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December 12, 2012

Il giornalismo di Antonella Beccaria svela il lato oscuro della storia d’Italia

Luca Sticcotti

Perchè nell’era del “tutto scritto” su social network, blog, giornali ecc.. mancano gli incontri con le persone…

E’ questo lo slogan dell’iniziativa Verba Manent che oggi propone una sua nuova tappa al Centro Giovani Connection di Bressanone. Ospite di una serata che si preannuncia davvero frizzante è una giornalista molto particolare: si tratta di Antonella Beccaria. Scrittrice e blogger, Antonella Beccaria scrive per Il Fatto Quotidiano e il mensile La Voce delle Voci, ma collabora anche con la trasmissione televisiva Lucarelli Racconta.
La Beccaria ha scritto numerosi libri dedicati ai temi più caldi caldi ed ai nodi irrisolti della storia d’Italia, dal Delitto Calvi al terrorismo stragista, dalla P2 di Licio Gelli ai bambini di Satana ed al Malaffare nel mondo dell’informazione. Si è occupata insomma di quel settore di giornalismo d’inchiesta che cerca di svelare ciò che si nasconde dietro le quinte e negli anfratti più nascosti ed ambigui della storia della nostra Repubblica.
Per questo abbiamo pensato di intervistarla per Franz.

Antonella, per quale motivo hai scelto di occuparti di questo genere di giornalismo? Sono motivazioni legate al tuo impegno civile o semplicemente si tratta di temi di grande interesse giornalistico?
E’ un insieme delle due cose. La mia motivazione di partenza è stata l’esigenza di verificare se sia proprio vero che, in relazione al periodo dello stragismo terrorista, in realtà poco o nulla si sappia e possa riuscire a sapere. La risposta è negativa: di queste cose in realtà se ne sa tanto, in sostanza è sufficiente ripercorre le sentenze dei processi che si sono svolti dal 1969 ad oggi per ricostruire un pezzo importante della storia d’Italia. E’ vero invece semmai che esistono ancora oggi delle spinte per fare in modo che questa storia non venga letta fino in fondo. Ad esempio oggi siamo soliti definire terrorismo di stato la stagione dello stragismo degli anni ’70. Ebbene: possiamo arrivare ad affermare la terminologia “strage di stato” è riduttiva rispetto a quello che in sede di giudizio è stato accertato. Sto parlando del coinvolgimento di potenze internazionali, ad iniziare dagli Stati Uniti o comunque quelle forze legate al patto atlantico che cercarono in quegli anni di condizionare la politica italiana con vari mezzi, compreso il terrorismo. Purtroppo possiamo dire che fu un esperimento in gran parte riuscito.
Andando a scartabellare tra gli atti giudiziari possiamo riuscire a raccontare proprio quei pezzi di storia, sfatando un luogo comune. In questo mi trovo perfettamente d’accordo con le associazioni delle vittime del terrorismo: non si tratta infatti di misteri, dimensioni che attengono alla fede e alla religione, ma di veri e propri segreti. E i segreti in quanto materia umanissima possono essere rivelati raccontandoci un pezzo di storia che ha riguardato da vicinissimo molti di noi.
Nel tuo lavoro ti sei occupata anche delle ombre che si annidano ancora oggi nel nostro mondo, il mondo dell’informazione.
Sì, oggi chi controlla i mezzi d’informazione ed i mezzi che tecnologici che li supportano, ha di fatto il controllo di quello che succede e che viene detto nel dibattito pubblico. In un libro qualche anno fa in particolare mi sono occupata di una vertenza giudiziaria contrappose Microsoft e alcuni produttori di sistemi Unix che avevano finanziato lo sviluppo di Linux e del software libero. In quel libro abbiamo raccontato come vi siano state delle pratiche al limite della legalità con è stata condizionata la concorrenza sul mercato sia dal punto di vista delle apparecchiature con le relative dotazioni software. Imponendo di fatto sistemi operativi rivelatisi tra l’altro piuttosto sensibili dal punto di vista dell’applicazione pratica. E’ di qualche anno fa ormai la decisione del ministero della difesa tedesco di dismettere tutti i prodotti Microsoft a causa di un sospetto controllo nella gestione e nella trasmissione dei dati immagazzinati. L’indisponibilità di codici sorgente o comunque di sistemi che consentivano di verificare esattamente il funzionamento di una determinata applicazione software lasciavano quanto meno il dubbio che i dati altamente sensibili non fossero solo nelle mani dei rispettivi titolari.

