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January 23, 2013

People I Know. Alberto Ciro Taddei: “non uccidete gli oggetti, barattateli”

Anna Quinz

Chissà quanti oggetti ha in casa ognuno di noi, che non usa più, che non ama più, che non vuole proprio più vedere. Eppure, certamente tra quegli oggetti, ce n’è uno, che invece qualcun altro vorrebbe avere, perché l’ha sempre desiderato e cercato, o perché ne ha bisogno. La vita degli oggetti è strana, ma non autonoma. Chiunque può decidere dei destini dei propri oggetti, buttandoli, regalandoli, vendendoli o ancora meglio, scambiandoli con altri. Alberto Ciro Taddei, originario di Varese e sua moglie, l’altoatesina Iris Planinschek, hanno capito che scambiare è meglio che buttare, e così, un anno fa hanno creato il sito letschange.eu dove è possibile barattare tutto con tutto. Alberto, 41 anni, oltre a gestire alcuni aspetti del sito, è web designer, ha una piccola società a Bolzano ed è innamorato di questa terra, anche se non è la sua. È innamorato della neve, dei suoi 3 figli, e soprattutto di sua moglie Iris, della quale parla continuamente. L’ha conosciuta in chat, e dalla prima chiacchierata nella rete, non si sono più lasciati. Oggi Alberto vive felice, circondato da quegli oggetti che presto cambieranno casa e “padrone”, soddisfatto del progetto messo in piedi, perché – e il denaro non centra nulla – è un business che funziona, un business che rende le persone felici, e anche le “cose”.

Quanto conta nella tua vita, visto il lavoro che fai, il web? Quale il tuo legame con la rete?

Devo tutto al web. Alla fine degli anni ’90, uscito da una lunga storia d’amore, ho comprato un computer e mi sono connesso. Erano gli inizi di internet. Sono entrato in una chat, e ho cercato una persona che abitasse in Alto Adige (venivo qui in vacanza, e mi piaceva tanto) e che avesse interessi simili ai miei. Ho conosciuto Iris. Ci siamo scritti a lungo senza vederci e questo ha portato il rapporto su un piano molto profondo. Poi ci siamo incontrati, a Milano, e ci siamo subito innamorati. Dopo quattro mesi mi sono trasferito qui e ci siamo sposati. Non era una cosa comune, che un amore nato in chat “finisse bene”. Per questo siamo stati anche in televisione, in una trasmissione di Antonella Clerici, per raccontare la nostra bella fiaba nata nel web.

In Alto Adige non per caso, dunque. Ancora felice della scelta?

Come dicevo, venivo qui in vacanza da sempre, a Solda, nello stesso hotel, per 30 anni. Mi è sempre piaciuto l’Alto Adige, con il suo legame indissolubile con le sue tradizioni, con la terra. Da noi in Lombardia non è così, la gente lavora sempre, è stressata e arrabbiata. Mi ha colpito, ad esempio, vedere un amico muratore altoatesino, emozionarsi guardando un sasso per terra. Sono cose rare, e belle. Comunque, io qui sto bene e sono felice, non so se l’Alto Adige sia perfetto, ma credo che la verità stia sempre negli occhi di guarda.

Come è nata l’idea di non buttare, ma barattare gli oggetti inutilizzati?

Il 2012 è stato un anno duro per tutti. Noi abbiamo tre figli e amiamo la neve, e un giorno di gennaio di un anno fa ci serviva una slitta. Nel frattempo, avevamo trovato in fondo a un cassetto alcuni vecchi telefoni cellulari che non usavamo più. Rendendoci conto di avere in casa una marea di oggetti inutilizzati, ci siamo chiesti se non era possibile trovare il modo di barattare i vecchi telefoni, che magari potevano interessare a qualche appassionato, con una slitta. Mia moglie ha creato un gruppo su facebook per proporre lo scambio, e in poco tempo da 17 che eravamo (principalmente amici e amici di amici) siamo diventati 3000. Da lì l’idea di farne un sito, che in un anno ha scambiato circa 30.000 oggetti. E noi, ora, abbiamo una slitta.

Credi che il baratto prenderà sempre più piede, come soluzione possibile alla crisi? E tu, che rapporto hai con il “vile” denaro?

Non so se sarà un antidoto alla crisi, anche in futuro. Però credo che se nella nostra società non ci fosse un legame così forte con il denaro, si potrebbero scambiare anche competenze, non solo “cose”. Io ad esempio ho offerto alcune ore del mio lavoro di web designer, in cambio dell’ufficio. Non ci sono transazioni economiche, e siamo tutti più rilassati e sereni. Certo, non ho fatto voto di povertà, amo le belle cose e amo poterle comprare. Ma in questa avventura del baratto, ho scoperto che si può essere felici e avere ciò che si vuole anche in altri modi.

Quali gli aspetti migliori di questo “business” fuori dagli schemi?

La cosa bella è che si creano, al di fuori del web, legami umani forti. Per gli scambi ci incontriamo spesso, siamo diventati amici. Siamo un gruppo affiatato, e ci impegniamo anche, dove possibile, per andare oltre al semplice scambio di piccole cose per il quotidiano. Ad esempio, quando c’è stato il terremoto in Emilia, una donna altoatesina che viveva lì, ha portato qui forme di parmigiano, scambiate poi con oggetti necessari per i terremotati. O ancora, abbiamo aiutato persone in difficoltà, raccogliendo fra noi ciò di cui avevano bisogno. Senza chiedere nulla in cambio. Tanto abbiamo tutti così tante cose che in realtà non ci servono.

Pubblicato su Corriere dell’Alto Adige del 20 gennaio 2013

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