Pimples, Wrinkles and Rock’n’Roll #11. Come la Santanchè

13.03.2013
Pimples, Wrinkles and Rock’n’Roll #11. Come la Santanchè

Pimples, Wrinkles and Rock’n’Roll #11. Come la Santanchè

13.03.2013

Entrare in un edificio contraddistinto dalla scritta “Centro sociale occupato” sulla facciata principale, beh… a me fa sempre un certo effetto. Sono stata educata a rispettare le regole, mai stata una grande ribelle, neppure in gioventù! Mai occupato niente, neppure il pianerottolo di casa mia con il sacchetto dell’immondizia, neppure con il portaombrelli. Insegnare al Figlio adolescente “il rispetto delle regole” e contemporaneamente portarlo in un “centro sociale occupato” può effettivamente rappresentare una contraddizione… almeno per me. Meglio non pensarci, andarci e basta, mica devo spiegargli ogni cosa, mica devo per ogni cosa raccontare la storia della rava e la fava! Penserà di essere in un “centro giovanile” qualsiasi.

L’appuntamento è ghiottissimo: La Piccola Orchestra Felix Lalù con i Supercanifradiciadespiaredosi e un gruppo di Bologna, i Doberman Trio. Una vera cagnara insomma!  L’ultima volta che sono entrata al CS Bruno di Trento è stato circa tre anni fa. Nulla è cambiato da allora: nessuno sgombero, un qualche accordo c’è stato (evidentemente) con le amministrazioni locali, ed il Bruno è sempre là. D’altronde non esiste un altro posto, a Trento città, dove poter assistere a concerti rock underground. Smentitemi se sbaglio. Io non lo conosco. Non parlo di quei graziosi bar o piccole birrerie dove coraggiosi gestori privati cercano di offrire alla propria clientela delle serate musicali piacevoli (anche a Trento le norme antidecibel sono un problema). Parlo di un locale che offra una buona capienza di posti, una sala allestita per i concerti dal vivo (fonici, impianti e tutte quelle robe là) e dove si possa suonare con amplificatori sparati oltre la mezzanotte. C’è solo il CS Bruno, legalizzato o meno, autogestito credo, con la sua forte connotazione politica: questo c’è.

Arriviamo circa alle dieci, ma tutto è in ritardo e i Doberman stanno ancora facendo il soundcheck. Prezzi ultrapopolari: 3 Euro l’ingresso, 2 la birra, 1 il succo. La sala ha una buona capienza ed in poco tempo il locale si riempie. Temo che, vista l’ora, non riusciremo ad assistere a tutte le performance. L’atmosfera è piacevole, la gente chiacchiera, c’è il calcetto balilla, il baretto interno ben rifornito, un bel movimento. Insomma non è male, è un bel posto per assistere ai concerti. Mi soffermo a guardare le scritte appese nella sala, un cartello dice: “Se sei senza soldi, basta che consegni 25 bicchieri di plastica usati e impilati al bar, per ricevere una birra (piccola) gratis”, però, bella idea, dovrei appenderne uno simile nelle stanze dei figli a proposito dei calzetti: “Se inserisci i calzetti accoppiati nel cestone della roba da lavare, potrai essere certo di ritrovarli prima o poi lavati”.

Sulle pareti hanno dipinto la scritta “vietato fumare”, è ben visibile, nera su fondo bianco e alta almeno 30-40 cm, ma è completamente ignorata! D’altronde (mi chiedo) è possibile far rispettare le regole e i divieti in uno spazio nato … con un’occupazione? Questo posto, non è, in fondo, la dimostrazione del fallimento delle amministrazioni locali, che non hanno ancora saputo dare risposte alternative alla richiesta di spazi culturali da parte della popolazione? Bah! Ogni volta che vengo qui, finisco sempre per farmi le stesse domande, sebbene io conosca la storia solo in parte. In fondo, questa non è la mia città. Scusate, Trentini, correggetemi se sbaglio, io la penso così. Noi bolzanini facciamo i dibattiti e ci domandiamo come sarà l’offerta concerti nella nostra città dopo la chiusura del Rock’n’Rol … ma continueremo sempre ad andare all’Halle, al Pippo, al Vintola, anche al Bunker, ogni tanto, al Papperla… E i trentini invece che cosa dicono? Una città universitaria piena di giovani come Trento? Vabbè, meglio non farsi troppe domande: altrimenti finisco per non godermi la serata.

È il momento dell’one man show: La Piccola Orchestra Felix Lalù, uno che suona da solo, e poi dipinge, scrive, fa murales. È uno che fa anche cover: ma lui le interpreta, le stravolge, le fa proprie, le straccia, le mescola, le ricuce e il risultato è ironico, a volte provocatorio e di significato completamente diverso dall’originale… La reazione del pubblico non sempre è la stessa: o lo si ama o lo si critica, mai lo si ignora. A noi piace. Durante il cambio strumenti salutiamo Felix Lalù, baci abbracci a tutta la famiglia. Siamo in confidenza. Mi si avvicina una ragazza e mi chiede se siamo i… genitori dell’artista. Di Felix Lalù??? Ma ha più di trent’anni! Sarà lui che sembra più giovane o noi che sembriamo più… vecchi? Il tutto finisce in una grande risata…Però, accidenti… Non sembro ancora una “signora” di cinquanta anni, che ne so, come la… Santanchè. Beh, forse proprio la Santanchè qui non ci sarebbe entrata.

Poi si cambia completamente registro: Dobermann Trio. Roba sperimentale: a tratti rock-folk, a tratti punk a tratti… boh! Dovrei chiedere aiuto al Sommelier (il Figlio), ma siamo entrambi rapiti dal modo in cui il bassista suona quel suo strano basso a sei corde. Anche il Marito (che si vanta di essere il vero esperto della famiglia in fatto di musica) apprezza. Io invece passo ai fatti e compro l’ep per 5 Euro.

Cambio strumenti. Qua si tira per le lunghe! Sono le 1.50 e iniziano i Supercanifradiciadespiaredosi. Li ho sempre trovati teatrali, allegri, mi piacciono molto. Ho tutti i loro cd. Anche quello nuovo, “SuperBau”, ho pure la maglietta, quella nuova e quella vecchia. Sono una fan e basta, non dico altro per non sembrare troppo zuccherosa. Spero di vederli prima o poi anche a Bozen, lo spero per quelli che non li conoscono e non sanno cosa si perdono. Sentiamo tre-quattro pezzi, poi usciamo, prendiamo la macchina e torniamo su verso Bolzano, quaranta minuti di autostrada deserta e poi a nanna. Mentre chiudo gli occhi vedo ancora l’orso, quel fantastico murales sulla facciata di ingresso del Bruno… Mi addormento verso le tre, con gli occhi arrossati e i capelli che puzzano di fumo come negli anni ottanta… Domani mi devo ricordare di comprare una nuova crema antirughe… altrimenti al prossimo concerto mi chiederanno se sono la madre dei Supercanifradiciadespiaredosi.

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