Pimples, Wrinkles and Rock’n’Roll #10. Il sommelier e la mano destra del diavolo

Tenete conto che “navigo” a vele spiegate verso la cinquantina. Giovedì sono andata ad un concerto al Pippo Stage fino a mezzanotte e mezza: che cosa posso fare la sera dopo se non bere un brodino caldo ed andare a letto con le galline? Invece no. È venerdì pomeriggio, il Figlio è in camera sua e si sta “aggiornando” su Facebook appena tornato da scuola. Ad un tratto, apre la porta e dice: “Madre, ci sarebbe un bel concerto stasera…” (l’appellativo “Madre” al posto di “Genia”,non deve stupire, è la forma di cortesia utilizzata dal Figlio per le richieste).
“Urca! Stasera? Chi suona?” chiedo. “Kepsah, Hierophant e Secret, roba pesante!”. Gli unici che conosco e che ho già sentito sono i trentini Kepsah, che trovo ad ogni ascolto sempre più interessanti, ma gli altri due non ho la più pallida idea di chi siano. Non riesco ancora a districarmi tra i vari generi metal, il Figlio mi specifica “blackmetal e anche un po’ hardcore o sludge …” faccio finta di capire e convinco il Marito ad uscire.
E così ci troviamo alle 21.30 al Rock’n’Roll, poca gente, almeno all’inizio, poi qualcuno ancora si aggiungerà durante la serata. È un vero peccato, perché i Kepsah meritano veramente. Il primo pezzo è incredibile, con il cantante che suona anche il sax: batterista da paura, mi piace proprio tanto. Nella loro musica sento molta ricerca, qualcosa di nuovo ed ogni volta rimango a bocca aperta. Io non so se ai concerti metal si usi fare così, ma in questo concerto i pezzi sembrano non finire mai. Il problema è che non capisci proprio quando applaudire: quando finisce un pezzo inizia l’altro e tu rimani con le mani a mezz’aria. Ai Kepsah salta pure un amplificatore, poi si continua. Troppo breve per i miei gusti!
Siamo ai tavolini nell’intervallo cambio strumenti e mi diverto a stuzzicare il Figlio, chiedendogli “cosa sente” nella musica di Kepsah. Mi piace quando si atteggia a “sommelier” ed inizia ad elencare i vari generi o le sfumature che sente nella musica. “Mah… io direi experimental… metalcore… no, forse punkcore… anche un po’ sludge…” annusa l’aria senza mettere il naso nel bicchiere. Poi lo provoco: “una spruzzatina di powerviolence?” “Non capisci niente, Genia!“ sentenzia scuotendo la testa.
Ritorniamo in sala, arrivano nuovi spettatori, si prevede un metal più pesante, targato Hierophant. Il batterista picchia molto veloce, mi sembra la pubblicità di quelle pile che non si esauriscono mai. Stra-veloci sono anche il chitarrista e il bassista: diciamo che se nel brutal death metal la velocità viene dalla mano sinistra (accordi), nel black metal è più veloce la mano destra (plettro). La mano destra del diavolo, insomma. Un muro sonoro molto forte, ho i timpani che vibrano. Quando finiscono la performance batto le mani, ma sono un po’ stordita. Chiedo al Figlio che genere era quella musica: mi dice “blackmetal … ma molto sludge”. Strano che non senta l’odore di terra bagnata dopo una pioggia intensa. Quasi quasi gli metto il piattino con la catenella al collo. Non lo so… Hierophant non mi hanno impressionato, direi comunque che hanno la potenza di uno schiacciasassi. Ma non so ancora cosa mi aspetta dopo!
Ecco i Secret. Ed infatti è la completa asfaltatura. Il cantante continua a fare cenno di avvicinarsi al palco, solo che si ha un po’ di “timore reverenziale”: la potenza degli amplificatori è pazzesca… Piano piano ci si avvicina, la giusta distanza per ricevere il metallo, fuso e pesante, colato direttamente nei padiglioni auricolari. Il cantante è padrone del palco: sputa per terra, si soffia il naso chiudendosi una narice e senza fazzoletto (ecco perché il bassista si tiene a distanza), agita i capelli, lunghi e lisci come Legolas, ma scuri. Grida nel microfono a più non posso, viene verso il pubblico, con il piede puntato sugli amplificatori, poi ti guarda dritto negli occhi, fa segno di avvicinarsi. Ma parla con me? Un incantatore di serpenti! Uno nelle prime file si muove come un tarantolato. C’è un’atmosfera strana, quasi irreale. Si accenna l’applauso, ma inizia un altro pezzo… oppure il pezzo di prima non era finito. La chitarra la sento bene, la musica ha molte variazioni. Non è rumore, è proprio musica! Il modo per apprezzare questo genere è, secondo me, la dimensione live. Non puoi ascoltare questa musica e nello stesso tempo fare altro. Questa la devi sentire ad alto volume, ti deve avvolgere completamente. Anche qui grande velocità, il diavolo ha molte mani.
Si applaude, ma non c’è il bis. Non si chiede, si aspetta, ma non c’è. Il pubblico ha apprezzato molto, eppure il bis non c’è. Forse ai concerti blackmetal si usa fare così. D’altronde lo sportellino per cambiare le pile sulla schiena dei musicisti non l’ho visto e hanno suonato e cantato fino a distruggersi. Sottopalco siamo tutti piuttosto provati e parliamo a gesti, visto che l’uso delle orecchie lo recupereremo pienamente domani. Chiedo al figlio che cos’era. “blackmetal… assolutamente blackmetal” è asfaltato pure lui. “Un pizzico di … grind?”chiedo io. Mi guarda e ride “Tu non sai proprio cos’è il grind, Genia”.