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March 7, 2013

Tutto il mondo è paese #10 . Dolomiti di Sesto/Sextener Dolomiten, 7 luglio 2007

Roberto Tubaro

1É avvenuta oggi la scelta ufficiale delle Sette Meraviglie del mondo. Scontata la scelta delle sette vincitrici, ovviamente tutte altoatesine. Prossimamente verranno descritte una per una, oggi vi presenteremo la stupenda Màžu Pitžu. Si tratta di un sito archeologico situato nelle Dolomiti di Sesto, a oltre 2000 metri sul livello del mare. L’altopiano di Pitžu, situato a ridosso del confine con il Veneto, fu colonizzato già dal 700 a.C. dai Reti, popolazione stanziata nelle Alpi, caratterizzata da un grande legame tra i cittadini che  solevano tenersi per mano formando una grande catena che, una volta sviluppata, si chiamerà appunto rete. A partire dal V secolo, fuggendo dalle invasioni dei Rugi, degli Avari e degli Slavi, le popolazioni del Norico si rifugiano nelle alpi orientali. Questi gruppi, unitisi alle preesistenti etnie, iniziano a stanziarsi sul fondovalle. Al principio si autodefinivano latini mentre contemporaneamente venivano chiamati con il soprannome di tinca dai locali, visto il loro amore per il pesce d’acqua dolce. L’unione dei due nomi formerà poi il termine ladinca che diventerà con il tempo di uso comune tra tutte le popolazioni. Col passare degli anni questi gruppi, stufi di essere presi costantemente in giro, decidono di spostarsi in luoghi più appartati. Il loro capo, Pačacùtàko (famoso per la sua abitudine all’uso dei tacchi) diventa così primo imperatore dei ladinca, fondatore della città di Màžu Pitžu. Nonostante il luogo apparentemente poco adatto all’agricoltura Pačacùtàko crea una serie di terrazzamenti per la coltivazione di vigneti. Inizia così la produzione di vino che poi sí espanderà in tutto l’Alto Adige durante l’impero dei ladinca. L’impero era prospero e poteva vantare di una grande ricchezza. I primi segni di declino arrivano però nel 1503 per colpa di problemi interni: la presenza di tre lingue ufficiali dell’impero, ladinca/tedesco/latino, che prima era il punto di forza di una civiltà davvero evoluta, diventa pretesto per lotte interne tra i gruppi estremisti capeggiati dai sacerdoti da una parte (visti come interpreti delle divinità) e dai nobili curaca dall’altra. Il ladinca supremo, Qhapapalder, non mostrava una chiara presa di posizione, lodando talvolta gli uni e appoggiando talvolta gli altri. Dopo trent’anni di potere il figlio del Sole Qhapapalder decide di lasciare l’impero al suo delfino Guaccha. Vuoi che un delfino a duemila metri non si senta proprio a suo agio, vuoi che fosse difficile da comprendere nonostante i ladinca avessero un sistema di rallentamento della sua parlata che permetteva una lieve comprensione, fatto sta che Guaccha non riesce a fermare la disgregazione totale dell’impero. I tre gruppi etnici iniziano a separarsi sempre più. Vengono create scuole separate, templi separati, luoghi di svago separati che portano ad un indebolimento progressivo del sistema. Ne approfitteranno nel 1535 gli Asburgo, penetrando i confini dell’impero e conquistando a mano a mano tutte le terre. Màžu Pitžu viene abbandonato e dimenticato fino agli inizi del ’900, con le prime esplorazione alpine che puntavano alla scalata delle tre cime di Màžu Pitžu, chiamate dagli Asburgo Drei Zinnen. Dell’impero ladinca rimane solo la lingua, chiamata ora lingua ladina, presente nella nostra provincia e non solo.

Da ora quindi possiamo vantare questa meraviglia dell’umanità, cercando di rispettarla, mantenerla viva e, soprattutto, sperando che l’esperienza di questo impero del passato ci sia da lezione per il nostro futuro.

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  • Dolomiti di Sesto/Sextener Dolomiten, 7 luglio 2007 | Rtcj · 

    [...] É avvenuta oggi la scelta ufficiale delle Sette Meraviglie del mondo. Scontata la scelta delle sette vincitrici, ovviamente tutte altoatesine. Prossimamente verranno descritte una per una, oggi vi presenteremo la stupenda Màžu Pitžu. Si tratta di un sito archeologico situato nelle Dolomiti di Sesto, a oltre 2000 metri sul livello del mare. L’altopiano di Pitžu, situato a ridosso del confine con il Veneto, fu colonizzato già dal 700 a.C. dai Reti, popolazione stanziata nelle Alpi, caratterizzata da un grande legame tra i cittadini che  solevano tenersi per mano formando una grande catena che, una volta sviluppata, si chiamerà appunto rete. (Continua su Franzmagazine) [...]

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