People + Views > Portraits

November 14, 2012

People I know. Marco Brugnoni e le lunghe giornate nelle profondità marine

Anna Quinz

Marco Brugnoni da sempre amava il mare. Ecco perché, appena ha scoperto l’Underwater Center Fort Williams, scuola per alti fondali, non ci ha pensato un attimo, ha lasciato Fiorenzuola d’Arda, il suo paese vicino Piacenza, per frequentarla. Da lì è iniziato il suo incredibile ed estremo mestiere sott’acqua. Per 28 giorni, 4 volte l’anno Marco vive in una camera iperbarica, e le sue 8 ore di lavoro si svolgono nei più profondi fondali marini. Da qualche anno il 32enne Marco vive a Bolzano, dove per amore è capitato e per amore è rimasto. Insieme alla sua compagna Manuela infatti, gestisce in città una scuola di yoga e pilates, nel tempo in cui non è “in isolamento” in mezzo al mare. Marco, uomo equilibrato, dallo sguardo buono e dai gesti sicuri, è uno che sa quel che fa e che nonostante la durezza del lavoro che ha scelto, riesce a mantenere un rilassato rapporto con il tempo (che sott’acqua è dilatato) e le cose – grandi e piccole – della sua vita quotidiana, fatta di profondità marine e di vette montane.

Precisamente, di cosa si occupa? Come funziona il suo lavoro?

In pratica, faccio l’operaio, ma subacqueo. Sui fondali marini, tra i 100 e i 200 metri di profondità, mi occupo di manutenzione delle piattaforme. Per andare sott’acqua per un tempo così lungo, serve un processo di saturazione, ecco perché per tutto il tempo dell’incarico vivo in camera iperbarica, in isolamento dal resto del mondo. Lì si respira solo elio e ossigeno, e prima di uscire serve un ulteriore settimana di decompressione. In ognuna di queste “casette”, viviamo in 6, si lavora di giorno o di notte, per 8 ore, le restanti 16 si riposa.

La vita, chiusi lì sotto, non deve essere facile…

In cabina sei in un altro mondo. È un po’ una prigione, dove non stai per espiare un male, è il tuo lavoro. La cosa più strana sono i sogni colorati: stando sempre al chiuso, dove non puoi camminare, io sogno di correre o volare. E poi, respirando elio, hai questa strana buffa voce da “Paperino”, che ti fa sentire un po’ ridicolo, così a volte per ore non parli nemmeno perché speri che questa voce assurda sia un’illusione. È una vita dura, soprattutto a livello psicologico. È fondamentale avere un buon team, altrimenti il tempo passa lentamente. I contatti con l’esterno poi, sono abbastanza difficili, a volte per giorni è impossibile comunicare con i propri cari. È un po’ come essere in un Grande Fratello, siamo costantemente controllati da telecamere, cosa fondamentale per la nostra sicurezza e per la nostra psiche, ai primi segni di problemi, da “fuori” possono intervenire. Poi è importante cercare di non farsi male, ogni piccolo taglietto o raffreddore laggiù è più lento a guarire. E devi essere pulitissimo, l’igiene è importantissima, l’aria che respiri è un po’ sempre la stessa e i germi si creano in fretta.

Come combatte la noia, che dall’esterno parrebbe essere il nemico peggiore?

La noia è una cosa tosta. Però il lavoro in acqua è molto faticoso, e quando finisci le 8 ore, sei così stanco che appena torni “in camera” ti butti a letto e dormi profondamente per ore. Per sopravvivere alla noia e alla fatica, devi organizzarti le giornate, scandire gli appuntamenti fissi, la mattina lettura, pranzo e doccia sempre alla stessa ora, poi un po’ di disegno e via così. Devi comunque resistere, senza spazio d’azione, io per esempio approfitto per leggere e guardare film.

Cosa prova e cosa fa quando poi torna nel mondo esterno?

Appena esci “nel mondo reale” sei una specie di larva. Sei stanchissimo e fatichi a fare tutto. Anche per questo ho scelto di abitare in quota, a Nova Levante, perché lì il fisico si rimette in sesto prima. Le gambe fanno male, dopo settimane senza camminare. E ovviamente, ritrovi la tua “vera” voce dopo l’effetto Paperino, ed è un po’ strano. Poi sei pallidissimo, e hai una grande voglia di sentire il vento e il sole sulla faccia. E lì capisci quanto queste piccole cose del quotidiano siano preziose. Dopo sole e vento, la seconda cosa che faccio è chiamare Manuela, la mia compagna, per risentire la sua voce.

Non ha mai paura là sotto?

Di certo è un lavoro rischioso, operiamo in standard di sicurezza molto alti, ma qualunque piccolo problema come la perdita di pressione, potrebbe farti esplodere. Letteralmente. Io sono una persona equilibrata, rilassata, serena e questo è fondamentale, ma se non sei un po’ pazzo, questo lavoro non lo fai. E devo dire che il piccolo senso di paura e pericolo che provo, la tensione emotiva, mi piace, in fondo. Mi fa sentire vivo.

E lo yoga e il pilates invece?

Mi sono avvicinato allo yoga perché la meditazione mi poteva aiutare in questo mestiere psicologicamente faticoso. E poi, oltre ad essere un esercizio che faccio per essere pronto per le mie “missioni”, è comunque una cosa che amo e che mi permetterà in futuro di allontanarmi via via dal lavoro subacqueo. Con Manuela, che ho conosciuto quando già vivevo a Bolzano (ma anche lei è emiliana come me), abbiamo deciso di aprire la scuola in città, perché ci piace la vita in Alto Adige e vogliamo costruire qui, tra la montagne (che dopo tanto mare, per me sono una benedizione), la nostra famiglia.

 Pubblicato su Corriere dell’Alto Adige dell’11 novembre 2012

Print

Like + Share

Comments

Current day month ye@r *

Discussion+

There are no comments for this article.

Archive > Portraits