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June 18, 2013

Anche a Trento scatta il “coprifuoco”. Una raccolta firme per non limitare l’attività del Café de la Paix

Anna Quinz
Un protocollo di sicurezza restrittiva del comune, vorrebbe che il Café de la Paix - uno dei locali più vivi e attivi di Trento - mandasse tutti a casa alle 22.30. Se volete difendere questo bel luogo di svago e cultura, passate a firmare la petizione che partirà questa sera.


Vivendo a Bolzano, non posso andarci spesso quanto vorrei, ma ogni volta che ci sono stata ho sempre pensato “questo è proprio un posto come piace me”. Circolo culturale, bar, ristorante, luogo di incontro e di cultura, musica, dialoghi, arte, il Café de la Paix di Trento è un un posticino piacevole in cui stare, un angolo di città (o cittadina) che fa sentire per un attimo nella dimensione più larga, aperta, visionaria, della grande città.

Eppure (e così sappiamo che non è solo un problema bolzanino) anche sul Café de la Paix si è abbattuta la scure repressiva del “potere dei vicini”. I volenterosi attivi e propositivi gestori del locale infatti si sono visti recapitare un protocollo di sicurezza restrittiva che lo vuole chiuso alle 22,30, per evitare problemi di “insicurezza” e di “intralcio del transito pedonale” perché “il diritto dei cittadini al rispetto della quiete pubblica è meritevole di primaria tutela”.

La storia è sempre quella. Poco importa che in pochi anni il Café in pochi anni abbia “trasformato un vicolo male odorante e poco frequentato della città, in un luogo di incontro e cultura, tesserando in sei mesi oltre 10.000 soci” come ricordano i gestori in una lettera su facebook che invita a firmare una petizione in sua “tutela” (perché anche tutto questo è meritevole di primaria tutela, o no?).
Dal 2012 quando ha aperto a oggi, hanno collaborato con il Cafè decine di associazioni trentine, oltre che istituzioni pubbliche quali il futuro Muse e Trento Film Festival (per citarne solo alcune). Lo spazio del Circolo ha ospitato mostre d’arte, incontri culturali e presentazioni di autori e musicisti, e cosa da non sottovalutare, ha creato un luogo vivo (perdonate gioco di parole) per la musica dal vivo, che in Regione si sà, spesso latita. 
“Il tutto a spese del circolo – ricordano ancora i gestori – senza alcun contributo pubblico.” Quindi, a muovere tutto, passione e dedizione, amore per il territorio e la sua cultura, determinazione e una buona dose di coraggio.

In tanti su facebook stanno rispondendo, schierandosi a favore del Café, in tanti firmeranno a partire da questa sera alle 19 la petizione che speriamo salvi i destini di questo luogo così importante. Che non rischia di chiudere i battenti del tutto – è vero – ma che roba è, in una città universitaria come Trento, mandare tutti a casa alle 22.30?

Noi di franz, appena si passa di la si firma, se anche voi volete che il Café de la Paix continui in pace la sua propositiva e preziosa attività, passate anche voi a lasciare il vostro autografo. Ogni locale salvato, in nome del sano divertimento e della diffusione della cultura, è un passo avanti per tutta la comunità regionale.  

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There are 3 comments for this article.
  • robi · 

    certo che se i difensori della cultura scrivono articoli tanto sgrammaticati (agghiacciante il “sà” con l’accento) alla cultura non si fa un bel servizio

    • Marco Bassetti · 

      gentile Robi, grazie per la segnalazione, ci scusiamo per il refuso.
      certo, però, che se ci fermiamo all’ortografia – perdendo di vista la sostanza – la cultura è bella che spacciata.