People + Views > Bloggers

February 27, 2013

Crisi del V Secolo #02. Gli hooligan delle droghe

quitthedoner

Non so come sia la situazione ora, visto che non fumo una canna da prima che gli italiani scoprissero che a Berlusconi piace la figa giovane, ma a cavallo fra la fine degli anni Novanta e il decennio successivo i bolzanini erano gli Hooligan inglesi del consumo di droghe da party. A un certo punto per motivi che non mi sono mai stati chiari è stato come se il fermento della rave culture si fosse spostato dalle storie di Irvine Welsh in Alto Adige. In quell’epoca a qualsiasi rave, party, festa, o semplice incontro di persone intenzionate a consumare delle droghe leggere, pesanti, chimiche o psichedeliche in giro per l’Italia, c’erano inevitabilmente sullo sfondo un camper di bolzanini che erano sempre  i più fatti di tutti.

Per questo motivo in passato mi è capitato che un tekno raver di Scampia, quando scoprì che ero di Bolzano, mi strinse la mano ammirato. Subito dopo mi chiese conto degli articoli del Sole 24 ore (come tutti sanno: il quotidiano più letto dai tekno raver campani) sulla città più vivibile d’Italia: “Ma guaglìò comm’è ca…” e io “Lascia perdere” senza nemmeno farlo finire. Se per anni vi siete chiesti come ha fatto Benussi a diventare sindaco per una manciata di voti, vi svelo l’arcano: quel fine settimana c’era un rave vicino Parma a cui parteciparono almeno un centinaio di bolzanini.  Insomma dieci anni fa i miei concittadini erano dei pesi massimi nel consumo nazionale di narcotici. Il protagonista di Breaking Bad, ad esempio, prima insegnava alle Foscolo.

Una volta ero spiaggia ad 1100 km da Bolzano e vidi dei tizi in acqua che si accesero un chiloom, lo fumarono e tenendo dentro il fumo, si fecero 15 metri di nuoto in apnea prima di uscire dall’acqua ed espirare. Una volta fuori dall’acqua li salutai con la manina. Erano di Bolzano (storia vera, come tutte le altre, ma mai come in questo caso sento il bisogno di ribadirlo).

In quel periodo storico abbiamo avuto giovani bolzanini in galera più o meno in tutto il mondo, dall’Ucciardone all’India, come i muri della città ancora testimoniano. Non tutte le loro storie sono finite bene, come sa chi ha vissuto quel periodo. Erano periodi e stili di vita in cui il peggio che poteva succederti non era ricevere pochi like sulla tua foto istagrammata di un lampione in periferia, potevi anche lasciarci la pelle. Ci conoscevamo tutti ma non tutti andavano ai rave, c’era chi, come me, si limitava a fumare più canne di Bob Marley, Peter Tosh e Bunny Wailer messi insieme e mettere dischetti reggae alle feste.

Poi ci fu una sorta di diaspora. Della maggior parte delle persone ho perso le tracce, ma so di bolzanini a Berlino che s’incontrano per commentare le foto delle pagine della cronaca dell’Alto Adige che gli arrivano dall’Italia con gli ultimi arresti per 20 grammi di hashish. Si fanno grasse risate, poi si accendo canne lunghe mezzo metro al Gorlitzer park davanti ai poliziotti tedeschi, di modo da avere delle occhiaie stile Aldo Fabrizi quando, subito dopo, vanno a riscuotere il sussidio di disoccupazione fornito dalla Merkel.

Ormai non ho più il polso della situazione (vivo lontano e comunque come detto ormai il mio cervello è più casto di un prete di Boston… ok esempio di merda) ma ho molto riso quando un paio di anni fa ho visto la piantina dello spaccio in città secondo l’Alto Adige. C’erano più luoghi di spaccio a Bolzano che a South Central a Los Angeles. A memoria non mi ricordo nemmeno un luogo di spaccio all’aperto in tutta la città, ma il giornalista doveva aver usato un criterio molto rigoroso. Qualcosa del tipo: all’ingresso di via Rovigo delle passeggiate una volta una madre ha dato a sua figlia una caramella con moltissimo zucchero. Tac! Luogo di spaccio.

Ad occhio però il consumo di sostanze illegali fra i giovani è sceso parecchio. O quanto meno i consumi sono cambiati e dall’erba, la keta e l’oppio credo si sia passati all’alcool e alla coca. Una volta passando nella zona che va da Piazza Erbe al Nadamas sentivi gli stessi odori di Trenchtown in Giamaica. Oggi da quelle parti odori non se ne sentono più. E non è detto che sia meglio. Quando quella zona era piena di fumatori di chiloom non si sentivano mai storie di risse, schiamazzi, accoltellamenti. A quei tempi una conversazione in quella zona poteva essere qualcosa come:

“Ehhh ma come cazzo fa Barrington Levy a fare uoi in quel modo, cioè tipo super suo? Ultra personale tipo.  Cioè che lo senti subito che è un uoi di Barrington Levy e non che cazzo ne so… di Celetano”
“Celentano?”
“Celentano cosa?”
“Stavi dicendo che è impossibile confondere l’uoi di Barrington Levy con un ipotetico uoi di Celentano. Ma Celentano non ha mai fatto uoi”
“Non so di cosa stai parlando”
“Ma se lo stavi dicendo tu!”
“Ho fame, andiamo alla bottega del krapfen?”

Ma la bottega del krapfen era sempre ancora chiusa. Oggi invece la conversazione standard fra i ragazzini in quella zona è:
“Cazzoguardilamiatipatispaccolafacciatistuprolafamigliaetirubolacinturadi
robertocavallielausoperindurreallaprostituzionetuasorella”

Al tempo ci lamentavamo della società nelle sue molteplici varianti: Sistema, babilonia ecc… Oggi chiunque metterebbe la firma per vivere in una babilonia il cui Pil cresce al 2,3% annuo. Almeno però discutevamo di cose che non fossero vestiti, cantanti tristi e applicazioni internet e per telefoni. Tuttavia sarebbe una menzogna dire che i fumatori di ganja e gli hooligan delle droghe da rave abbiano avuto i seguito carriere fulminanti. Nella maggior parte dei casi non è stato così. Questo perché le droghe accrescono fino a un certo, molto limitato, punto. Ma sono anche il tipo di esperienza che ti fa dire “Wow quella linea verticale potrebbe essere anche verticale, la differenza è tutta dentro di me!”. Cosa a cui per altro Kant era arrivato benissimo anche senza sintetizzare Mdma. Tuttavia nel senso di sradicamento delle certezze alcune droghe possono rappresentare una fase della crescita della persona, a patto di inserirle in una formazione culturale molto più ampia e di abbandonarle al momento giusto (abbastanza in fretta), cosa che a onor del vero a molti non è riuscita.

Eppure se la prossima volta che passerò per Piazza Erbe dovessi sentire più odore di orange e meno rumore di bottiglie rotte, personalmente lo prenderò comunque come un segnale positivo.

Print

Like + Share

Comments

Current day month ye@r *

Discussion+

There are no comments for this article.

Archive > Bloggers