Music

May 8, 2013

Thony in arrivo al Cristallo, attrice, cantautrice, voce di velluto

Marco Bassetti
Canta in inglese, ma è una delle più importanti cantautrici italiane. Nata in Sicilia da madre polacca e padre italiano, è Federica Victoria Caiozzo. Meglio conosciuta come Thony.

Thony voce di velluto. Thony incanto mediterraneo, con quegli occhi nocciola che scrutano l’oscurità. Non sono pochi quelli che sono rimasti stregati da questo magico binomio, grazia e talento. Tra questi, come sappiamo, Paolo Virzì: che prima le affida la colonna sonora di Tutti i santi giorni, poi le assegna nientemeno che il ruolo di protagonista del film. Mossa doppiamente azzeccata, inutile ribadirlo: tra l’altro, “Flower Blossom” è nelle 5 nomination per il Ciak D’Oro come miglior brano originale. Per descrivere la musica di Thony si sono fatti accostamenti importanti, Cat Power, Joan As Police Woman, Norah Jones… Ma una cosa è certa: Thony ha una cifra stilistica propria che la eleva e la distanzia dai vari paragoni, più o meno ingombranti, con le sue rinomate colleghe. In arrivo al Teatro Cristallo (sabato 11 maggio, in apertura i Moscaburro) per una serata che si preannuncia indimenticabile, l’abbiamo intervistata.

Il tuo modo di concepire e vivere la musica è lontano dalla tradizione italiana. Hai dichiarato di sentirti più vicina all’Inghilterra che all’America. In che senso?

Quando ho detto di sentirmi più vicina all’Inghilterra era un discorso legato al folk… Non so se la mia musica possa essere definita tale, ma stilisticamente mi sembra più associabile al cantautorato folk inglese che a quello delle Americhe. Era solo legato a questo.

Ti viene mai voglia di cantare in italiano o magari in siciliano? Per sentirti più vicina alla tua terra…

Certo, ogni tanto mi piacerebbe avere un rapporto estremamente diretto col pubblico e con quello che dico nelle canzoni, ma quando scrivo questa volontà passa del tutto. In siciliano mi piace arrabbiarmi.

C’è una malinconia di fondo nella tua musica… da dove deriva e perché senti l’esigenza di esprimerla artisticamente?

Non sento l’esigenza di esprimere la mia malinconia, non è che lo decido. Se fosse così semplice decidere il sentimento che metti in una cosa, sarebbe altrettanto facile provarlo nella vita. Non credo derivi da qualcosa in particolare, credo sia un sentimento presente in ognuno di noi, chi più chi meno, ma siamo invitati a vergognarcene, ad andare sempre più veloce. Ad essere più felici possibile.

Nella tua esperienza la musica ha un ruolo in qualche modo salvifico?

Ha sicuramente un ruolo salvifico, quello che ha sempre ricoperto, senza che io l’abbia voluto. Sento la musica come una guida. Più o meno il ruolo che la religione assume per i credenti.

Hai dichiarato di non avere la tv. Cosa ti spaventa o ripugna di più della tv?

La tv mi ruba tempo. Mi prende in giro. Mi piace vedere i film, ma non voglio dover subire la scelta.

Un frigorifero invece ce l’avrai… cosa non manca mai nel tuo frigo?

Hahaha sì che c’è l’ho! Probabilmente non mancano mai i capperi di Salina.

Ad un certo punto – per With The Green In My Mouth, nel 2011 – hai scelto la rete, come veicolo per presentare la tua musica. Perché?

Semplicemente mi è stato proposto ed io ho accettato, non avendo nulla in contrario.

Progetti a cui stai lavorando ora?

Sto scrivendo dei nuovi brani, ma non sono ancora in lavorazione di un disco nuovo.

Un verso di una canzone a cui ti senti legata?

Feel no shame for what you are.

www.facebook.com/events/437400066354782/?fref=ts 

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