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February 27, 2013

People I Know. Verena Buratti, la bambolina di marzapane che incanta il mondo del cinema

Anna Quinz

Verena Buratti è nata al Grieserhof a Bolzano. Le suore la chiamavano bambolina di marzapane. E ancora oggi, che è una donna e un’attrice cinematografica affermata, continua a mantenere la bellezza di una bambola, e la dolcezza morbida e zuccherina del marzapane. Il sorriso è il suo biglietto da visita, gli occhi azzurri, il marchio altoatesino che porta con sé a Monaco, dove vive e nel mondo in cui viaggia per il suo mestiere. Tanti i lavori fatti prima di arrivare a quello definitivo, la recitazione, tanti i film girati, tanti i ruoli interpretati. Tanta la determinazione e la forza messe in gioco, per perseguire il suo sogno e il suo obiettivo. Ma la semplicità e l’affabilità di sempre, restano nel suo dna, anche quando in abito da sera e tacchi a spillo sfila sui red carpet di festival di cinema importanti, come quello appena concluso a Berlino. Verena si racconta come “una donna che cerca, con tanta diligenza e amore, di portare un po’ di gioia e felicità nel mondo”. Attraverso i personaggi carismatici che porta sul grande schermo, ma anche e soprattutto attraverso i sorrisi di bambola di marzapane, che porta ogni giorno sul viso e che regala a chi le sta intorno.

Verena, può raccontare brevemente il percorso che l’ha portata ad essere quello che è oggi, e a fare quello che fa?
Brevemente… è una parola… Ho iniziato a 6 anni con il balletto classico, poi a 7 ho incominciato a fare le prime coreografie, i primi costumi e le prime messe in scena. Le bambine del vicinato erano le mie vittime e i nostri genitori il pubblico. A 9 anni ho girato il mio primo film. Dagli 11 anni in poi ho posato per un fotografo pubblicitario. Mi sono diplomata in management alberghiero-turistico, winemanagement e ho studiato traduzioni e giapponologia. Ho lavorato come guida turistica, in albergo con diverse manzioni, in agenzia viaggi, come Touroperator, Sommelière, traduttrice, redattrice, presentatrice e giornalista in Radio. Ho anche scritto molte cose, pubblicità, poesie, storie e ho lavorato come attrice teatrale e speaker. A un certo punto, quando mi è stato offerto un locale per la mia vinoteca, ho capito che però, la mia vera passione era il cinema. E così ho fatto le valige e sono partita per Roma, dove sono riuscita a fare “er cinema” e la televisione. Dopo l´Italia, sono andata a lavorare in Germania, Austria. Spero tanto di poter presto aggiungere nella lista dei luoghi in cui ho lavorato anche Inghilterra, Francia, USA e Australia.

Perché la scelta professionale della recitazione?
Perché faccio questo lavoro, è una cosa che mi chiedo spesso nei momenti bui. Penso però che la recitazione e il mondo del cinema abbiano scelto me e non a viceversa.

A quali progetti lavora attualmente?
Dopo la Berlinale di solito incomincia l´anno per noi attori. Ma quest´anno di lavoro ne ho già fatto parecchio, e di “letter of intent” la mia agente ne ha già scritte. In primavera uscirà “Frei” del regista Bernd Fischerauer: un film assolutamente da vedere, nel quale ho interpretato Therese Hoflehner. Anche la favola nella quale interpreto la Regina Minerva uscirà a fine Aprile al cinema, anche a Bolzano.

Qual è il personaggio interpretato che ha amato di più e perché?
Ainoa la ragazza androide programmata per distruggere il mondo, che da macchina diventa umana, s´innamora e salva il mondo. Ho lavorato per 5 anni minuziosamente su questo personaggio e in ogni istante mi ha aperto il cuore. E poi sicuramente Anna Hofer in “Bergblut” (film del 2011 del regista Philipp J. Pamer, che racconta la storia del tedesco Franz il cui destino fu strettamente legato a quello di Andreas Hofer. Ndr). Questa donna sudtirolese così tenace, mi ha insegnato tanto e le sono molto grata per questo.

Qual è invece il personaggio che sogna di interpretare, il regista con cui sogna di lavorare e l’obiettivo professionale che spera di raggiungere?
In generale, desidero toccare il cuore dello spettatore, interpretando donne forti, audaci con forza interiore e amore, che riescono a riconciliare e a portare la pace. Più in concreto, mi piacerebbe lavorare con gente come Philipp J. Pamer, David Lynch, Kay Pollak, Marco Risi e Michael Haneke. Sono i registi che mi attirano magicamente.

Come fa a entrare – e poi uscire – dai ruoli che interpreta?
Ogni nuovo personaggio è una nuova esperienza. Ognuno ha i propri bisogni e i propri tempi.

Il suo lavoro l’ha aiutato nella sua vita personale? Recita, a volte, anche nel quotidiano?
Il mio lavoro è la mia vita e la mia vita è il mio lavoro. Cerco di vivere ogni giorno con il rispetto dovuto e voluto, mantenendo l’autenticità necessaria in base al momento che sto vivendo.

Che rapporto ha con la sua terra, l’Alto Adige?
Amo l’Alto Adige e sento di avere lì delle forte radici. Quando il lavoro mi porta fuori per diverso tempo, soffro di nostalgia. Mi manca la città di Bolzano, l’altopiano del Renon, il Cantinaccio, i vitigni, la flora, l’arietta profumata di primavera che si sente a volte anche in pieno inverno e il “ciao come va, schian di zu segn!” Sono grata di tutto cuore di essere nata qui e molto fiera di essere sudtirolese.

Pubblicato su Corriere dell’Alto Adige del 24 febbraio 2013

Foto di Armin Huber

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