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April 5, 2013

Il 25 aprile festa al Parco delle Semirurarli. Un’idea giovane e resistente, SKAteniamoci!

Marco Bassetti

Un gruppo di ragazzi mossi dal desiderio di combinare qualcosa di buono e di utile per la città, si incontra e decide di mettere su una festa popolare. Idee chiare e alcuni punti fermi. Una data simbolica: il 25 aprile. Un quartiere simbolico: Don Bosco. Un fondamento ideale solido e condiviso: l’antifascismo. Si parte dal primo dopopranzo e si arriva fino a sera. Si mangia, si beve, si balla. Alle 20 circa comincerà il concerto vero e proprio: prima suoneranno i “locali” Club99, poi i Redska di Cesena. Voglia di coinvolgere, condividere e fare festa. Di rimboccarsi le maniche e di costruire. Così nasce SKAteniamoci, ideato e promosso da Kikero, l’associazione culturale degli studenti della LUB, e dalla Consulta Provinciale degli Studenti. Abbiamo scambiato due chiacchiere con Giacomo Gatti, presidente della prima, e con Lorenzo Vianini, presidente della seconda.

Come è nata l’idea di questo progetto? 

Giacomo L’idea è nata nel corso di questi ultimi anni nei quali abbiamo osservato come Bolzano, così come tante altre cittadine italiane, non fosse in grado di rileggere i temi della Resistenza e di trasmetterli ai suoi cittadini. Siamo i ragazzi che nel 2008 abbiamo riempito le piazze di tutta la penisola, credendo in un sistema scolastico migliore ma, allo stesso tempo, nella possibilità di cambiamento di un paese che già allora mostrava i primi segni di cedimento strutturale. Per la prima volta ci siamo sentiti parte di un tutto, di un organismo pluricellulare, autonomo e pensante. Purtroppo in pochi mesi, i troppi decreti legge hanno soffocato la nostra fiducia, condannandoci alla disillusione con il resto della nostra generazione. Nell’ultimo anno ci siamo rimessi assieme, abbiamo iniziato a frequentarci, coinvolgendo, negli stessi ambienti ed all’interno delle stesse tematiche, studenti ed universitari.

Lorenzo Il progetto mi è stato presentato una sera da Giacomo. L’idea, il contesto, i contenuti e il luogo mi piacevano, il resto era tutto da costruire con gli altri ragazzi. Il progetto è promosso da Kikero e dalla Consulta Provinciale degli Studenti. Ho coinvolto la Consulta perché SKAteniamoci rientra perfettamente nelle linee guida di lavoro della Consulta: legalità, Costituzione, partecipazione e capacità di organizzarsi degli studenti. La festa sarà poi patrocinata anche dal Comune, che ci sostiene logisticamente per quanto riguarda palco ed elettricità.

Com’è che un gruppo di giovani, sente oggi il bisogno di riscoprire i temi della Resistenza?

Giacomo La crisi internazionale ha purtroppo, tra le sue molteplici conseguenze, anche drastici effetti sulla tolleranza rispetto al diverso. L’effetto che maggiormente abbiamo osservato è il crescere drastico di un egoismo dilagante. Il volontariato, la cultura e la nostra stessa Repubblica vengono continuamente ignorate, se non addirittura combattute, per lasciare spazio a beni di immediato consumo. Non siamo più abituati a vedere nel diverso e nelle sfide di tutti i giorni delle opportunità di realizzazione del nostro essere, esteso al concetto di cittadino, singolo parte di un tutto. Con questo evento vogliamo far riscoprire ad una città il suo spirito di Comunità che vive grazie all’aiuto di tutti. Abbiamo per questo scelto un quartiere popolare troppo spesso ignorato da cittadini ed istituzioni, sotto la guida di un comitato promotore davvero inusuale, il più anziano non arriva a 25 anni.

Lorenzo Il bisogno nasce soprattutto dal fatto che il nostro futuro vien messo ogni giorno in pericolo: dobbiamo resistere anche noi, come 70 anni fa, anche se contro nuovi e diversi “nemici”. I temi della Resistenza, le richieste di quella gioventù che sognava un’Italia diversa, sono le nostre richieste: ovviamente come la Resistenza aveva diverse richieste, anche noi abbiamo “diverse” anime, accomunate dall’antifascismo. Negli ultimi anni e mesi la nostra città sta poi vivendo situazioni che ci preoccupano molto e vogliamo far vedere che esiste una Bolzano diversa: aperta, libera di inutili estremismi, in cui il giovane sia costruttore e non recettore.

