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February 22, 2013

Alex Zanardi in visita Val Badia. La storia di un campione

Katia Pizzinini

Alex Zanardi, ex automobilista e pluricampione olimpico bolognese, è salito in alta Val Badia in occasione della seconda tappa del Bmw xDrive Live. A La Villa, in una sala gremita, ha parlato della sua esperienza, ha raccontato la sua vita prima e dopo il 15 settembre 2001, quando nel Lausitzring, in Germania, un terribile incidentè gli costò entrambe le gambe. L’ex pilota ha voluto inaugurare l’incontro proprio con le immagini scioccanti dell’incidente. Lui le osserva, seduto in mezzo al pubblico, e rivive quegli attimi, ricordi terribili che lo accompagnano nella sua vita. La forza di volontà e il coraggio lo caratterizzano; ha che preso in mano le redini di una nuova vita trasformandola in un’opportunità: “Se non avessi avuto l’incidente non avrei vinto gli ori a Londra 2012”, commenta con grande ottimismo, trasmettendo un incoraggiante messaggio di speranza. Accompagnato dal giornalista Stefano Vegliani, Zanardi racconta la sua carriera da pilota, parla dell’incidente e di quello che è successo dopo, quando il suo cuore si è fermato per ben sette volte, poi gli interventi e il coma. La vita di prima, le vittorie di un pilota. Poi, il titolo di Superturismo nel 2005 e le medaglie nell’handbike a Londra 2012. La passione per questo sport lo porteranno alle Paralimpiadi di Rio de Janeiro del 2016, un’ottima occasione per continuare a fare quello che ama per i prossimi quattro anni. Dopo l’incontro Zanardi si è fermato con i suoi fan, a firmare autografi e a farsi fotografare con loro. A noi, de “La Usc di Ladins” ha concesso un’intervista:

Ha deciso di inaugurare l’incontro con le immagini dell’incidente che risale ormai a più di 11 anni fa. Cosa prova nel riverderle?

Le esperienze che facciamo nella vita passano, non tornano più, e noi possiamo solo conservane i ricordi. Questo vale per le cose belle e anche per quelle più brutte. Dell’incidente mi è rimasto il ricordo, ma essendo una persona positiva, per natura probabilmente, mi viene molto facile provare un senso di orgoglio per quello che sono riuscito a fare nonostante lo scherzo che mi aveva riservato il destino. Non era una situazione facile e tutto sommato vedere che da lì sono riuscito a ripartire e che, ad oggi, ho rimesso a posto le cose, mi fa sentire felice.

Qual è stato il suo primo pensiero nel momento in cui si è risvegliato dal coma? Di quando si è reso conto che le avevano amputato le gambe… ma che era ancora vivo?

Il fatto di essere in vita prevalse, davvero. In quel momento mi ero reso conto di avere scongiurato il pericolo più grosso e di non aver perso la cosa più importante, la vita. Aver perso le gambe era una cosa relativa in quel momento. Certo, poi ho dovuto anche fare i conti con quel problema, ma principalmente dal punto di vista tecnico e non tanto emotivo. Per mia fortuna avevo conosciuto molte persone che, in situazioni simili, erano riuscite a ritornare a condizioni di vita sufficienti e quindi sapevo che potevo fare lo stesso. Anzi, visto che sono una persona ottimista, sapevo di poter fare anche qualcosa in più.

Chi o che cosa le ha dato il coraggio di non arrendersi e la forza per andare avanti?

Francamente non è che serviva trovarlo. E ritengo che questa sia una cosa abbastanza comune in molte persone che hanno avuto problemi simili ai miei. Arriva il momento in cui devi accettare quello che è successo e, se riesci a essere sufficientemente curioso per capire che la vita ti può ancora riservare tantissime cose belle, ricominci a vivere e piano piano tutto si assesta. Non è che se una persona vince 10 milioni alla lotteria sarà felice per sempre. Certo, sarà felice quel giorno e forse anche il giorno dopo, ma poi subentra l’abitudine. Anche per le cose brutte è la stessa cosa. Certamente, all’inizio tutto sembra terribile, ma piano piano tutto si sitema e le tue soddisfazioni cambiano. Se prima il tuo traguardo era quello di riuscire a correre più veloce di Bolt, ora sarà quello di riuscire a correre più veloce del giorno prima, di migliorare la qualità della vita. E, aggiungendo giorno dopo giorno qualcosa alla tua vita, ricominci a vivere.

Qual è il suo rapporto con Dio? Che ruolo ha la fede nella sua vita?

