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November 8, 2012

Ci shockerà ancora? Oliviero Toscani arriva a Bolzano

Anna Quinz

A me le sue foto shock sono sempre piaciute. Sempre che si possa parlare di “piacere” per immagini che più che altro danno un pugno nello stomaco che lascia il buco per un po’. Chi non ricorda la suora che bacia il prete, il malato terminale di aids, il procace fondoschiena “chi mi ama mi segua”, i tre cuori (anatomici, non figurati) identici con i “noi” bianco, nero, giallo, la sedia elettrica, la bimba biondissima che abbraccia il bimbo nero, e avanti così con orrori tutti umani, fotografati e “schiaffati” sulle pagine delle riviste più patinate del pianeta.

Oliviero Toscani ha fatto epoca, ha cambiato un’epoca, ha sconvolto un’epoca. Ha scandalizzato e fatto sorridere, si è preso denunce a bizzeffe e però, dalla sua prima campagna in poi, la pubblicità non è più stata la stessa. E mica solo la pubblicità. Io ero piccolina quando uscirono le sue campagne più controverse per la Benetton, però me le ricordo bene, e mi ricordo quanto se ne è parlato, in ogni angolo del paese, un po’ come si parla delle partite dei mondiali. Tutti avevano una loro posizione e pensiero, chi osannava il genio creativo del fotografo, chi invece lo accusava di essere volgare, blasfemo, irrispettoso e chi più ne ha più ne metta.  E quello che faceva più specie, agli uni come agli altri, era il fatto che tutto questo sconvolgimento fosse messo in atto per poi, alla fin fine, far vendere più maglioncini colorati a un’azienda veneta. Innegabile che l’intuizione di Benetton, e la cordata lunga un decennio tra lui e Toscani, abbia detto molto a molti, su come si fa la pubblicità, la moda, l’immagine, la testa delle persone. Io non so se sia giusto mettere in scena gli orrori umani, per scopi pubblicitari, so però che quelle immagini a me che allora ero una bambina, hanno messo davanti agli occhi “l’uomo nero” (nel senso del mostro delle fiabe), che non era solo una finzione materna, ma una realtà, una verità innegabile e inevitabile. Forse non è stato solo Toscani a farmi smettere di credere in Babbo Natale e a abbattere maestosamente le mie ingenuità infantili, però di certo quelle immagini forti mi hanno un po’ segnata, mi hanno fatto chiedere i perché di cose di cui prima nulla sapevo, ma che poi sono diventate consapevolezza e senso civico e sociale, conservato anche nell’età adulta.

E non è che la carriera di Toscani si sia fermata alle immagini benettoniane. Anche dopo la fine della relazione, nel 2000, il fotografo di shock ce ne ha provocati molti altri, anche qui dalle nostre parti. Ricorderete la campagna antibullismo, dove all’uomo “normale” si attribuiva (nel senso proprio di attributi), una bella banana, mentre al bulletto un fagiolino smilzo e un po’ rinsecchito. Altra campagna forte, altro shock toscaniano, altre polemiche, figuriamoci poi nel benpensante Alto Adige. Eppure, quella campagna a me piaceva, era arguta e sfacciata, come deve essere un messaggio che cerca di sminuire gli istinti bulli di tanti ragazzini convinti – ahimè – della propria superiorità. Toscani ha colpito ancora, anche qui, e non si può che rendere omaggio all’instancabile ricercatore di immagini, che inventa sempre qualcosa di nuovo, e che pare saperne sempre una più del diavolo.

Per molti è Toscani stesso il diavolo, per altri un guru della comunicazione contemporanea. Per fugare dubbi a riguardo, o anche solo per curiosità, fate un salto venerdì alle 18.00 alla Libera Università di Bolzano. Il fotografo più discusso dei tempi moderni sarà lì, a raccontare della sua carriere sfavillante, e a mettere in dubbio certezze e falsi miti della comunicazione. Cosa, che a prescindere da tutto e al di là delle chiacchiere da bar “piace-non piace”, di certo può essere di stimolo per studenti di design che si affacciano al mondo del lavoro, e a tutti noi altri che della comunicazione siamo semplicemente fruitori. Pensanti, però.

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There are 3 comments for this article.
  • micio · 

    Sempre che si possa parlare di “piacere” per immagini che più che altro danno un pugno nello stomaco che lascia il buco per un po’
    4 “che” in una frase é un record…..

  • WunderVoice · 

    La risposta è si! Mi ha shoccata.
    Condivido quanto hai detto sulla capacità comunicativa di Toscani: provocatoria ed espressiva. Senza dubbio i suoi progetti fotografici lasciano il segno e sono andata all’incontro carica di curiosità. Sentirlo parlare però… “mi son cadute le braccia”: non ha minimamente affrontato l’argomento (Il magnifico fallimento) e i suoi discorsi erano un po’ “da bar”. Arrogante e superficiale. :(
    Qui ho scritto qualcosa di più > http://www.wundercam.it/?p=1303

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