Music

May 14, 2013

Intervista doppia Sciortino vs Fera: la classica non è lenta, è rock

Marco Bassetti
Tra Zappa, Carmelo Bene, amore per la cucina e disgusto per il pop sanremese, l’intervista doppia Orazio Sciortino-Marcello Fera. Musica classica? Oggi la vera trasgressione.

Orazio Sciortino è uno che ha fatto il botto. Uno che nel 2011, a 26 anni, ha debuttato al Teatro alla Scala di Milano, in veste di direttore e solista: un gran bel risultato per uno che si è formato e vive nella gerontocratica Italia di oggi. Mercoledì 15 Maggio presso il Teatro Puccini di Merano la stagione concertistica Sonora ’13, diretta da Marcello Fera, ospiterà la prima esecuzione assoluta di “Innerlied” per archi di Sciortino in un concerto dell’Ensemble Conductus dal titolo “Double”. Perché doppio è il ruolo di Orazio Sciortino, interprete e compositore. E doppio è il registro della serata, tra antico e contemporaneo, con l’esecuzione di opere di Mozart e Mendelssohn da una parte, e l’esecuzione di opere di Fera e Sciortino dall’altra. Quindi, abbiamo pensato, non poteva che essere doppia anche la nostra intervista: Sciortino vs Fera.

La musica d’arte ha avuto, nei vari periodi storici, funzioni e ambizioni differenti. Qual è oggi, 2013, la funzione specifica della musica d’arte a differenza della musica leggera, pop, d’intrattenimento? 

O.S. La musica d’arte, di qualunque epoca e periodo storico, alimenta le facoltà di ascolto di se stessi e degli altri. Come tutte le manifestazioni del bello, la musica che non ha come primario obiettivo quello di essere schiava della produzione e del mercato, è una risorsa per la consapevolezza di se stessi. 

M.F. Di mantenere vivo un luogo in cui la libertà individuale, l’esercizio dell’intelletto, la “poiesis” e più in generale le radici e le ragioni della “civilizzazione” siano garantite al di là di mercato e consenso.

 L’arte della composizione spiegata ai profani… in 2 righe.

 O.S. Comporre musica è come scolpire il suono nell’aria, come modellare una materia mobile, l’argilla per esempio, dove necessità espressive e comunicative si coniugano alla consapevolezza di ciò che si fa, alla tecnica, al dialogo con la storia e col tempo presente.

 M.F. Parafrasando Frank Zappa: pianificare/organizzare accadimenti sonori da realizzarsi in un dato spazio di tempo.

 Cosa cerchi tu nella composizione, a quale esigenza profonda risponde?

 O.S. La musica ha una valenza etica fondamentale. È l’unica arte che, riferendosi all’udito, ha il potere di agire, a livello neuronale ed emotivo, sul sentire umano. La nostra epoca necessità di incanti, di sogni, quindi di musica.

M.F. Tentare di stabilire una relazione soddisfacente tra quello che desidero e quello che sono, mettermi in comunicazione col prossimo nella dimensione che è propria solo alla musica.

Matisse ha scritto: “Non c’è niente di più difficile per un pittore veramente creativo del dipingere una rosa, perché prima di tutto deve dimenticare tutte le altre rose che sono state dipinte”. Vale la stessa cosa anche per la composizione nel campo della musica d’arte?

O.S. No. Nulla va dimenticato, anzi, ciò che è diverso, ciò che appartiene ad un’epoca altra, va studiato, assorbito e restituito. Il rapporto con la storia, con le musiche del passato o che provengono da altri generi, è indispensabile.

M.F.  Direi di sì anche se il discorso sarebbe più lunghetto… Nel senso che il confronto con ciò che ci ha preceduti, con la storia, è vitale e necessario ma non deve inibire o, peggio, essere usato come spauracchio. Carmelo Bene diceva che per onorare i classici bisogna fottersene. Per me significa che occorre instaurare un rapporto diretto, neccesario e non idolatra con la tradizione.

E nel campo dell’esecuzione, è possibile “dire qualcosa di nuovo” nel 2013? Rispetto ai classici, ha senso parlare di attualizzazione? Se sì, come si rendono Mozart e Mendelssohn attuali, ovvero comprensibili alle orecchie e ai cervelli delle persone di oggi?

O.S. Si dice sempre qualcosa di nuovo, se il passato non si rinnega ma si studia e si metabolizza. Attualizzazione è una parola odiosa che riduce e svilisce le facoltà umane dell’approfondimento e della comprensione. È il dramma della nostra epoca: livellare (verso il basso) le intelligenze, equiparare gusti e desideri ai fini della mercificazione più bassa. Mozart e Mendelssohn? Basta sforzarsi un attimo, anche senza manuali di storia della musica. Certo, molto dovrebbero fare gli interpreti. Trovo che la figura “imbalsamata” del concertista abbia creato col tempo troppe distanze ed elitarismi, questo ha inevitabilmente reso incomprensibili Mozart e Mendelssohn. Bisognerebbe vincere il pregiudizio del musicista baciato dal fuoco divino, abitante nell’Iperuranio, lontano dalle cose terrene. È tutto molto più semplice di quel che sembra, basta volerlo.

M.F.  L’arte pone questioni che parlano all’uomo e quindi potenzialmente a chiunque. I classici sono sempre “attuali” se proposti da persone davvero vive in una dimensione di autenticità. Convenzioni sociali, mode e idolatria sono gli inquinatori di sempre…

Una nuova forma di fanatismo persegue i compositori e impone la distruzione di tutti i supporti musicali. Tu decidi di scappare in un altro paese e hai la possibilità portare con te un solo cd, nella speranza di strapparlo dalle fiamme. Quale?

O.S. Nessuno, per non aver rimpianti. Il silenzio e la memoria sono più utili in quei casi.

M.F.  Le Variazioni Goldberg di Bach suonate da Glenn Gould o Music of the Gothic Era di David Munrow o i Pifferi delle Quattro Province o… Facciamo una chiavetta USB dai.

Musica e cucina, non sono campi così distanti: sempre di composizione si tratta. Che rapporto hai con il cibo?

O.S. La cucina è la mia passione più grande. In alcuni periodi passo più tempo a cucinare che non a fare il mio lavoro. Il rapporto tra musica e cucina naturalmente è strettissimo, si tratta di plasmare materie diverse, gli effetti e le ragioni le ho dette prima. Mi piace tutto, sperimentare nel solco della tradizione.

M.F.  Sono decisamente legato alla cucina ligure, anche se amo molte altre cose…

C’è spazio per la musica leggera nella tua vita?

O.S. Non c’è musica leggera, c’è musica e non musica. Non è facile difinire la musica, perchè la sua funzione cambia a seconda delle varie epoche e culture. E’ più facile definire la “non musica”, che non ha come primario scopo quello di essere ascoltata, che è prodotta solo a fini commerciali, che non interagisce con la percezione emotiva e col pensiero.

M.F.  C’è spazio per tutto, anche se sono piuttosto ignorante. Il pop sanremese comunque non lo sopporto proprio.

Perché un ragazzo dovrebbe venire a sentire il vostro concerto piuttosto che andare a sentire, chessò, quello dei Modà?

O.S. Per spirito di trasgressione.

M.F.  Per infrangere un tabù.

www.conductus.it

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