Music

November 27, 2012

Vi ricordate lo splendido set acustico alla Rosengarten Festa? Loro sono i Sunshrine

Marco Bassetti

Tra i ricordi più belli della Rosengarten Festa, al primo posto le persone, di ogni tipo ed età, raccolte in una viuzza del centro, mai così bella, mai così affollata. Al secondo posto, una viuzza del centro libera da automobili, spaziosa, ariosa, ricolma di persone di ogni tipo ed età. Al terzo posto, l’appassionato live set acustico dei fratelli Mongelli (Dario e Anna, 2/4 dei rocketari Ferbegy?) e Fabio Sforza, un’esibizione sospesa, sentita, delicata ed intensa. Per me un’autentica sorpresa, ma penso anche per il pubblico rapidamente raccoltosi, quella sera, attorno alla band. Abbiamo scambiato due chiacchiere con Dario e Fabio.

In città siete conosciuti soprattutto per il progetto Ferbegy?, collegato a sonorità hard rock anni ’70. Come è nata l’idea di un set/progetto acustico?

Dario L’idea è nata quest’estate in occasione del tour dove abbiamo fatto da spalla al duo folk-pop acustico anglo-americano Rue Royale. Maurice Bellotti della Poison for Souls ha assistito ad alcune esibizioni in acustico che saltuariamente io e Anna facevamo e ci ha proposto di seguire le 5 date, tra Innsbruck e Trento, di questa fantastica coppia. non potevamo dire di no. Proprio in quel periodo Fabio Sforza mi aveva passato delle registrazioni di alcune cover di Mark Lanegan cantate da lui. Mi hanno colpito molto ed ho pensato di coinvolgerlo sia a livello ritmico che melodico in questo progetto. Fabio è un arrangiatore molto bravo, ha gusto ed è un bravo batterista… Quando ho scoperto che sapeva anche cantare, non ci ho pensato troppo su!

Fabio Tutto è nato con grande naturalezza, senza pianificare niente. Dario e Anna sono due ottime persone e due musicisti che ho sempre stimato, forse per il loro approccio alla musica che si avvicina molto al mio. Poco prima delle date con i Rue Royale avevamo fatto un paio di concerti in questa formazione, con la differenza che io suonavo la batteria “normale”, ed in quelle occasioni avevamo assaggiato qualcosa di nuovo. Credo che i concerti con i Rue Royale siano stati un ottimo pretesto per assaporare ancora e più pienamente la cosa.

In occasione della Rosengarten Festa, come avete scelto la scaletta dei pezzi? Sembravano pezzi già rodati e, da voi, emotivamente molto sentiti…

Dario Le canzoni sono in buona parte pezzi dei Ferbegy? che io ed Anna abbiamo riadattato in acustico, piano, chitarra e due voci, mentre altre 4-5 sono nate quest’estate. Siamo noi due il nucleo del progetto Ferbegy? e spesso ci troviamo in acustico a provare i pezzi che scrivo prima di proporli a Thiago e Mirko. Il lavoro con la band nasce spesso a posteriori. Inoltre negli ultimi anni le canzoni sono nate prevalentemente dalla chitarra acustica con una forte attenzione al testo. Il fatto di suonare con frequenza dal vivo in acustico ha permesso di trovare abbastanza in fretta un equilibrio fra noi tre, c’è ottima sintonia e i nostri gusti musicali coincidono, ci passiamo spesso i dischi che ci colpiscono. Credo che tutto questo e un po’ di leggerezza con la quale abbiamo affrontato il tutto ci abbia aiutato ad entrare serenamente e con divertimento in questa nuova dimensione.

Fabio Dobbiamo lavorare ancora molto sugli arrangiamenti. Esistiamo da poco, ma col tempo potremmo raggiungere un buon livello di espressione. Il nostro è un sound che si gioca molto sulle dinamiche, creare un’onda e poi seguirne il suo andamento. Mi colpisce molto il fatto di creare tanta atmosfera con pochi strumenti, ma bisogna stare molto attenti. Siamo una band anche un po’ hippie (risate), pochi strumenti che ci permettono di suonare in qualsiasi situazione e di essere pronti in pochissimo tempo. A proposito, devo passarvi “Le Noise” di Neil Young ragazzi, disco pazzesco…

Ormai siete ufficiosamente conosciuti come “Mongelli Bros”, non sarà il caso di trovare un nome per questo progetto?

Dario: Mongelli Bros è terribile! Il nome c’è ed è per il momento Sunshrine… Lo ufficializzeremo quando decideremo di far uscire un disco, è in lavorazione.

Oltre ai fratelli Mongelli, il progetto vede la partecipazione di Fabio Sforza… Una vecchia conoscenza della scena rock bolzanina, produttore assieme a David Lenci del vostro “What If Trees Could Speak”, cosa vi lega a lui? Vi sentite parte di una stessa scena rock?

Dario Uhm… Sinceramente non saprei dirti se esiste una vera e propria scena rock. Esistono tanti gruppetti di persone con interessi comuni tra di loro che però non si confrontano con gli altri. Credo sia una cosa normale in una città di 100.000 abitanti: l’offerta musicale è talmente varia e vasta che è difficile che si crei un qualcosa come una scena musicale… Forse impossibile.

Dario, so che una volta lavoravi in un call center in Germania… Ora riesci a vivere solo di rock’n'roll?

Dario Vivere di rock’n’roll inteso come guadagnare la pagnotta è fuori discussione. È una passione che mi riempie più a livello interiore, è uno sfogo e uno stimolo creativo che mi tiene vivo. Il rock non è più un gran buisness a livello mondiale, figuriamoci in Italia… Figuriamoci a Bolzano! D’altra parte, proprio per questo motivo, ultimamente nascono “prodotti” musicali molto, molto interessanti. Sento che c’è più attenzione all’aspetto musicale piuttosto che all’architettura di un buisness per produrre denaro.

L’ultimo ascolto che via ha rizzato il capelli in testa?

Dario Un disco che mi ha letteralmente lasciato senza fiato è senza dubbio Waking into Sleep di James Blackshaw: suona la dodici corde come fosse un’orchestra.

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