Non lo so, ritengo che se una persona ha bisogno di un atto di fede va bene. Io però non sono fatto così, non ho mai chiesto aiuto al buon Dio per le mie protesi, perché sapevo che avrei potuto farle da solo. Se il buon Dio mi concedesse di esprimere un desiderio, vorrei che facesse di mio figlio una persona felice. Per quanto riguarda me stesso, penso che mi abbia già fatto un regalo grandissimo lasciandomi in vita.

Prima i motori (anche dopo l’incidente!), ora la handbike. Non ha mai rinunciato allo sport e all’agonismo. Cosa rappresentano per lei?

È il mondo che conosco e conseguentemente sarebbe stato moto difficile staccarmene. Siccome ero convinto che avrei potuto raggiungere dei risultati, ho voluto riprovare, ritentare. Ovviamente non avevo l’ambizione di diventare campione del mondo con le automobili, perchè sapevo che sarebbe stato impossibile. Con l handbilke è stata avventura molto più inaspettata; se mi avessero detto che avrei partecipato ai giochi olimpici avrei detto che era impossibile, perché sono un pilota. Però è accaduto, a dimostrazione del fatto che se riesci a mantenere un’attitudine aperta e curiosa nei confronti della vita, anche le cose apparentemente più brutte possono diventare delle opportunità. Credo di essere riuscito a trasformare quello che mi è accaduto in una grande opportunità, perché tutte le belle cose che posso fare adesso sono legate alla mia condizione.

La sua grinta non si esaurisce mai, infatti ha dichiarato di voler partecipare anche alle Paralimpiadi di Rio 2016…

Io non la chiamo grinta. Penso semplicemente di essere una che ragiona in modo più razionale di altre. Ho capito che se nella vita fai le cose per passione non ti pesano. La grinta non mi, perché mi diverto ad andare in bicicletta e quindi il fatto di dire che vado a Rio è un modo per dire che mi voglio divertire per altri quattro anni. Ammetto di essere una persona molto fortunata, perché questa cosa la posso fare senza avere l’esigenza di svolgere un lavoro tradizionale per mantenere la mia famiglia.

Pochi giorni fa si è festeggiato San Valentino. Quanto importante è stato per lei avere accanto l’amore di sua moglie Daniela?

È stato molto importante, ma credo che anche lei non si sarebbe data altrettanto da fare se non fosse stato importante per lei continuare ad avermi accanto. Anche lei ha passato dei momenti di grande ansia e preoccupazione, ma è una donna molto forte, eccezionale e molto intelligente. In quei momenti, quando tutti piagevano, lei ha chiamato BMW Italia per ordinare una macchina con i comandi al volante, perché sapeva che avrei avuto bisogno di un’auto una volta tornato a casa. Di scelte come questa, all’apparenza forse banali, ne ha fatte tante e sono state molto importanti per me. Penso che siamo complementari, io sono il matto della famiglia, lei è quella che rimette a posto le cose.

Lei è un grande campione, un esempio per tutti noi, per la sua grande forza e il suo grande coraggio. C’è qualcosa che si sente di dire a quelle persone che si trovano a vivere nella sua condizione, o in qualsiasi condizione di diversa abilità fisica, e che faticano ad affrontare le sofferenza, e le difficoltà che tale condizione può comportare?

Io credo che nello sport, come in tutti gli altri ambiti della vita, occorre partire. Gli altri ci possono spingere emotivamente a farlo, ma alla fine siamo sempre noi che dobbiamo deciderci e fare il primo passo. Il fatto di partire genera un risultato, anche piccolo, e questo ci regala fiducia e voglia di riprovare il giorno seguente, per raggiungere un risultato migliore. Sognare di risolvere tutti i problemi in un attimo è sbagliato, perché porta a delusioni. Una persona deve essere obiettiva, capire quali sono i suoi limiti. Ci sono sicuramente molte cose che non posso fare nella mia condizione, ma ce ne sono altre alla mia portata e qui entra ancora una volta in gioco il fatto della curiosità. Ovviamente sarebbe meglio se avessi anche le gambe, ma posso parlare, vedere, ascoltare, e poi ho le braccia. Grazie alla forza delle braccia, nel 2012, sono stato il più forte del mondo e ne sono molto orgoglioso. Ognuno di noi ha un talento che può sviluppare indipendentemente da quelle che sono le sue condizioni fisiche. Bisogna solo avere la curiosità di scoprilo. (kp)

Foto: Freddy Planinschek

Pubblicato  in lingua ladina su “La Usc di Ladins”, del 22/02/13

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