro e dentro a questa grande impresa museale.

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Vedere il MUSE, nuovo Museo delle scienze, prendere vita ora dopo ora, dev’essere qualcosa di unico, incredibile. Osservare una “macchina” umana composta da ben 150 persone con le loro diverse e sapienti professionalità dev’essere qualcosa di affascinante, in qualche modo inebriante. Uno spazio immenso, luminoso, tutto da riempire. Una nuova storia da interpretare, un nuovo importante compito didattico da assolvere, un bagaglio di conoscenze da trasmettere. Nuove orecchie alle quali parlare, nuovi occhi da sedurre e incantare. Presto – con la festa d’inaugurazione del 27 luglio prossimo – l’imponente struttura a forma di montagna progettata da Renzo Piano e situata all’interno del nuovo quartiere delle Albere, aprirà le sue porte e si disvelerà al pubblico. I rintocchi dei 5 anni che sono serviti per costruirlo, arredarlo, allestirlo e il trasloco, breve, ma intenso ed emozionante, saranno scoccati.

2Via Calepina e lo storico palazzo Sardagna che dal 1982 hanno dato ospitalità al Museo hanno chiuso definitivamente le porte ai visitatori con l’inizio di aprile e da allora è stato un unico viavai di pacchi, imballaggi, tecnici, operai incaricati di trasferire quanto esposto e conservato nei 1.143 metri quadri di superficie espositiva ad una destinazione assai più dilatata di oltre 12 mila metri quadri spalmati su 6 piani. Come nel lento esodo di una mandria assetata verso una fonte d’acqua nel periodo della siccità, gli animali impagliati, i fossili, i pannelli, gli ideorami che creavano l’ambientazione per uccelli e mammiferi, gli animali in liquido, gli insetti contenuti in erbari e scatole entomologiche si sono mossi verso la nuova sede, da dove ci racconteranno le loro origini, il loro habitat che è poi anche il nostro.

muse_ph by claudia corrent“Documentare fotograficamente il trasloco è stato emozionante, interessante, ma anche divertentissimo” racconta la fotografa Claudia Corrent. “Immortalare gli animali prima dell’imballaggio, durante il trasporto e al momento del loro arrivo nella nuova sede – ho organizzato le sessioni fotografiche in base agli arrivi degli animali al nuovo MUSE – è stato quasi surreale. È come se gli animali imbalsamati, al di fuori del contesto museale classico che ci è noto, prendessero vita, una nuova vita dove i ruoli erano rovesciati: loro gli osservatori, noi l’oggetto della loro attenzione”. I nuovi spazi sono qualcosa di strepitoso, come una tela bianca sulla quale imprimere i segni di un’opera maestosa: io per ora posso solo vagamente immaginare cosa ci attenda e quando Claudia cita il film “Una notte al museo” la mia fantasia inizia a zampillare.
3Scorrendo il fotoracconto di Claudia, si possono già riconoscere alcuni dei “vecchi” protagonisti del “nuovo” MUSE: Charlie, il goloso orso proveniente da San Romedio, simbolo della sede di Via Calepina e un cervo dalle corna maestose, suo compagno di stanza, linci dallo sguardo intenso come fosse definito dal bistro nero dei faraoni, picchi, cerbiatti, avvoltoi, il lupo umbro e il prezioso esemplare di tetraone mezzano, un incrocio naturale tra il gallo cedrone e il gallo forcello del 1858. Le mani esperte degli operai, liberano gli animali imbalsamati dagli involucri e pare che il tempo si fermi.

5All’allestimento della nuova sede partecipano persone da tutta Italia, perché diverse e complementari sono le professionalità che sono state chiamate in causa. E così, tra un click e l’altro, la nostra Claudia ha anche appreso delle nozioni di biologia marina: “Una delle nuove attrazioni del MUSE sarà, infatti, lo scheletro di balena proveniente da Livorno, vittima di un virus proveniente addirittura dalla Norvegia”. Certo, il numero di animali è notevole, oltre 450, ma moltissimo spazio verrà dedicato anche a temi quali il clima, l’educazione ambientale, il futuro sostenibile, la società, la natura, la green economy, il paesaggio, l’innovazione.
6Questo percorso didattico viene scandito dalla nuova struttura: “L’esperienza che offre il MUSE è “immersiva”: se iniziamo dall’alto, al 4° piano troviamo gli spazi dedicati alla montagna e all’esplorazione. Imperdibile è il ponte attrezzato lungo cui i visitatori potranno camminare, oppure anche la possibilità di vedere dal vivo una carota di ghiaccio prelevata in Antartide dai ricercatori italiani; il 3° piano è dedicato alla natura alpina: fauna e flora alpina, adattamenti e strategie di sopravvivenza, ecosistemi. Soffermatevi ad osservare gli animali imbalsamati, il labirinto della biodiversità, il gioco della migrazione; il 2° piano è dedicato alla storia delle Dolomiti, patrimonio mondiale dell’umanità.

12Qui troviamo in particolare un acquario tropicale con acqua salata, l’ambiente di grotta con effetti pepper ghost e l’area dedicata alle alluvioni; il 1° piano è dedicato ai primi uomini delle Alpi. Vi suggerisco soprattutto la time machine, le pietre dipinte del Riparo Dalmeri, la sfera interattiva NOAA, che registra le dinamiche del clima del nostro pianeta; il pian terreno è dedicato ai più piccini, mentre il -1 all’evoluzione, ai dinosauri e al DNA. Qui troveremo ad aspettarci i dinosauri delle Dolomiti”.  
14Il FabLab MUSE sarà in rapporto diretto con alcuni FabLab operanti presso gli incubatori di impresa italiani e nell’ambito della rete mondiale dei fabber. Il Maxi Ooh! Uno spazio per i bambini da 0 a 5 anni per sperimentare attraverso i sensi. Un luogo senza indicazioni, dove l’adulto non insegna, ma partecipa allo stupore. Grandi e piccoli scoprono l’ambiente all’interno di questo spazio particolare, fanno esperienze e condividono un nuovo modo di stare assieme. Infine la serra tropicale montana che porta a Trento un frammento di foreste dell’Eastern Arc, una delle più importanti catene montuose dell’Africa tropicale Orientale. L’allestimento di ben 600 metri quadrati ci permetterà di toccare con mano uno dei principali hotspot di biodiversità del nostro pianeta, segnalando gli usi tradizionali e il valore medicinale delle specie più significative. Il visitatore potrà ammirare i fiori profumati della Tabernaemontana, così simili al gelsomino, toccare i fusti del banano selvatico, passeggiare tra le fronde delle felci arboree e scoprire l’habitat naturale delle violette africane. La serra ospiterà anche piccoli animali: uccelli, rettili, anfibi, e invertebrati, insieme a molte rane e farfalle tropicali”.

9Mi sembra già di aver fatto miei buona parte dei 500 metri quadrati dedicati alle mostre temporanee, oppure dei 3.700 metri quadrati dedicati alle mostre permanenti, o ancora agli 800 della biblioteca… per quando andrò a visitare il museo, dovrò munirmi di un lunghissimo filo d’Arianna e di un paio di scarpe degne di grandi prestazioni?
MUSE is in the air… Ho cerchiato vistosamente nella mia agenda la data del 27 luglio perché non posso assolutamente mancare: dalle 18 in poi, per 24 ore non stop, pare ci saranno eventi e performance di danza, musica e teatro legate ai temi dell’esposizione. 

10Tutte le foto sono di Claudia Corrent

 

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