Music
May 2, 2013
Pimples, Wrinkles and Rock’n’Roll #16. OvO, Maso e il miracolo di Gennarino
Eva Corre
Sabato sera entriamo al Pippo Stage, quando il concerto è già iniziato. Il primo sguardo è per il palco, dove si sta esibendo Gennarino’s Earbleeding: un tipo con un vestito bianco da papa, un cappello rosso da cardinale, una maschera dorata sul viso. Fa dei suoni con una “scatolina” alla quale è attaccato un filo che porta probabilmente ad un amplificatore. La suddetta scatolina, che viene accarezzata, picchiata, strofinata e manipolata in vari modi, è forse una specie di microfono modificato, non so, ma è da lì che l’artista noise tira fuori i suoni. Sull’amplificatore sono stati allineati sei lumini da cimitero, una statuina di un santo, che poi è la stessa che appare sul video proiettato alle spalle dell’artista. Nel filmato la statuina, che poi ho appreso essere quella di San Gennaro, viene ripresa da angolazioni diverse. A volte l’immagine è traballante e pare seguire il suono, o rumore che dir si voglia.
Pensavo di assistere ad un concerto ed invece mi trovo nel bel mezzo di una performance artistica “noise”. Più volte sono andata a vedere la Biennale d’arte contemporanea di Venezia e le performance dal vivo non mi colpiscono più di tanto, mi sforzo solo di capire il messaggio, semmai ce ne fosse uno. Se San Gennaro è conosciuto per il miracolo della liquefazione del sangue, Gennarino’s Earbleeding potrebbe essere conosciuto per riuscire a “fondere” le orecchie. Lo osservo con attenzione. Quando finisce rimango con i miei quesiti insoluti e con il sospetto di non essere l’unica a non aver capito.
Guardo un po’ il merchandising e i cd in vendita gustando una birretta e poi finalmente iniziano i Maso. Conosco i musicisti singolarmente per averli sentiti suonare in altre formazioni. Accidenti! La loro musica psicadelica è veramente convincente. Anche loro proiettano un film, che poi scopro essere un film georgiano degli anni ’50 (così mi è stato riferito) . Ogni tanto appaiono delle scritte (in cirillico) con sottotitoli in inglese… Nel film si vedono sacerdoti, bambini, donne, un villaggio di pastori, la benedizione delle pecore, il lavaggio tappeti, la macellazione dei montoni, ecc… Boh! È difficile seguire le immagini in continuazione, sono distratta dalla musica e guardo i musicisti. Alcune inquadrature del film sono bellissime, ma non ho capito un granché! L’unica certezza è che non si tratta di un concerto normale. Insomma, qui non c’è solo musica, ma improvvisazione! I Maso continuano per ben 40 minuti ininterrottamente e terminano proprio quando finisce anche il film. Applausi!
Ora vediamo cosa faranno gli OvO: provocazione? Sono piuttosto curiosa. C’è l’antefatto del manifesto “censurato” ovvero “sostituito” perché giudicato un po’ forte (o un po’ blasfemo). Era opera di un’artista: l’arte contemporanea incontra spesso questo tipo di problemi (ricordate le polemiche per la rana crocefissa esposta a Museion?). Cosa mi devo aspettare ora? Arrivano sul palco e sono solo due: un omone alto e un po’ grassoccio, con tutina nera e maschera da Wrestling, la gonna lunga stile dark e gli anfibi: l’effetto è un po’ sadomaso. La ragazza è piccola, vestita in stile gothic con i capelli rasta lunghi fin quasi a terra e una maschera di pizzo sul viso, che le regala un profilo da strega. Lei ha la chitarra e lui una serie di tamburi con i piatti, che suona in piedi. La ragazza canta facendo la voce grossa, “growl” come nel brutal death, lui invece martella violentemente e velocemente sui tamburi. I pezzi sono brevi e si interrompono quasi sempre in maniera improvvisa e netta. Si ha appena il tempo di accennare un applauso, che riprendono a suonare.
Non sembra neppure adesso di essere ad un concerto, c’è anche in questa esibizione una parte di spettacolo legata all’immagine, ai movimenti e non solo alla musica, che ti fa pensare veramente di assistere ad una performance d’arte contemporanea. Si crea un’atmosfera particolare. Il genere è un insieme di generi musicali… insomma qualsiasi cosa sia, è interessante, un po’ inquietante, e ti prende. Ad un certo punto l’omone scende tra il pubblico ed inizia a suonare un tavolino e una sedia (di metallo) del locale…Wow! Beh, accidenti, è proprio forte ‘sta roba! Trentacinque minuti tirati. Applausi.
Non si chiede il bis, si applaude e basta, proprio perché si è consapevoli che questa è avanguardia musicale, è sperimentazione, è arte insomma, e all’artista non si chiede il bis, si vive l’emozione solo una volta. Secondo me, questo tipo di eventi dovrebbero trovare una giusta collocazione in una location diversa, in ambienti più ampi, dove le performance potrebbero risultare ancor più valorizzate. Per esempio il piano terra di Museion, perché no? In tutto il mondo, i concerti di musica d’avanguardia e sperimentale si fanno anche nei musei d’arte contemporanea. Qui a Bolzano, invece, mi sembra che ci si ostini a tenere quello splendido cubo vetrato perennemente pieno di sola… aria.
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