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February 20, 2013

People I Know. Janette Asani: un mix di culture (kosovara, croata, tedesca, italiana) che genera bellezza

Anna Quinz

Janette Asani ha 17 anni. La sua mamma è croata e il suo papà kosovaro. Durante la guerra in Kosovo nel1992 i suoi genitori sono fuggiti in Germania dove Janette è nata, cresciuta e dove ha frequentato asilo e scuole elementari. Quando nel 2003 la Croazia – finita la guerra – ha voluto che tutti i croati tornassero in patria, la madre croata di Janette ha dovuto lasciare la Germania, e dietro di sé anche marito e figli. Scelta dura per una famiglia, la separazione, e così la decisione di ritornare in Kosovo, dove però ancora una volta, il rifiuto. Alla fine, dopo varie peripezie Janette, con la sua numerosa famiglia, è arrivata in Italia, a Bolzano, dove ora vive e studia, portando dentro di sé la ricchezza delle sue quattro culture diverse. Occhi grandi e scuri da cerbiatta, Janette è oggi al 100% bolzanina, e qui come tutti i suoi coetanei va a scuola, esce con gli amici e ascolta musica hip hop. Da grande sogna di fare la modella, ma nel frattempo l’obiettivo primario è prendere la maturità, insieme ai suoi compagni, molti stranieri come lei “è bello avere una classe mista, dove confrontarsi con altre culture, provenienze, personalità” racconta “e dove nessuno, proprio per questo miscuglio felice, si sente mai superiore all’altro”. E così, attraverso i grandi occhi di Janette, si può vedere la Bolzano di oggi e del futuro, fatta di tante culture – non più solo due – che si incrociano, si incontrano e crescono, felicemente, insieme.

Quali le prime impressioni dello stare qui? I primi tempi a Bolzano?

All’inizio abitavo con la mia famiglia al centro profughi in Via Macello. Era un po’ strano perché non ero abituata a stare in posti diversi da casa mia. Tutte le nuove persone che conoscevo mi chiedevano la mia storia, erano curiose, ma comunque cercavano sempre di farmi sentire a mio agio e di farmi dimenticare i miei problemi. I primi tempi ho frequentato una scuola tedesca che mi è piaciuta molto perché non sapevo che a Bolzano, in Italia, si parlasse la mia lingua madre, il tedesco. I primi mesi di scuola sono stati un po’ faticosi, le amicizie non nascevano così facilmente e sentivo anche i pregiudizi che i miei compagni avevano nei miei confronti. Alla fine, però, sono comunque riuscita a costruire un buon rapporto con loro.

Com’è la tua famiglia? E la tua vita quotidiana?

Da noi le famiglie spesso sono numerose è così anche la mia. Siamo otto figli, due mie sorelle sono sposate e vivono in Germania e qui a Bolzano siamo in 14 in una casa: i miei genitori, i miei quattro fratelli, le mie due cognate, quattro nipotine, mia sorella ed io. È divertente essere in tanti perché non ti annoi mai. Io trascorro più tempo con fratelli e nipoti che non in giro, e mi va bene così, ma a volte è un po’ faticoso, quando vorresti stare da solo, non riesci perché c’è sempre qualcuno che ti viene a chiedere qualcosa. A volte mi capita, andando ai matrimoni di altri famigliari di non conoscere i miei cugini: in pratica quasi ogni mio parente ha almeno sette figli, che hanno a loro volta ancora cosi tanti figli che si fa fatica a conoscerli tutti. La famiglia nella nostra cultura, come in tante le altre, sta al primo posto. Tutto questo mi dà un grande vantaggio per la mia vita quotidiana, perché essendo in tanti in famiglia, sono abituata a stare in mezzo alle persone, posso stare in gruppo senza “andare fuori di testa”.

Essere cresciuta con culture diverse, cosa comporta nella tua vita?

È un vantaggio, è una cosa che arricchisce molto le persone e chi sta loro intorno. Per esempio a me viene facile stare con persone che hanno culture diverse dalla mia, ormai sono un “cultur mix” tra cultura tedesca, italiana, kosovara e croata. Cosi è anche con le lingue, ne so cinque: rom, croato, inglese, italiano e tedesco. È bello, ma crea anche tanta confusione in testa. Quando qualcuno mi parla in italiano o in qualsiasi altra lingua che conosco, le parole mi girano in testa in tutte le altre lingue prima che io le capisca perfettamente, e proprio per questo a volte mi capita di rispondere in una lingua diversa da quella della domanda. La cosa che mi fa ridere tanto, è che quando le persone ti guardando, pensano che non tu non capisca quello che dicono e quando poi rispondi come capita, rimangono a bocca aperta, perché non si aspettavano che io potessi conoscere cosi tante lingue diverse.

Cosa ti piace e cosa no di Bolzano?

Bolzano è un posto unico, ci sono angoli tranquilli dove ci si può rilassare senza incontrare per forza altre persone, e magari, questi angoli, li scopri così, all’improvviso, anche se vivi qui da anni. Quel che invece non mi piace è che Bolzano è piccola, il che vuol dire che tutti conoscono tutti e che tutti fanno sempre le stesse cose. Come il sabato, quando – almeno noi giovani – finiamo con il seguire sempre lo stesso “copione”: ritrovo in piazza Erbe, si beve qualcosa lì, poi si va a ballare.. insomma, a Bolzano non succede mai niente che non sia già successo prima.

 Pubblicato su Corriere dell’Alto Adige del 17 febbraio 2013

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