Tre eventi (Festa della Liberazione al Pippo, Festival delle Resistenze, SKAteniamoci) in contemporanea a Bolzano con lo stesso tema, cioè Liberazione e Resistenza. Non si rischia di disperdere le forze e di rubarsi il pubblico?

Lorenzo Essere contemporaneamente in tre luoghi può solo avvicinare la Liberazione alla popolazione: in tre diversi posti le persone avranno sotto casa un evento che parla di Liberazione, degli ideali della Resistenza e del bisogno di attualizzarli. Chi è già coinvolto in questa attualizzazione, non ha problemi a spostarsi. Il problema sono tutti gli indifferenti, tutti quelli che non si muoverebbero per una cosa simile o che, peggio ancora, non sanno cosa sia la Liberazione: portando la “festa” da loro vogliamo coinvolgerli. Inoltre crediamo che la festa della Liberazione debba essere vissuta in comunità: in questo modo tre diversi rioni avranno un luogo di ritrovo “attivo”. Infine abbiamo cercato di coordinarci con gli orari del Festival delle Resistenze e del Comitato Lac al Pippo: per quanto possibile cercheremo di non sovrapporci.

Giacomo Crediamo che appuntamenti come la giornata della Liberazione ed il Primo maggio debbano essere feste di popolo, proprio perché ricordano avvenimenti che con le menti e le braccia di questo stesso sono stati realizzati. Noi siamo antifascisti per credo, lo spirito comunitario, la speranza di una società di eguali è oggi la nostra religione laica. Fedeli a questi principi ci auguriamo che in futuro sia un fiorire ancora più vasto di iniziative come queste, purché sappiano cogliere gli insegnamenti della Resistenza e attualizzarli, allontanandosi il più possibile dall’antifascismo istituzionale, fatto di salotti buoni lontani da qualsiasi piazza in movimento.

Nella vostra scelta, c’è anche una critica al Comitato Lac, in cosa consiste?

Lorenzo Non è una vera e propria critica: noi eravamo pronti a lavorare insieme a loro, per diversi motivi questo non è stato possibile e ci spiace, ma guardiamo i lati positivi di questa sorta di divisione, come ho detto prima. Le difficoltà erano di tipo organizzativo: entrambi avevamo già del lavoro svolto perché purtroppo abbiamo cercato di coordinarci troppo tardi. Poi le situazioni dei due gruppi sono diverse e quindi anche l’approccio di tipo organizzativo-logistico: per questo motivo ci prendiamo anche più rischi di loro per l’evento.

Giacomo La mancanza di un’iniziativa comune tra noi ed il Comitato Lac è in realtà frutto di una difficile coordinazione dal punto di vista tempistico. Nell’ultimo mese abbiamo lavorato parecchio, per strutturare una festa che potesse abbracciare la fetta più ampia possibile di popolazione all’interno di una zona di particolare significato. Il Comitato Lac già da molto programmava la Festa di Liberazione al Pippo.  Sicuramente con più tempo a disposizione avremmo potuto organizzare un’iniziativa unitaria.

E non risparmiate critiche anche contro la giornata d’apertura del Festival delle Resistenze, giusto?

