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February 13, 2013

People I Know. Martina Schullian, una vita tra i colori. Dei fiori e dell’arte

Anna Quinz

Martina Schullian è una donna elegante e raffinata. Alta e snella, zazzera bionda e occhi azzurrissimi, 51 anni portati addosso con leggerezza, Martina è un volto noto del mondo dell’arte e della cultura bolzanina. Ma Martina non lavora nell’arte o nella cultura. Non è artista né gallerista, ma felice ed esperta titolare della giardineria più innovativa e “artistica” in città. Martina viene da una famiglia di giardinieri, ma – appassionata d’arte – finite le scuole come tanti è scappata dalla stretta Bolzano per fuggire a Monaco dove ha seguito all’università le sue passioni culturali. Ma poi, come spesso succede, un po’ il destino (a seguire le orme di famiglia doveva essere il fratello, che poi, invece, ha scelto di fare il medico) un po’ la scoperta dentro di sé di aspirazioni inattese (poter combinare la floricultura con la passione per l’arte), Martina è tornata in Alto Adige e ha trasformato l’azienda di famiglia, che prima si occupava solo di produzione, in una giardineria speciale. Dove non solo si crescono e si vendono piante, ma dove si fanno letture ed eventi culturali, mostre d’arte e design, degustazioni. Un luogo verde e colorato, raffinato ed elegante, che tanto assomiglia alla sua proprietaria e dove i suoi amori – come quello per l’arte – diventano un tutt’uno con il crescere naturale e bellissimo di piante rigogliose e fiori variopinti.

Come si svolge una sua giornata di lavoro?

La mia giornata comincia presto, per via dei figli (ne ho 3, di di 17,14 e 9 anni). Poi, se non ho altri impegni, vado in serra e per qualche minuto mi metto al mio tavolo e mi rilasso. Da lì in avanti comincia la routine: ordini, clienti, e quello che c’è da fare, alla scrivania o tra le piante. Principalmente il mio è un lavoro gestionale, ma se c’è bisogno mi sporco anche le mani, mi piace, è bello lavorare con la terra. Dà un certo senso della vita, ti ricorda – diciamo così – il tuo posizionamento sulla terra, il tuo essere legato ad essa.

Quale il suo rapporto con le piante, materia prima del suo lavoro?

Di certo le piante aiutano a stare meglio. In primavera, quando vedo i primi germogli, sto bene, mi sento ispirata, forte, energetica. La mi pianta preferita dipende dalla stagione: ora direi i tulipani, poi il basilico, in estate la rosa. Insomma, i ritmi della natura sono per me fondamentali, li seguo e li vivo intensamente. Mi spiace che si perda il senso delle stagioni. Io compro solo verdura di stagione: d’inverno non mi viene voglia di una fragola, ed è così bello non vedere ora di mangiarne una.

In molti parlano con le piante, convinti che questo aiuti una crescita migliore. Anche lei parla con i suoi fiori?

Non credo ci siano trucchi o regole. È bello che ognuno possa fare ciò che sente giusto per sé e per le proprie cose, che siano piante o altro. Io per esempio, non parlo con piante e fiori, ma guardo, tocco. Soprattutto la domenica, quando da sola vado in serra per una controllata (la natura non fa week end, il suo ritmo non segue quello nostro settimanale), mi piace osservare le piante che mi circondano, e toccarle, avere un contatto diretto con loro. E poi, altro momento che amo, è quando nella serra ci sono eventi culturali. Lì posso godermi la giardineria la sera, fuori dall’orario di lavoro e dai doveri quotidiani e in quei momenti vivo le piante in modo diverso. Mi piace quell’atmosfera che mixa natura e cultura.

Che legame ha con la natura, quella che sta fuori dalla serra?

A me piace la natura. Spesso e volentieri vado in montagna con i ragazzi, anche se non sempre a loro piacciono le nostre passeggiate. Comunque a me piace tantissimo confrontarmi con la natura, essere immersa in essa. Poi, un po’ anche per deformazione professionale, mi piace vedere quello che cresce spontaneamente, senza intervento umano. Ma quel che preferisco dello stare all’aperto è il fatto che non devo correre, non devo preoccuparmi di nulla, come invece succede con le “mie” piante. E così mi posso godere veramente le cose e l’atmosfera, quando vado in montagna.

E a casa?

A casa mia non ho neanche una pianta. Quando qualcuno viene a trovarmi, resta irrimediabilmente deluso, perché si aspetta chissà che piante bellissime e particolari. Invece per me le piante sono sì bellissime ma, sono anche il mio lavoro, e così, fuori dalla giardineria, non voglio occuparmene. Quando sono a casa, mi piace pensare ai fatti miei. Mi piacciono per esempio le opere d’arte, e le piante nelle opere d’arte. Che posso guardare senza preoccuparmi di doverle innaffiare.

Bolzano, città di natura e cultura. Le piace stare qui?

Direi di si. Quando sono andata via era tutto piccolo e limitato. Oggi la città si è aperta molto, ma è sempre bello andare via e poi tornare. Quando si va all’estero si apprezzano di più i dettagli “di casa”, si vedono con un’altra prospettiva. E comunque io sono una persona curiosa, mi piace confrontarmi con le altre realtà. Di Bolzano però mi piacciono tante cose, in particolare la mescolanza di cultura italiana e tedesca. È una bellissima occasione crescere qui con due lingue e due mentalità.

Pubblicato su Corriere dell’Alto Adige del 10 febbraio 2013

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