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June 6, 2013

“Le Monde” parla di Bolzano. Politica? Autonomia? Bilinguismo? No, dei nostri migliori perdenti

Anna Quinz
Una squadra di calcio che è tutto un programma. E che da Bolzano e dal campionato di terza categoria passa agli onori della cronaca, perfino in Francia sul celeberrimo Le Monde. Perché perdere è un'arte, se lo si fa tutti insieme.

In redazione arriva una grande busta. Da Parigi. Esattamente, dalla mamma di mia cognata. Mi domando cosa mi mandi Veronique (un regalo?). Dentro la busta, trovo una copia di “M” il magazine di “Le Monde”, una delle testate più note e prestigiose, non solo di Francia. Incuriosita dalla misteriosa missiva (amo le riviste, ma perché Veronique dovrebbe mandarmi una copia di M, che certo è bello e qui non si trova, ma…), vado spedita alla pagina segnalata da un grosso post-it. E qui, tra un articolo sull’uso di droga a Maastricht e uno sulla deriva politica del teatro Bolhoi, trovo questo titolo “Bolzano, l’école des meilleurs perdants”.

1Ora, non serve conoscere il francese per capire cosa vuol dire. Se non ci fosse accanto la foto di una squadra di calcio, mi preoccuperei seriamente della mala-opinione dei francesi su noi bolzanini perdenti. Ma le facce della formazione calcistica nelle due file d’ordinanza – davanti in ginocchio dietro in piedi – le magliette giallo vivo e i migliori sorrisi, mi fanno tirare un sospiro di auto compiacente sollievo. Qui non si parla di bilinguismo, autonomia, modelli politici, lotte etniche. Qui, signore e signori, si parla di calcio.

Forse tutti qui già conoscono le rocambolesche avventure calcistiche del Gruppo Sportivo Excelsior – La Strada. Io però che onestamente se c’è una cosa che evito accuratamente è proprio il giuoco del pallone, non ne sapevo nulla, finché a parlarmene non è stato proprio il francese Le Monde.

Per riassumere – per chi come me non sa nulla di calcio, men che meno del campionato di terza categoria – la squadra Excelsior detiene una specie di record: non vince mai. È sempre inesorabilmente ultima in classifica e manco retrocede mai, visto che al di sotto di quel campionato, solo le partite ai giardinetti. Ma proprio mai. In 12 anni ha vinto 1 volta, ha pareggiato 2 e ha incassato più o meno 1800 gol. “Il paradiso delle schiappe”, come dice anche il cronista Rai che su di lei ha fatto un bel servizio in uno dei virtuali luoghi di culto del mondo calcistico, La Domenica Sportiva.
Il fatto è che per i ragazzi dell’Excelsior, capitanati da Massimo Antonino, quel che conta davvero è partecipare, partecipare tutti – non esistono i panchinari qui, il campo tocca a ogni membro della squadra, senza distinzioni di prestazioni – e chissenenfrega di vincere (anche se – piccolo miracolo – il 26 maggio, in occasione di un partita in memoria di un giovane compagno di squadra morto di recente, la Excelsior ha ciuso con un 3-3, portando a casa un glorioso punto in classifica).

La finalità principale consiste nel dare a tutti la possibilità di giocare perseguendo la ricerca del divertimento, il rispetto reciproco e la solidarietà di gruppo. Tutti i giocatori giocano in eguale misura e non c’è selezione interna in base alle capacità tecniche. Tutti hanno lo status di titolari, è abolito il ruolo del panchinaro, una tabella “contaminuti” aiuta l’allenatore a gestire e programmare l’impiego dei calciatori”.

gruppo sportivo excelsiorEcco la filosofia di questa squadra, ecco spiegato il perché fare punti e risalire la classifica è per gli Excelsior così difficile, e così poco rilevante. Quello che importa è il “fattore E”, quella particolare spinta partecipativa, emotiva, amicale che fa sì che mettersi la divisa, le scarpe coi tacchetti e i calzini tirati su fino al ginocchio è un’esperienza sociale ed emozionale, ben più che agonistica.

La selezione, insomma, si fa sui desideri più che sulle capacità tecnica. Niente Ronaldi qui, niente Messi, niente Balotelli, qui. Solo gente che si vuole divertire insieme. Niente divismi, niente elucubrazioni filosofiche sul “era fuorigioco-nonerafuorigioco”, niente cronisti che si scaldano, cori insultanti in tribuna. Qui si fa dello sport, puro e semplice, per il puro e semplice gusto di farlo. E poi, che vinca il migliore. Che probabilmente – ma solo calcisticamente parlando – non sarà l’Excelsior. 

 

 

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