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October 22, 2012

Renato Barilli porta la videoarte a Trento (Arte Boccanera) e a Bolzano (franzmagazine). Per ore e ore

Anna Quinz

Il week end in regione si tinge di videoarte. Arriva infatti, in due puntate, la rassegna On videos for hours and hours III, che raccoglie in alcune ore di proiezione, il meglio della videoarte italiana. Forma espressiva non sempre compresa, da pubblico e collezionisti, la videoarte offre però uno spaccato affascinante dello stato dell’arte contemporanea, ecco perché noi di Franz abbiamo accolto con entusiasmo la proposta della Galleria trentina Arte Boccanera, che – giunta al terzo appuntamento della rassegna – ha deciso di condividere con noi l’evento. E così, sabato 27 in Galleria e domenica 28 qui da noi in Redazione, sarà possibile immergersi nei video che escono dal “Videoart Yearbook 2012″ che condensa, sotto la curatela di esperti d’arte, tutto il meglio che la videoarte può offrire oggi. Uno dei curatori è il Professor Renato Barilli, curatore e critico noto a chiunque bazzichi anche marginalmente nel sistema dell’arte. Lo abbiamo intervistato, per capire cosa ci aspetta in questo week end all’insegna della videoarte.

Professor Barilli, quale il valore e le potenzialità del video, all’interno del sistema arte? E del mercato dell’arte?

La videoarte è oggi uno straordinario mezzo che consente la confluenza in un’unica opera di tutte le possibili caratteristiche, c’è il movimento, così da fornire la migliore soluzione al vecchio problema dell’arte cinetica, c’è una colonna sonora, che può essere fatta di rumori bruti tratti dalla vita o invece di raffinate composizioni musicali; e soprattutto ci sono i dati visivi e cromatici, accompagnati o no dalla presenza di persone chiamate a svolgere una qualche performance, sfiorando esiti teatrali. Si aggiunga che accanto alla videoarte di pura e semplice registrazione dei dati reali oggi c’è quella prodotta in laboratorio con la computer graphic,  con esiti simili ai cartoni animati o agli spot pubblicitari. Quanto alla fruizione commerciale, questa è dello stesso tipo che già riguarda la fotografia, ovvero può essere messo in vendita da una galleria l’originale della registrazione, che così diventa proprietà dell’acquirente, oppure può essere il prodotto video può essere trattato da multiplo, con tiratura limitata. In ogni caso, la trasmissione resta sotto il controllo dell’autore o del proprietario, sia questo una galleria o un collezionista.

Perché la necessità e la volontà di stilare un annuario della videoarte italiana?

Data l’importanza assunta ormai da questo mezzo, risulta evidente l’opportunità di effettuarne un censimento annuale, andando a raccogliere i migliori prodotti del periodo, facendo attenzione anche ad artisti giovani e alle prime armi. Deve essere  chiaro che non si acquistano questi video, ma solo se ne richiede ai proprietari il diritto di proiezione a fini didattici. Ne proponiamo una visione in sequenza, uno dopo l’altro, come in una normale seduta cinematografica, a questo scopo chiediamo di mandarci solo dei video brevi, di 3-4 minuti di durata.

Il lavoro con il video richiede, tra le altre cose, un serie di competenze tecniche. Cosa deve sapere e saper fare, un giovane che desidera muoversi in questo ambito espressivo?

Certo, come ogni mezzo, anche la videoarte esige competenze tecniche, però queste non sono molto impegnative, inferiori per esempio a quelle richieste dalle procedure cinematografiche. Inoltre la strumentazione richiesta non è particolarmente costosa, al limite, al giorno d’oggi, si registra anche con un cellulare.

Il progetto nasce in seno all’ateneo bolognese. quale il ruolo dell’università, nei processi di creazione, comunicazione e distribuzione dell’arte?

Purtroppo l’Università italiana non è particolarmente agguerrita in materia di laboratori e di collezioni d’arte, il che spetta piuttosto ad altre istituzioni, come i musei, comunali o regionali. In definitiva, che a Bologna si presenti ogni anno questa selezione video, è dovuto a ragioni particolari, alla mia presenza come docente molto sensibile alla sperimentazione artistica, e precocemente attento all’emergere della videoarte, fin dal lontano 1970 quando andai a registrare in studio o all’aperto quanto mi proponevano gli artisti, poi immessi nella mostra Gennaio 70. Ora sono in pensione, ma per fortuna mi sono lasciato alle spalle validi collaboratori che continueranno nella mia opera.

Le serate di videoarte si svolgeranno a Trento e Bolzano, zone periferiche rispetto ai normali centri dell’arte. Una battuta sullo “stato dell’arte” in Trentino Alto Adige?

Non sono affatto sedi marginali, basti pensare che nel territorio di Trento è sorto il maggiore museo italiano per l’arte contemporanea, il MART, e anche a Bolzano c’è un efficiente Museo locale. Si aggiungono in tutta l’area vivaci e ben informate gallerie private, a completare un quadro ricco di fermenti.

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