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November 13, 2012

London Fog #02. Come. Stay.

Cristina Vezzaro

Bene. È scoppiato l’amore. Londra entra ufficialmente nel mio radar, finalmente mi ci sono sentita come mi sento altrove: libera, a casa, piena di possibilità, a mio agio. La abbiamo percorsa a casaccio, senza troppe mete, aggiungendo pezzi qui e là, come quando per caso ti perdi per una strada e la trovi più bella che mai o ci trovi un negozio che adori o un caffè particolarmente buono o una galleria. O in uno scorcio vedi dei loft che a ricavarli così sono proprio stati bravi.

L’aria fredda ti entra nella giacca e ti fa pulsare le tempie, ma non mancano i musei (perlopiù gratis) a scaldarti – anche il cuore. I londinesi sono molto cortesi, da dove mi veniva questa idea che non lo fossero? Sanno esserlo molto, non c’è persona che non desideri aiutarti, se può farlo. E poi ti muovi e anche se l’hai vista meno di NY, al cinema dico, la ritrovi. Anche se è meno teatrale per certi versi, la trovi scenografica e ha i suoi scorci mozzafiato da non perdere. Io per esempio mi sono innamorata della vista di Londra da Bankside, dalla Tate Modern, per intenderci. Potrei perdermi ore e ore a guardare la cupola di St. Paul e la parte moderna vicino alla London Tower e la passeggiata sul Tamigi. Ore a guardare le nuvole che velocissime si spostano e con la luce invernale che fa capolino continuano a dipingere nuovi panorami. Non fai nemmeno più caso alle due gocce di pioggia che scendono, tanto sai che presto se ne andranno e presto cambieranno direzione e presto tornerà il sole. Non è che un’ottima occasione per bersi un altro cappuccino caldo da qualche parte.

Il pane fresco e i formaggi, le marmellate fatte in casa e gli hamburger del Borough Market, che il giovedì e il venerdì è molto meno frequentato del sabato. Le due chiacchiere che riesci a scambiare con chi sta dall’altra parte del banco. E anche il musical, anche quello c’è stato a Londra. Che fa tutto un po’ più in sordina, in maniera un po’ più modesta, trattenuta, contenuta di New York – ma lo fa.

Mi ha commossa, questa Londra tardo-autunnale, con le sue foglie che cadevano sotto il sole glaciale e la luce tagliente che filtrava tra le nuvole. Mi ha commossa quella casa accogliente che è stata casa nostra per qualche giorno e ha ospitato risate e chiacchiere e anche qualche lacrima. Mi ha commosso rivedere con i miei figli E.T., l’incontro impossibile tra mondi, lo strazio di doversi dire addio, di non appartenere più né qui né lì, E.T. che dice al ragazzino vieni con me, il ragazzino che gli dice stai qui e la navicella che chiude le porte e riparte verso mondi lontani. Sono un po’ così, questi viaggi al di qua e al di là delle Alpi, della Manica, dell’Atlantico, è un po’ così questa vita trascinata oltre le nuvole, alla ricerca di un sole che scaldi, ma del resto cosa sarebbe, questa vita, senza gli incontri con i nostri E.T.?

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