Recentemente ti sei occupata anche del complesso fenomeno di Anonymous, scrivendo anche su questo tema un libro.
In quel libro mi sono occupata in particolare di alcune campagne di Anonymous, partendo da macroargomenti legati alla peculiarità di questo fenomeno spontaneo e, in parte, anche casuale. Dobbiamo tenere in considerazione che Anonymous ha dato anche un contributo fondamentale a Wikileaks, per lo meno fino ad un certo punto.
In sostanza è successo che mano a mano negli ultimi anni la cybermilitanza e il cybeattivismo si sono di fatto messi a disposizione di specifiche comunità aiutandole a portare avanti campagne di sensibilizzazione.
Sono blocchi simbolici quelli messi in atto da Anonymous: i sistemi attaccati riprendono sempre tranquillamente a funzionare dopo il momento di “pressing” realizzato per denunciare delle istanze.
Le azioni di Anonymous si sono manifestate in prima battuta contrastando Scientology ma si sono poi gradualmente rivolte ad obiettivi di ben più ampio respiro. Penso alle repressioni dopo le elezioni nel 2009 in Iran e alle primavere arabe, soprattutto quella tunisina e quella egiziana, quando Anonymous e il partito pirata misero a disposizione una serie di strumenti che consentirono agli studenti di comunicare all’estero quello che stava avvenendo. In molti altri casi le operazioni di Anonymous servono a denunciare progetti di multinazionali nell’ambito idroelettrico che portano alle inondazioni di migliaia di ettari di foreste, causando da un lato dispersione di popolazioni ed economie tradizionali locali e dall’altro devastazioni territoriali notevolissime. Ricordiamo che molto spesso le popolazioni che nel silenzio internazionale da anni fanno opposizione a questi progetti poi sono oggetto di repressioni sempre più feroci, nonostante abbiano adottato delle politiche di militanza nonviolenta e resistenza passiva, sedendosi ad esempio nelle location e nei cantieri.
In definitiva le operazioni di Anonymous hanno anche contribuito a far conoscere in tutto il mondo quello che stava avvenendo in quegli angoli di pianeta.

Non possiamo non chiederti un commento in merito al convulso momento politico italiano? Tra le tue pubblicazioni c’è un libro su Andreotti ma anche sugli attuali protagonisti della politica italiana ci sarebbe parecchio da scrivere, in particolare a proposito dello scontro in atto tra personaggi e forze che hanno le loro radici nel passato ed altre che invece sono potenzialmente… modernissime.
L’attuale situazione politica italiana secondo me è terribilmente desolante. Ci sono delle realtà vecchie che provengono direttamente dalle esperienze piduistiche della prima repubblica che sono ancora attivissime e tendono a ripresentarsi spacciandosi per il nuovo che avanza. Cercando di far dimenticare in poche settimane quasi vent’anni di politica italiana.
In realtà le recenti primarie del PD sono state un fenomeno politico interessante e nuovo, così come si parla molto di nuovi percorsi per la democrazia. Posso solo dire che mi auguro che finalmente si facciano strada istanze e movimenti politici sinceramente intenzionati ad avviare nuovi percorsi partecipati di democrazia e che siano meno discutibili rispetto a quelli presenti nel panorama attuale.
Senz’altro è assolutamente da evitare il linguaggio rozzo che non aiuta la gente ad acquisire consapevolezza della situazione e ragionare, mistificando il recente passato. Rispetto all’attuale crisi vi sono responsabilità gravissime trasversali e bipartisan, eppure tutti oggi da queste prendono le distanze, dicendo che è tutta colpa dell’ultimo governo. Al di là delle responsabilità di ministri e primi ministri si tratta di una crisi molto più ampia costituita da problemi dei quali per lungo tempo non si è voluto tener conto ed ai quali non si è voluto porre rimedio. L’attuale livello di corruzione in Italia è un indicatore chiaro situazione in cui ci troviamo.

 

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