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March 22, 2013

La Banda dei Bandi: Concorso di idee “Brocche 2.0″: creatività contemporanea per il chiodo della tradizione

Franz

Brocche 2.0 è un concorso di idee per la reinterpretazione in chiave funzionale e creativa della “brocca”, tipico chiodo fatto a mano, tuttora prodotto in Valle di Ledro, usato per scarponi esgalmere dalla metà dell’ottocento fino alla fine del secondo conflitto mondiale.

Fine del concorso è la realizzazione di prodotti manifatturieri, sia funzionali che di design destinati al souvenir, che partendo dalla “brocca”, ne reinterpretino il senso e la funzione, ispirandosi a qualunque idea.

Come funziona?

Iscriviti compilando la scheda d’iscrizione e invia la tua opera entro il 31 maggio 2013.

La giuria designata selezionerà quattro progetti tra tutti quelli pervenuti sotto forma di manufatti, schizzi, foto e file digitali.

L’esito della valutazione delle opere sarà reso noto il 7 giugno 2013 mentre la premiazione si terrà a Ledro il 9 giugno 2013. E’ possibile iscriversi anche presentandosi di persona presso il Camaleonte.  In palio due premi da 1500 € e altri da 800 € e 500 €. Leggi il regolamento per ulteriori dettagli.

Un pò di storia della brocca

Ogni luogo ha la sua particolare storia, quella della Valle di Ledro e il ferro inizia molto tempo fa,  quando “… la famiglia Salvina  ebbe in concessione un fondo sulla strada per Leano, dove costruì la prima ferreria agli inizi del 1600. L’attività si sviluppò così tanto che a Biacesa si costruì un fabbricato per la compra-vendita di carbone, manufatti ferrosi etc, quindi in pochi anni sorsero fucine e ferrerie a Prè e a Molina. La lavorazione del ferro in Val di Ledro rappresentò per oltre due secoli la primaria fonte di economia, in quanto non erano impiegati solo artigiani, ma mulattieri, impiegati, trasportatori, carbonai etc….

(op.cit. V. Grazioli, Ferrerie-Fucine e brocche a zappa in Valle di Ledro, Riva del Garda 2001 Ed. Comune Molina di Ledro).

Con il trattato di Campoformio del 1797 finì l’egemonia veneziana e  la Val di Ledro passò sotto il dominio dell’Impero austro-ungarico; e mentre si diffondevano i progressi della rivoluzione industriale, Venezia cessava di essere il cliente principale delle ferrerie della Valle. L’economia ledrense ne risentì parecchio e già dal 1850 le ferrerie caddero in disuso, rimase solo qualche fucina isolata.

Pochi anni dopo la campagna Garibaldina del 1866, dal bresciano e dal bergamasco affluirono in Valle degli operai, i quali si insediarono nelle fucine ormai dismesse e diedero inizio ad una lavorazione diversa, che richiedeva una maggior abilità, più destrezza e specializzazione: la fabbricazione delle “brocche a zappa”.

Molina e Prè divennero i luoghi più produttivi, ma la scarsa organizzazione nel lavoro e nella vendita, permise solo a poche famiglie di trarne vantaggio anche attraverso lo sfruttamento dei ciuaroi, Il loro lavoro infatti spesso veniva ripagato con provviste  o oggetti che rispondevano alle necessità quotidiane anziché con denaro. In questo contesto fu quanto mai determinante l’intervento di don Lucillo Sartori, prete illuminato, che nel’ultimo decennio dell’800 promosse una serie di iniziative a vantaggio dei ciuaroi: fondò la Vigiliana (l’attuale Cassa Rurale), la cooperativa di consumo, la cooperativa Broccami e la scuola materna. Istituzioni che permisero ai ciuaroi di migliorare le loro condizioni di vita.

Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale molte fucine chiusero a causa della chiamata alle armi e della deportazione in Boemia; qui, a St. Polten e a Susice, grazie all’interessamento di don Girolamo Viviani, vennero aperte nuove fucine dove i ledrensi prestavano servizio.

Dopo un paio d’anni dalla fine della guerra, le Cooperative di Molina e Prè si riattivarono e così pure le fucine dando lavoro a molti negli anni in cui la grande crisi  inoltre, aveva fermato l’emigrazione verso l’America, e le brocche divennero l’unica fonte di sostentamento per molti ledrensi.

Con l’avvento delle successive guerre, d’Abissinia e di Spagna e in seguito al secondo conflitto mondiale, aumentò la domanda di brocche da parte degli eserciti europei, con il conseguente aumento delle fucine.

Durante gli anni della guerra ’40-’45, molti ciuaroi poterono beneficiare di esoneri militari o di licenze per produrre le brocche molto richieste da parte dell’esercito

L’arrivo della suola in gomma e la fine della guerra segnarono  il declino definitivo della cooperativa Broccami e delle fucine.

“…Umberto Piva, che da ragazzino aveva fatto il chiodaiolo e poi il camionista, arrivato all’età della pensione, nei primi anni ’80 aprì una fucina al piano terra di casa sua e iniziò a produrre brocche come decorazioni per portoni. Cercò di convincere i giovani ad imparare il mestiere, ma con scarso successo. Nel 1987 morì e pochi anni dopo si costituì un gruppo di ex chiodaioli, ora ottantenni, che continua a ritrovarsi una volta alla settimana nell’unica “fusina” ormai esistente che si trova a Prè, per far conoscere il lavoro dei chiodaioli...”

(Op.cit. Delio Brigà, “La fata gavardina”, Mori Editrice La Grafica 1995)

Quello che oggi l’associazione il Camaleonte vuole presentarvi, è la continuazione dell’idea di Umberto Piva, cioè quella di mantenere una tradizione, innovandola.

Questo concorso d’idee è dunque uno strumento privilegiato per attivare la creatività contemporanea.

Più info qui

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