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November 30, 2012

Lunga Notte dei Musei di Bolzano: occasione per pensare ai musei che vorrei?

Anna Quinz

In questi giorni il MiBAC – Direzione Generale per la Valorizzazione – ha indetto una consultazione pubblica con la quale, attraverso un questionario online, si chiede agli internauti di dire la loro sulle politiche di accesso ai luoghi della cultura dello Stato. In poche parole il Ministero apre le sue porte, chiede un parere al pubblico e si propone poi di raccogliere i risultati, analizzarli, renderli pubblici e valutare future possibili strategie per una migliore accoglienza dei luoghi culturali, in prima istanza musei e aree archeologiche. Io il questionario (veloce e semplice, anche se non eccelso nella formulazione delle domande, che lasciano molte questioni importanti ancora in sospeso), l’ho compilato, perché mi sembra comunque un passo, poter dire che ne penso delle politiche museali e poter dare un input seppur minimo alla creazione del “museo che vorrei” (questo il nome del progetto ministeriale).

Ovviamente, qui in Alto Adige la questione è diversa, i nostri musei non sono soggetti a quelli che saranno i fili strategici tirati da questa metodologia ministeriale, resta però il fatto che questa iniziativa, mi ha fatto riflettere, proprio sulla situazione dei “nostri musei”. In particolare di quelli bolzanini, e ancor più in particolare oggi che, come da tradizione di fine novembre, si svolgerà la Lunga Notte dei Musei di Bolzano.

Sulla scia dell’invito alla consapevolezza alla presa di posizione che mi è stata chiesta dallo Stato, dunque, mi chiedo, com’è il museo che vorrei, qui nella mia città?

Per cominciare la riflessione, parto da una veloce ma felice chiacchierata con Patrizia Trincanato, Assessora alla Cultura del Comune di Bolzano, che per i musei cittadini si è attivamente spesa. Scopro con soddisfazione che i lavori per quello che non sarà un museo, ma piuttosto un centro di documentazione, sotto il Monumento della Vittoria sono iniziati con successo ed entro il 2013 lo spazio sarà aperto e accessibile, come passaggio cittadino nel quale potremo ripercorrere la nostra storia comune, cercando di contestualizzarla, analizzarla e perché no rimetterla in discussione, ma dove potremo anche semplicemente transitare e passare attraverso, alleggerendo e sdrammatizzando un po’ il carico di significati che quel luogo inevitabilmente porta con sé.

Anche i lavori per la mostra permanente sulle Semirurali, procedono a vele spiegate. Altro spazio del quale la città potrà dotarsi nel 2013, anno cruciale, parrebbe per le politiche museali cittadine. Più complessi i destini del Museo Civico, spina nel fianco di molti, ricordo nostalgico di molti altri, debito verso la città per l’Assessora Trincanato (“ci sono intere giovani generazioni che sul Civico hanno un buco, noi tutti a scuola l’abbiamo visitato, loro no; e questo buco vorrei riuscire a colmarlo, lo dobbiamo alla città”). La situazione però è in movimento, e in movimento positivo, da quanto scopro, visto che il progetto di massima proposto nel 2004 attraverso un concorso per il rinnovo e l’ampliamento dell’area museale sembra essersi sbloccato. La commissione edilizia della Provincia l’ha approvato, il lavoro andrà avanti e presto (forse questo non nel 2013, ma quel che conta è mettere basi solide, e quelle ora finalmente sembrano esserci) la città avrà di nuovo il suo museo a pieno regime, con anche quegli spazi (la nuova piazza antistante, ad esempio) per ora ancora immaginati che saranno però un notevole passo avanti nella politica del museo e della città. E proprio in questa direzione di spazi e di politiche museali che non guardano solo alle proprie 4 mura (come ahimè spesso è successo), pare che ci sia un altro punto positivo per cui festeggiare. Le due giunte, quella comunale e quella provinciale, infatti, hanno nominato due tecnici interni invitati a strutturare una proposta concreta per una sinergia (gestione degli spazi, delle risorse ecc) vera ed efficace tra il Civico e il dirimpettaio Museo Archeologico. Un passo fondamentale, mi sento di dire, perché fondamentale in una città piccola come la nostra è proprio il processo sinergico, che può solo rendere più forti – nei contenuti, nelle “vendibilità”, nella fruizione – realtà piccole, medie o grandi che siano. Lo scenario dunque che si prospetta è quello di un polo museale, che permetterà al visitatore di creare un percorso conoscitivo che va dal passato più remoto del territorio (Museo Archeologico) alla storia della città (Museo Civico), passando per la storia di una certa fetta della storia della città (centro di documentazione Monumento della Vittoria).  Scenario, peraltro assolutamente naturale, vista anche la vicinanza geografica dei 3 enti, ai quali si aggiungerebbe con facilità il piccolo ma interessante Museo della Scuola, anch’esso situato “in zona”.

Ora però, viene da chiedersi, in questo percorso museale votato al passato, come si pone il contemporaneo, ossia Museion (pochi passi più in là). La questione è complessa, e non la sviscererò ora, mi tengo però il link aperto e lo uso per riprendere il filo iniziale del museo che vorrei, alla luce delle novità positive che si prospettano.

Il museo che vorrei (a Bolzano) è un luogo che si apre e non si chiude. Che ha porte leggere e non portoni (metaforici, ovviamente, il portone del Museo Civico pesante e bellissimo, mi va più che bene). Che guarda indietro ma anche e soprattutto avanti. Che sa comunicare e comunicarsi in modo attraente, efficace, perché no divertente. Che è intelligente ma non snob. Che guarda a me più che guardare a sé. Che non è una cattedrale ma neanche un supermercato. Che sa di essere a Bolzano, ma vorrebbe essere a New York, uguale uguale, così com’è, perché all’altezza dell’essere a New York. Che è accessibile ma prezioso. Che fa propri i nuovi linguaggi non dimenticando quelli grazie ai quali è arrivato fin qui. Che non fa distinzioni tra io, tu, noi, voi, loro. Che mi faccia sentire una cittadina che pensa che i suoi soldi (seppur pochini, almeno i miei) sono spesi come si deve, per e con la città. Che mi insegna qualcosa e che ascolta quel che io potrei insegnare a lui. Che è pieno di persone che gli “vogliono bene” e che se ne prendono cura. Che è, soprattutto, pieno di persone. Che risponde a molte altre mie esigenze, intercettate ancora prima che diventino mie esigenze. Che guarda all’erba del vicino come terreno fertile da condividere. Che mi fa sentire un po’ a casa e un po’ più parte della mia città.

E il museo che vorresti tu, com’è?

* Nell’immagine, il progetto proposto dallo studio di architettura di Stefan Hitthaler con l’arch. Schwienbacher, vincitore del 1. premio nel concorso per l’ampliamento del Museo Civico di Bolzano, indetto nel 2004. 

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