Culture + Arts > Architecture

November 19, 2012

To Rome with Love #03. Maxxi

Cristina Vezzaro

Arrivo al Maxxi sotto una pioggia battente che da un lato non mi fa apprezzare al meglio la splendida costruzione di Zaha Hadid ma dall’altro le regala dei riflessi nelle pozzanghere dello spazio antistante che la rendono subito accogliente ai miei occhi.

Al Maxxi di Roma, il museo di arte contemporanea che sorge accanto all’Auditorium Parco della Musica, dove è attualmente in corso il Festival Internazionale del Film di Roma, è ora in mostra “L’Italia di Le Corbusier”, un interessante percorso lungo la storia delle influenze che i viaggi in Italia hanno avuto su Charles-Edouard Jeanneret prima che diventasse Le Corbusier e sui successivi, importanti contatti con l’Italia che spesso sono diventate collaborazioni mancate.

Il primo viaggio è del 1906 – 1907, e sono di allora gli schizzi delle celle della Certosa del Galluzzo, a Firenze, da cui deriverà l’intera impronta architettonica delle abitazioni di Le Corbusier che inizieranno a prendere forma nel 1922.

Dopo un Voyage d’Orient nel 1911 torna in Italia, che continua a prendere a modello, poiché “l’architettura del passato non è materiale inerte, ma partecipe del presente”. Interessanti le sue fotografie di Napoli, Pompei, Roma, la visione delle opere d’arte che nella sua testa assumeranno la forma di nuove opere d’arte.

Una fotografia lo ritrae sulla pista del Lingotto nel 1934, al volante di una Balilla sport. E nel 1961 sarà avviata la progettazione con Olivetti di una grande opera tra Torino e Milano che tuttavia rimarrà irrealizzata per la morte di Le Corbusier nel 1964.

Al piano superiore sono esposti, secondo la concezione che fu dello stesso Lo Corbusier in base alla quale “drawing follows models”, modelli che danno il titolo all’esposizione omonima. Tratti dalla Collezione Maxxi Architettura, presentano i progetti di molto architetti di grande levatura, da Fuskas a De Feo, da Anselmi a Nervi, da Piero Sartogo a Teddy Cruz, compreso lo studio 5+1AA che ha realizzato anche le Officine Grandi Riparazioni di Torino.

Tra le altre opere da menzionare il video di Candice Bertz “Becoming Meg”, in cui, in un montaggio di scene tratte da “You’ve Got Mail”, Meg Ryan, da un lato, e un’altra donna, dall’altro, ripercorrono la fine di un amore. E infine un’installazione video di Eva Marisaldi, Legenda, che mi è piaciuta particolarmente nel suo stile grafico efficace.

Infine uno spazio dedicato a Marisa Merz e alle artiste che dopo di lei hanno portato avanti una ricerca sulla materia che fu dell’Arte Povera, con un approfondimento dell’atto del tessere, in ogni suo modo e forma. E una splendida “Scultura di linfa” di Giuseppe Penone in un’enorme sala tutta a lui dedicata.

Cerco altra poesia per questa fine di soggiorno romano, e provo ancora al Maxxi, dove ci sono proiezioni del Festival Internazionale del Film di Roma. Ma la serie di vecchi corti che vedo non fa allo scopo.

La troverò rientrata a casa, la poesia, quando, affacciata alla finestra che dà su Trastevere, attraverso una pioggia battente della sera che scende vedo, in un altro palazzo, un uomo chino su un pianoforte illuminato da una lampada posata su un tavolino alla sua sinistra. Alla sua destra, sullo stesso sgabello o più probabilmente su una sedia accostata, una bimba che ne segue i movimenti.

E con la poesia di questa domenica sera posso lasciare Roma. Per ora, almeno.

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