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April 16, 2013

Anna Oliverio Ferraris mercoledì a Don Bosco per “Capire pregi e limiti dei social network”

Marco Bassetti

I social network si moltiplicano, si diffondono, si stratificano. Ci contagiano, ci affascinano e ci catturano. Ma che ne è delle relazioni? Le nuove “generazioni digitali”, oltre a possedere smartphone all’avanguardia, tablet e connessioni ultra-veloci, hanno sufficiente consapevolezza della propria rappresentazione di sé sul web? Nuovi strumenti, nuove sfide educative a cui occorre far fronte. Ponendosi a giusta distanza tanto dal pessimismo degli “apocalittici”, quanto dall’ingenuità degli “integrati”, profeti di una nuova era 2.0, di pace, uguaglianza e fraternità. Nel quarto ed ultimo appuntamento del percorso dedicato alla famiglia, e alle nuove problematiche ad essa legate, dal Centro Syn Don Bosco, la psicologa e psicoterapeuta Anna Oliverio Ferraris affronterà il tema: “Adolescenti e social network: solo rapporti virtuali o ricerca di legami reali?” (17 aprile alle ore 20.30, sala Finetto in piazza don Bosco 21). Anna Oliverio Ferraris è una delle figure più autorevoli della psicologia italiana, nota oltre che per la sua attività di ricerca anche per i numerosi saggi divulgativi legati al mondo dell’infanzia e dell’adolescenza. L’abbiamo contattata per un’intervista.

I social network a quali esigenze umane profonde rispondono?

Quella di ampliare la cerchia dei contatti, di poter prendere la parola in un consesso sociale più ampio, di poter esprimere le proprie opinioni in un mondo in cui soltanto alcuni privilegiati hanno diritto alla parola.

Quando una relazione attivata sui social network si può definire “autentica” e “costruttiva” per la persona?

Quando c’è un reale scambio, quando c’è un arricchimento reciproco sul piano intellettivo, emotivo, sociale o culturale.

Nell’esposizione pubblica della propria vita privata via social network si nasconde una qualche forma di esibizionismo?

L’esposizione pubblica di sé o della propria intimità può essere generata da esibizionismo, ossia dal bisogno di mettersi al centro, di dare agli altri una certa immagine di sé, dall’esigenza di affermare la propria identità (vera o presunta) sulla scena pubblica; ma anche dalla voglia di “esistere” in un mondo in cui chi ha visibilità sui media gode di un vantaggio – spesso rilevante e vitale  – rispetto a chi non ne ha. In mancanza di altri argomenti, non resta che parlare di sé, mettere in scena il proprio privato e quello dei propri familiari: programmi televisivi come “C’è posta per te” sfruttano questo bisogno per fare spettacolo a spese dei partecipanti.  Ci può anche essere un “effetto imitazione”: poiché è diffusa la moda di parlare di sé in pubblico, anch’io voglio farlo per non sentirmi ignorato e marginale.

Quali sono i principali rischi connessi all’uso dei social network?

Uno dei rischi è quello di esporsi troppo e di pentirsi successivamente di questa sovra esposizione per l’uso che gli altri ne possono fare. Un altro rischio è che sotto l’effetto dell’emotività, si rivela troppo di sé, dei propri amici o familiari.

Si può parlare di dipendenza da social network?

Si può diventare dipendenti, perché l’uso dei social network può essere una consuetudine coinvolgente: si crea una attesa, una ricerca continua di novità, di riscontri, di risposte, di contatti, di segni di riconoscimento e di apprezzamento. Il venir meno di queste gratificazioni quotidiane può dar luogo a una crisi di astinenza.

Come psicoterapeuta ha contatto con pazienti affetti da disturbi legati all’uso dei social network?

 Sì, ricordo in particolare un giovane di 15 anni che si era chiuso nella sua stanza, non incontrava più gli amici, aveva messo di studiare. Si tratta, in questi casi, di fargli cambiare abitudine e decondizionarlo a questo tipo di vita. Nel caso specifico ad un certo punto il padre, gli sottrasse il computer adducendo un guasto. Per oltre due mesi il ragazzo restò senza computer e man mano riprese a studiare e a incontrare gli amici.

Quali consigli si sente di dare ai genitori per proteggere i propri figli dagli effetti negativi dei social network?

I genitori devono documentarsi, capire quali sono i pregi e i limiti del mondo virtuale e seguire i figli nelle attività che svolgono. Non devono abbandonarsi all’idea che i ragazzi ne sanno più di loro, chiunque può, impegnandosi, imparare a muoversi in rete.

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