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April 10, 2013

Sarà vero? “La politica e il fact checking sul web”, a caccia di bufale!

Marco Bassetti

“Quante volte, appena sentita una notizia, ci siamo chiesti: ma sarà vero? Oppure, in campagna elettorale, quanti proclami che difficilmente trovano conferma nei dati abbiamo ascoltato? La difficoltà è sempre la stessa: come verificare una notizia?”. Una difficoltà antica come l’uomo e attualissima come non mai, considerata la quantità di informazioni cui oggi siamo esposti, considerata la proliferazione di canali e modalità sempre nuove e sempre più pervasive di comunicazione digitale, considerate le bufale a sette corna che escono agili e leggere dalla bocca di signori impomatati in rigoroso doppiopetto blu. Quindi che fare? Fidarsi passivamente delle notizie che nostro malgrado ci colpiscono oppure impegnarsi attivamente sul campo impervio della verifica? Se preferite la seconda opzione, non perdetevi “Vero o Falso? – La politica e il fact checking sul web”, esperimento di verifica condivisa dei fatti promosso dalla Fondazione <ahref (venerdì 12 aprile ore 18 al Circolo della Stampa). Interverranno Luca De Biase, Presidente Fondazione <ahref, e Alberto Faustini, direttore dei quotidiani Alto Adige e Trentino. Ne abbiamo parlato con Giancarlo Sciascia, community manager & project leader alla Fondazione <ahref.

Cominciamo dalle presentazioni, chi è Giancarlo Sciascia?

Sono un amante del pensiero laterale. Il mio lavoro e la mia passione per fortuna ma anche grazie a tanti sacrifici coincidono: guardo all’economia della cultura come un terreno di sperimentazione permanente per dar valore a competenze e specificità territoriali in modo sostenibile, creando occupazione e impatto socio-culturale. Credo che l’emergenza attuale abbia una via di fuga all’intersezione fra ignoranza da combattere e opportunità da costruire.

Qual è il tuo lavoro all’interno della Fondazione <ahref? 

Sono il community manager della Fondazione. Fra le altre iniziative, ho promosso l’inchiesta giornalistiminacciati.it e i premi che-fare.com e startup.culturability.org. Festisco gli account social della Fondazione, curo le relazioni con associazioni locali e non, assisto l’utenza di www.civiclinks.it e mi occupo di progettare campagne di comunicazione, eventi o percorsi formativi in cui a volte partecipo di persona… praticamente il buon vecchio “Vedo gente, faccio cose” ma in versione 2.0… Moretti non pigliartela!.

“Factchecking sul web”, perché senti oggi questo tema come urgente?

Perché ciascuno di noi incarna un sapere esperto negli ambiti che sono la nostra passione e questa conoscenza se viene condivisa può arricchire l’informazione e soprattutto migliorarne la qualità. Se non tutti, la grande maggioranza oggi usa quotidianamente uno o più device per socializzare online. Cresce il numero di ambienti in cui collaborare e usare le tecnologie disponibili in maniera attiva, costruttiva. La verifica delle notizie è il midollo spinale della democrazia, se non siamo informati, anzi se non siamo critici di fronte all’informazione, non possiamo prendere decisioni consapevoli, piccole o grandi che siano. Questo vale per la politica, l’ambiente, la sanità, la legalità e per tutto ciò che è rilevante per la vita di una comunità concreta, dall’ambito locale al livello nazionale.

Valutare l’attendibilità di una notizia significa verificarne la fonte, ma cosa rende una fonte autorevole e valida?

Quando parliamo di fonti attendibili, ci riferiamo ad autori o pubblicazioni considerati credibili in relazione al soggetto in esame: al centro di tutto c’è la reputazione, un patrimonio di fiducia che si costruisce nel tempo.

Il dibattito filosofico è molto acceso… è possibile identificare una differenza forte tra fatti e opinioni, qual è la tua visione da operatore sul campo?

La mia visione è in realtà da semplice cittadino, forse solo con qualche anticorpo in più per resistere alla tempesta del sovraccarico informativo cui tutti siamo esposti. Credo che il giornalismo investigativo e il giornalismo dei dati siano un buon modo per emanciparsi dalla confusione fra fatti e opinioni talvolta esercitata, più o meno in buona fede, da molti operatori. Gli esempi sarebbero diversi, il principio da applicare resta sempre e solo quello della verifica: i fatti documentati saranno veri fino a prova contraria. Ma la natura umana è fatta di sogno, l’analisi è una tensione, una deformazione che richiede fatica, allenamento, esercizio del dubbio. Perciò, un po’ per pigrizia, la percezione dei fenomeni spesso viaggio parallela, se non addirittura sghemba, rispetto alla realtà, complici le retoriche affascinanti e la capacità di investire in pubblicità. Bisogna praticare l’arte di fermarsi e guardare agli effetti più che ai proclami, ma non è semplice, per nessuno. Raccontare in prima persona il mondo che ci circonda corregge le distorsioni.

Grazie al vostro lavoro è nata anche una piattaforma social: factchecking.civiclinks.it. Come funziona?

Si tratta di uno strumento di verifica sociale delle notizie. Tradotto: un’acchiappabufale! Funziona molto semplicemente, tanto che si fa prima a provarla che a parlarne.

Venerdì sarà l’occasione di “sperimentare insieme la verifica condivisa dei fatti”. Come avverrà concretamente l’esperimento?

Sarei tentato di raccontare tutto per via della mia natura ormai irreversibilmente social (sto perdendo l’opponibilità dell’indice ma in compenso ho una velocità di condivisione da osservare darwinianamente), ma poi a chi resterebbe la curiosità di partecipare? #andavateci&raccontavatelo

www.facebook.com/events/170947419728539/

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