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November 22, 2012

Grimmland, ovvero il mondo dei Fratelli Grimm, 200 anni dopo

Cristina Vezzaro

Duecento anni fa, nel 1812, usciva la prima edizione delle Favole dei Fratelli Grimm. Grimmland vuole celebrare questo anniversario e indagare il ruolo della fiaba nella nostra società. Com’è cambiato il nostro rapporto con la dimensione fiabesca? Quali sono oggi i nostri momenti “da favola”? Le favole sono ancora strumenti validi per decodificare la complessità dell’esistenza?

È questo il quesito che si pone il Goethe Institut cercando di darvi risposta con una serie di iniziative che commemorino e facciano rivivere la magia dei Fratelli Grimm a duecento anni di distanza: tra mostre, proiezioni cinematografiche, laboratori e letture per bambini. Ed è nel quadro di queste iniziative che lo scorso giovedì, al Goethe Institut di Torino, si è svolto l’incontro tra il torinese Giuseppe Culicchia, che dal suo Tutti giù per terra, vincitore di diversi premi e quindi film nel 1998 per la regia di Davide Ferrario, ha infilato diversi romanzi fino all’ultimo Venere in metrò – e Tilman Rammstedt, berlinese d’adozione e vincitore a sua volta di diversi premi letterari, tra cui il prestigioso Ingeborg-Bachmann-Preis nel 2008, tradotto in Italia per Del Vecchio Editore (L’imperatore della Cina e A portata di mano).

A loro, come ad altri autori – da Lutz Seiler a Marcello Fois, da Dacia Maraini a Katja Lange-Müller, da Sandro Veronesi a Ingo Schulze e Christine Traber – è stata proposta una riscrittura in chiave moderna di una fiaba dei Fratelli Grimm per indagarne appunto l’attualità e al tempo stesso l’universalità attraverso il tempo e le culture.

“La realtà”, dice Giuseppe Culicchia, “è spesso più incredibile della finzione. Ed è per questo che talvolta bisogna autocensurarsi, soprattutto oggi, soprattutto nell’Italia di oggi.” La sua riscrittura de I tre linguaggi era infatti iniziata con un egoarca alle prese con scandali a sfondo sessuale; troppo vicina alla realtà, a un certo punto ha dovuto trasformarla nella storia di un Comitato d’Affari che ha a che fare con venti aspiranti politici a lezione per un anno da un corruttore per imparare il mestiere prima di giungere a Tangentonia, la capitale, e insediarsi definitivamente in Parlamento, dove metteranno in atto quanto appreso. Non manca, in questa sua versione, una caustica comicità che, aggiunge Culicchia, “nelle fiabe è una rete di salvezza, oltre a tenere agganciato il lettore.”

Di diverso approccio la riscrittura di Die kluge Else di Tilman Rammstedt (La saggia Elsa nell’ottima traduzione italiana di Stefano Zangrando), un’inquietante storia sull’identità e il senso di “unità con se stessi”, al limite del senso di pazzia, al limite di quelle ossessioni e di quelle paure che nelle fiabe non vengono mai messe in discussione perché funzionali alla rappresentazione delle proprie angosce più profonde, in un senso di appartenenza all’esistenza in cui “alles ist möglich aber nichts ist beliebig”.

Sarà forse proprio questo ad aver tenuto incollati per due secoli i lettori a queste universali sensazioni e paure e a fare sì che, sera dopo sera, i figli di Culicchia e di Rammstedt, in una o nell’altra lingua, a Torino come a Berlino, così come migliaia di altri bambini in tutto il mondo, continuino a chiedere ripetutamente la lettura di una stessa fiaba, forse per la fascinazione esercitata proprio da quel lato oscuro perlopiù camuffato nella vita quotidiana ma che pur si sa esistere e che solo da bambini, senza sovrastrutture educative, si riesce a intuire nella sua essenza. Peccato ce lo si dimentichi, crescendo, salvo doversi poi ricredere con l’esperienza che, nel migliore dei casi, ci porta fino alla vecchiaia e ci fa forse concludere il ciclo della vita con le stesse considerazioni istintivamente percepite da bambini.

A concludere l’incontro una performance lirico-letteraria-musicale, anch’essa bilingue italiano-tedesco, tra Tilman Rammstedt e Bruno Franceschini, due dei quattro membri del gruppo Fön, gruppo che mischia prosa, poesia e musica per giocare ancora una volta con le parole ed estrapolare, come la letteratura in generale e le fiabe in particolare, il senso più profondo delle cose.

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