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April 29, 2013

Niente cultura, niente sviluppo! Gridiamolo in piazza, perché tutti possano sentire

Anna Quinz

Qualche mese fa il Sole 24 Ore ha lanciato una bomba: un Manifesto per la cultura, dove si sottolineava in prima battuta: “Niente cultura, niente sviluppo”.

Moltissime le adesioni del mondo culturale a questi punti programmatici e di riflessione che non hanno bisogno di molti commenti, vista la drammaticità e la forza dirompente che le sole prime frasi mettevano in risalto “Occorre una vera rivoluzione copernicana nel rapporto tra sviluppo e cultura. Da “giacimenti di un passato glorioso”, ora considerati ingombranti beni improduttivi da mantenere, i beni culturali e l’intera sfera della conoscenza devono tornare a essere determinanti per il consolidamento di una sfera pubblica democratica, per la crescita reale e per la rinascita dell’occupazione”.

Dunque, cultura come motore di sviluppo e di crescita. Cultura come segnale di modernità possibile di un paese arroccato su vecchie logiche, su vecchie glorie e su vecchie pratiche che puzzano di stantio, di antico, di malato.  Ma questa “puzza”, ahimè, ha contagiato negli ultimi decenni tutto il nostro vivere, lanciando una scure violenta e crudele su chi della cultura ha voluto fare un mestiere e su chi nella cultura ha creduto. Le colpe di questo degrado morale, economico e dei costumi è da imputarsi a molti, dalle istituzioni agli operatori, dal cittadino “x” alla politica cieca, ottusa, irrimediabilmente disinteressata (non è un caso che il Ministero per ii Beni Culturali sia sempre l’ultimo a venire citato, nel caso in cui venga citato, naturalmente).

Ora, dopo tanto patire, abbiamo un nuovo Ministro, fresco di nomina, ma le cose cambieranno? Sarà capace il re enciclopedico e della Taranta, Massimo Brey, che nei suoi tweet si spende da tempo in favore di una rinascita della cultura come strumento di sviluppo, a portare un vero rinnovamento? Glielo permetteranno? O tutto cambierà per non cambiare?

Oggi, al Festival delle Resistenze (ore 18.30 Piazza Matteotti) si parla di questo. Se ne parla con chi la crisi l’ha sentita tutta sulla propria pelle, con operatori culturali accorti e illuminati che continuano ad andare avanti, nonoastante tutto, perché consapevoli che è solo perseverando che forse si arriverà a raggiungere qualche obiettivo. Marco Bernardi direttore del Tsb, Ingrid Girkinger direttrice del Vbb, Leo Muscato regista, Daniele Spini direttore artistico dell’Orchestra Haydn saranno in dialogo con Stefano Salis, firma del Sole 24 Ore e uno dei principali promotori del Manifesto di cui sopra. Un dialogo a più voci per gridare forte e chiaro che la cultura è sviluppo. Non solo per noi che la cultura la facciamo di mestiere. Ma per tutti.

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