8 obiettivi fotografici per guardare a Nord di Trento e a Sud di Bolzano

Del confine mobile di Salorno, che divide la provincia di Bolzano da quella di Trento, abbiamo parlato pochi giorni fa proprio qui. Il tema però della sottile linea che separa i due territori, è vasto e intrigante, perché nella testa di molti una linea di demarcazione non dovrebbe in fondo esserci (e io sono uno dei molti), ma invece c’è.

Ma poi, cosa c’è di così diverso tra questo emblematico nord e questo emblematico sud, che sono tanto geograficamente vicini, ma tanto mentalmente lontani? E poi, proprio lì, in quella sottile striscia di terra che sta proprio un po’ più su e un po’ più giù (su e giù di che, questo è il dilemma), un po’ più a nord e un po’ più a sud, che è solo una linea eppure già delinea un qui e un lì un noi e gli altri, un questo e quello, cosa c’è veramente? E cosa c’è al di là che è così diverso da al di qua?

Questi interrogativi io me li sono posti spesso, perché non mi piace mai pensare al Trentino e all’Alto Adige come realtà distinte (e nemiche?) che si guardano con distacco, a volte invidia, a volte curiosità. Ma tant’è, la linea esiste e le differenze pure. Inutile negarlo.

Ecco perché mi intriga questo progetto che proprio su questa piccola piccola fetta di mondo si interroga: “A Nord di Trento a Sud di Bolzano”, una mostra fotografica  e un convegno organizzati da Ambiente Trentino (www.ambientetrentino.it) e le sezioni di Trento e di Bolzano dell’Istituto Nazionale di Urbanistica (www.inu.it) e che inaugura questa sera negli spazi del Centro Direzionale Interporto della società Interbrennero, location non casuale, perché proprio situata nel mezzo delle trasformazioni che riguardano le aree a nord di Trento.

Sono stati invitati a farsi delle domande da trasformare in immagine, su questa area geografica e territoriale, 8 fotografi (4 dal Trentino e 4 dall’Alto Adige) e ad ognuno è stato affidato un tema da sviluppare in libertà.

Il risultato, è uno spaccato attento e intrigante, una visione da dentro e da fuori, di un territorio che conosciamo o che crediamo di conoscere, nel quale passiamo nei nostri spostamenti verticali, ma dove forse mai abbastanza ci fermiamo. E in fondo, l’occhio del fotografo, a questo serve no? A portare alla luce visioni, dettagli, luoghi che altrimenti ci sfuggirebbero, una lente di ingrandimento sul mondo, o – come in questo caso – su strisce di mondo. E si sa, 8 sguardi, lavorano meglio di uno.

Ecco i nomi dei fotografi e i temi scelti:

Leonhard Angerer. Una ricerca a metà strada tra l’eccellenza contemporanea in architettura e la progettazione innovativa di strut­ture pubbliche problematiche o legate ad emergenze sociali.

Luca Chistè. Il paesaggio antropico notturno, osservando alcune delle più rilevanti infrastrutture della viabilità e del tra­sporto.

Ivo Corrà. Confini culturali, linguistici e territoriali: cosa cambia quando si varca la “Chiusa di Salorno”?

Erich Dapunt. Tensioni e contraddizioni negli spazi di contatto tra zone industriali e artigianali e aree residenziali.

Anna Da Sacco. I luoghi del passato ora abbandonati o svuotati del significato originario, oppure in attesa di altra destinazione d’uso.

Hugo Munoz. Una prospettiva aerea per un nuovo livello di lettura dei cambiamenti in atto in un paesaggio inteso come il risultato delle diverse azioni fisiche e biologiche, antropiche e culturali e della percezione dell’osservatore.

Francesca Padovan. Immagini di edifici e abitazioni diversi tra loro per età e condizioni, mettendo in evidenza la loro peculiare relazione con gli elementi naturali circostanti.

Paolo Sandri. Un viaggio alla ricerca di luoghi che per consuetudine sono considerati punti panoramici.

Il convegno “Immagini del territorio, osservazioni delle trasformazioni” si svolgerà venerdì 30 novembre, dalle ore 9.30 alle 17.30