Giacomo Abbiamo creduto molto, nell’anno della sua nascita in un progetto come quello del Festival delle Resistenze contemporanee. Purtroppo le scorse edizioni hanno in parte frenato l’entusiasmo iniziale. La nostra critica non è nei confronti del Festival, bensì nei confronti della giornata del 25 aprile: pensiamo che la giornata della Liberazione debba ricordare, oltre che la Resistenza Italiana, anche quella che giornalmente si consuma in Palestina come in Valsusa. Il buonismo delle celebrazioni istituzionale ha ridotto questa giornata ad una semplice esibizione folkloristica, dimenticando lo spirito stesso con il quale ragazzi come noi sono stati in grado di salire in montagna alla conquista di un mondo più giusto. Per noi non esisterà mai coerenza durante le celebrazioni della Liberazione finché in questa Provincia esisterà una legge Proporzionale, capace di ridurre le culture a gabbie etniche nelle quali ammassarsi. Una Provincia dove alla mancata dichiarazione al raggiungimento della maggiore età corrisponde la perdita di alcuni diritti fondamentali, tra i quali, addirittura, l’esercizio dell’elettorato passivo. Noi crediamo che l’antifascismo sia un modello culturale che rifiuti qualsiasi forma di discriminazione etnica, razziale o ideologica. Cerchiamo di essere antifascisti tutti i giorni, non solo quando il buon costume lo prevede.

Lorenzo Il Festival delle Resistenze, come idea, ci piace. Personalmente lo scorso anno ho partecipato come testimone alla mattinata del Treno della Memoria e quest’anno sono coinvolto nell’organizzazione di due mattinate. Il Festival delle Resistenze nella giornata di apertura, il 25 Aprile, è però un evento più istituzionale: discorsi delle diverse autorità, commemorazione ufficiale… noi volevamo qualcosa di diverso, di più spontaneo e organizzato da giovani volontari. La memoria della Resistenza ci deve essere, ma la Resistenza deve esserci anche adesso. Non solo perché il fascismo sta tornando un argomento attuale (rivisitazioni storiche, CasaPound, Alba Dorata, Fidesz), ma perché troviamo ci siano moltissimi problemi nella nostra società ai quali resistere. Il Festival delle Resistenze li “slega” dalla Liberazione, trattando in altre giornate solo alcune delle resistenze attuali (alcune, come la TAV, non trovano spazio), noi vogliamo attualizzare la lotta Partigiana.

Perché la scelta del Parco delle Semirurali a Don Bosco? A quali istanze vi rivolgete?

Giacomo Bolzano ha la cattiva abitudine di concentrare ogni sua attività all’interno dello stretto perimetro del centro. Crediamo che questa ricorrenza, invece, necessiti di entrare nelle case di quella parte di popolazione sta pagando gli effetti di questa crisi. Crediamo che ogni spazio necessiti di una cura e di una attenzione popolare. Una politica sana dovrebbe prendersi cura di tutti, a cominciare da chi comincia a far fatica ad arrivare a fine mese. La destra locale dipinge il complesso delle Semirurali come un quartiere idilliaco nel quale i migranti, da poco diventati operai, potevano serenamente coltivare le passioni contadine, il tutto in una cornice talmente poetica da far invidia alle stesse Bucoliche Virgiliane. Storicamente quel quartiere è nato come zona di concentramento delle masse operaie, dove famiglie disperate venivano stipate in case piccole, prive della terra sufficiente al sostentamento di tutti i suoi componenti. Queste abitazioni vennero costruite ben lontano dagli appartamenti dei quadri dell’industria e degli apparati del PNF. Non è di certo necessario un architetto per capire quale forte classismo caratterizzasse la società fascista.

Lorenzo Da anni si parla a proposito di un museo dell’ultima semirurale rimasta, uno dei luoghi simbolo di ciò che il fascismo ha lasciato alla nostra città e in quanto tale molti la esaltano, anche a sproposito. Vogliamo dire la nostra anche su questo, ricordando ai tanti che sostengono quest’ipotesi che bisogna chiarire bene il contesto in cui vennero costruite quelle case. Crediamo, poi, che in uno dei quartieri dove il pensiero neofascista si sta espandendo forse ciò che manca è proprio l’antifascismo: dove è ben radicata una cultura antifascista, il fascismo non può attecchire.

Avete intenzione di ripetere l’esperimento anche gli anni prossimi, facendolo diventare un appuntamento fisso?

Giacomo Noi crediamo che oggi un’ampia riflessione sui temi della Resistenza e della Liberazione debba diventare il nostro “appuntamento fisso”. Se poi la cittadinanza deciderà di darci fiducia, saremo ben lieti di rappresentare questo appuntamento.

Lorenzo Intanto pensiamo a quest’anno. Se la festa funzionerà e piacerà, noi saremo i primi a voler replicare questo esperimento il prossimo anno.

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