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June 10, 2013

شو اخبارك؟ Da laggiù, che novità? #03. In giro per la città

Franz
Continua il racconto di viaggio di Ingrid dalla Giordania. Città, turismo, religione, mercati e primavera araba: storie di un mondo lontano, ma anche vicino, diverso ma sempre più simile al nostro.


A gennaio in Italia si celebra la Giornata della Memoria. Un giorno dedicato a tutti gli ebrei caduti e schiacciati dalla brutalità nazista nei campi di concentramento e sterminio e… insomma la storia la sappiamo.

Ma come si festeggia il giorno della memoria in Giordania?  
Non si festeggia. E, a mio avviso, per delle buone ragioni.

Giordania, “Svizzera” del Medio Oriente. L’ha definita così la guida che ho comprato prima di partire. Ed effettivamente è un paese neutro considerando che confina con Siria, Iraq, Arabia Saudita, Israele e territori Palestinesi. In effetti, se si vuole vedere la Giordania nella sua totalità non esiste una Giordania vera e propria, ma un insieme di nazionalità, etnie e gruppi che formano poi, la Giordania. 

Gli abitanti “originali” sono i beduini. Che però, per definizione, non riconoscono un paese loro. Poi ci sono i rifugiati palestinesi, che sono la maggior parte della popolazione. Quindi, secondo voi, se quasi tutta la popolazione è di origine palestinese, avranno mai voglia i Giordani di festeggiare il Giorno della Memoria?

7Sia la signora che ci ha ospitati che un’amica della mia coinquilina sono palestinesi. La prima non aveva molto da dire riguardo alle sue origini.

L’amica invece, ci ha raccontato molto.

Dopo una giornata passata a casa a non fare nulla, Federica, Alice ed io siamo state invitate a casa di questa ragazza e di suo marito (con pargolo al seguito) per una serata tutti insieme.

Chi ci ospitava ha ventidue anni, ha un bambino di tre e un marito di trentadue, russo. Appena arrivate in casa ci offrono un drink a base di vodka, pensavo di svenire dalla gioia.
Niente restrizioni, niente autocontrollo, niente paura di fare la cosa sbagliata o dire la cosa sbagliata. Con quel bicchiere di alcol mi stavano dicendo che ero a casa e che potevo rilassarmi.

Lei studia italiano all’Università ed è molto brava. Un sorso tira l’altro e la timidezza scompare. Almeno da parte nostra.

2I suoi genitori sono arrivati dalla Palestina come rifugiati prima che lei nascesse. Lei, di fatto, è Giordana, ha il passaporto giordano ma con immense limitazioni. Il suo sogno è sempre stato di andare dove sono nati i suoi genitori e dove lei sente di appartenere. Se dovesse combattere o morire per qualcosa lo farebbe per la causa palestinese, non di certo per la Giordania.  
Quest’anno forse finalmente riuscirà ad andare in Palestina, solamente perché è sposata e ha un figlio, altrimenti per lei sarebbe stato impossibile attraversare il confine. Inoltre, una volta entrata in Palestina, non ci potrà più tornare per almeno cinque o dieci anni.

La Giordania non è così limpida come forse vuol far credere o come credevo io, ingenuamente. Parlando di elezioni, le diciamo che abbiamo letto che l’affluenza alle urne è stata del 57%.

Lei sorride e ci spiega che probabilmente sono stati aggiunti voti, per aumentare l’affluenza.  Ha uno sguardo vivace, furbo. Si vede che è intelligente e soprattutto sveglia. A ventidue anni non dev’essere facile andare all’Università, essere sposata e avere un bambino.

Ci spiegano che ruolo ha il Re in Giordania. Ci dicono che tiene insieme il paese. Paradossalmente la famiglia reale di giordano non ha nulla. Il Re è yemenita, la Regina è per metà inglese e sono proprio queste caratteristiche che a distinguerli. Il fatto che non appartengano a nessuna tribù o gruppo in particolare fa di loro i leader perfetti. Sono, infatti, inviati di Dio e quindi tutti devono seguirli e non essendo appartenenti a nessuna tribù locale non c’è il problema di essere al di sopra o al di sotto di quella o quest’altra famiglia.

Penso che nonostante la città di Amman non abbia molto da offrire su un piano turistico, la Giordania sia un paese estremamente interessante e sostanzialmente costruito su un ideale di quello che può essere o deve essere questo paese.

3Turisticamente parlando invece, giusto ieri mattina, sono andata a visitare le attrazioni principali! Ho fatto il percorso a piedi consigliato dalla guida, partendo dalla Cittadella. Amman, in poche parole, è costruita su una serie di colline sopra cui si estende tutta la città. La collina principale si chiama Jebel Qala’a su cui sorge appunto la parte più antica della città, nominata cittadella. Ora è un sito turistico/archeologico. La Cittadella è costruita all’interno di mura in cui all’interno si trovano il tempio di Ercole, la basilica bizantina e il complesso Omayyade. In ultima analisi sono ruderi e ammassi di sassi che vogliono rappresentare l’antica gloria di Amman. Purtroppo le condizioni di mantenimento del sito sono quelle che sono.

Dalla cittadella abbiamo fatto una passeggiata nei quartieri meno frequentati della città fino a raggiungere il Foro romano e l’anfiteatro. Lo spettacolo è molto bello, peccato per la sporcizia. Nonostante sia una città molto più pulita rispetto ad altre, la cultura dei bidoncini ancora non è arrivata! Proseguendo con la passeggiata siamo arrivate al ninfeo, che di fontane e antichi sorgenti d’acqua non aveva proprio nulla.
E poi, lo spettacolo più bello.. Ci siamo addentrate nel mercato della frutta e della verdura! Urla, grida, profumi e isteria generale, dipingevano un quadro favoloso! Il colore dei prodotti e le persone erano proprio quello che nell’immaginario comune è “mediorientale”.

Ovviamente l’Occidente ci ha messo di mezzo il suo zampino, come in tutto il resto del mondo d’altronde. Amman è cosparsa di americanate, dal McDonald’s fino a Subway o Donad’s Factory. Chi parla inglese è considerato di uno status sociale più elevato. Per strada ci sono SUV ovunque e macchine grandi come camera mia con tanto di televisore inserito sul poggiatesta. Qui più che da altre parti vedo uno sforzo disumano nel voler assomigliare all’occidente. Nonostante questo c’è comunque una parte di popolazione che vuole tornare alle proprie origini e distaccarsi in maniera definitiva con quello che alla fine rappresenta il colonialismo di un tempo.

Chi ci ha ospitato quella sera ci ha raccontato che dopo la così detta primavera araba in Università i giovani hanno iniziato a politicizzarsi molto più di quel che avrebbero fatto se non ci fossero stati questi moti di rivoluzione. Le ragazze hanno iniziato a mettersi il velo e i ragazzi a sostenere di appartenere ai fratelli musulmani. Non lo avrebbe sostenuto mai nessuno prima, perché a nessuno interessava di che partito o fazione politica tu facessi parte.

Però la religione rimane comunque importante. Il ragazzo della coinquilina di Federica e Alice ci ha mostrato la sua carta d’identità. Oltre al nome e cognome era anche indicata la religione (cristiana) e il nome della madre e del padre. Molto diverso dal nostro concetto di privacy…

 

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