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February 13, 2013

Vivere durcheinander. Due libri sull’Alto Adige oggi

Reinhard Christanell

Bolzano, via Resia. Due donne, una altoatesina e l’altra sudtirolese, si salutano: buongiorno. Poi, sorpresa, il dialogo prosegue in Hochdeutsch, tedesco “alto”. Solo gli immancabili intercalari – na schun, na gea, ma dai, porca miseria – tradiscono la loro identità: altrimenti sembrerebbero entrambe straniere. Più tardi incontro un conoscente sudtirolese residente in un quartiere italiano. Mi parla della sua vita da pensionato e spera arrivi presto la primavera: “Woasch, i bin a fungaiolo”.

Di esempi come questi, in una città come Bolzano se ne trovano ad ogni angolo di strada. Le mescolanze e/o stravaganze etnico-linguistiche incombono, le possibilità – i rischi? – di contaminazione riguardano individui, famiglie, comunità. Anche se la maggioranza, per così dire silenziosa, rimane – ancora – fedele alle proprie tradizioni/origini. Italiani. Tedeschi. Arabi. Cinesi.

Aldo Mazza e Lucio Giudiceandrea sono, nel senso migliore del termine, due apostoli del volemose bene. Amano la società del miteinander (in contrapposizione a quella del nebeneinander o gegeneinander e ignorando, per ora, quella plausibile del durcheinander), la reciproca comprensione dei popoli, la remissione dei peccati storici eccetera. Fanno parte di quegli Italiani venuti in Sudtirolo in punta di piedi (e in tempi non sospetti), amano le montagne e le baite, i canederli e i krapfen, a volte anche le donne del luogo. E, di conseguenza, cercano di mettersi al servizio del “dialogo”, della pacifica convivenza – anche se sanno benissimo che si tratta di un’impresa “contro natura”. Un artificio necessario, però – o una difficile arte che ci potrebbe salvare dalla barbarie (e dalla noia) del conflitto etnico perenne.

Per diffondere il loro verbo, Mazza e Giudiceandrea hanno pubblicato un bel volumetto intitolato Stare insieme è un’arte. La prima parte del testo, sintetica ma esauriente, è dedicata all’analisi e alle verità consolidate della questione altoatesina, passate e presenti. Unico neo: lo scarso spazio dedicato ai mistilingui. La seconda parte – una sorta di manifesto politico per le future generazioni (di politici e cittadini) – contiene soprattutto proposte e indicazioni più o meno realizzabili per un Sudtirolo all’insegna del lieto con-vivere.

Per lo stesso editore meranese alphabetaè uscito di recente anche un’altro testo, La valigia del doganiere di Bruno Durante, che contiene, questa volta in forma narrativa, le esperienze personali di un immigrato calabrese in Alto Adige ai tempi dello statuto di autonomia.

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