People + Views > Portraits

September 18, 2012

People I know. Anna Bernard, un concentrato di talento, bellezza, emozione

Anna Quinz

Anna Bernard ha appena 20 anni, eppure, quando si spengono le luci e i riflettori si accendono su di lei, e Anna dal palco inizia a cantare, quella che si vede è una donna – e soprattutto un’artista – esperta e completa. Il suo fascino indiscusso è dato da una voce calda e avvolgente e da una bellezza antica, che la fa sembrare una diva d’altri tempi. Elegante e gentile nei modi, Anna è un concentrato di talento e passione, usati fin dalla più tenera età per danzare e recitare prima, e per fare musica poi. Anni e anni di studio, le prime esibizioni già a sei anni, tournée in giro per il mondo con la compagnia Bricabrac (storico progetto bolzanino purtroppo finito, che ha messo sul palco giovani talentuosi, impegnati in spettacoli di teatro danza di altissimo livello), tanti concorsi e concerti, lo studio del pianoforte e del canto, la voglia non solo di cantare, ma anche di scrivere musica, l’amore per il jazz: ecco il mondo di Anna, oggi – anche – studentessa universitaria di management culturale a Colonia. E quando il talento si miscela in modo così perfetto alla bellezza e alla forza di carattere, non può che aprirsi una strada di successi. Questa è e sarà la strada di Anna, giovane donna da tenere d’occhio: di certo presto, ne sentiremo parlare ancora.

Anna, da poco vive a Colonia, cosa le piace di quella città? E Bolzano, casa sua, le manca ora che è lontana?

Colonia offriva esattamente quello che cercavo per i miei studi universitari e artistici. Ed essendo nata in terra bilingue, volevo continuare a studiare il tedesco e l’inglese (lingua nella quale studio). Bolzano però mi manca sempre. La trovo bellissima. Ogni volta che torno mi ritrovo fotografare le passeggiate del lungo Talvera, come se fossi una turista. E poi, a Bolzano vivono le persone a cui voglio bene.

Crede che la città in cui è nata la abbiano aiutata nel suo processo artistico/professionale?

Sicuramente la formazione è quello che mi ha offerto la città, quindi tutti i corsi che ho potuto seguire, di danza, teatro musicale, canto… Anche le numerose manifestazioni alle quali ho partecipato, attivamente o da spettatrice – il Festival Studentesco, Upload, Bolzano Danza, le attività della mia scuola – hanno alimentato il mio interesse.

La passione per la musica, il jazz in particolare, come, quando?

Per dodici anni ho ballato e recitato su bellissima musica, classica, jazz e contemporanea. Ad un certo punto, ho desiderato essere io a creare quella musica (da piccola ero stonata, la suora che faceva lezioni di religione alle elementari mi vietava di cantare con i miei compagni). Ho intrapreso lo studio del jazz, perché era il genere che più mi rappresentava vocalmente e caratterialmente. Il jazz, che è la base di tutto, mi ha insegnato e continua a insegnare molto, è da lì che parto per tutte le mie sperimentazioni.

Lei però si è cimentata in tante altre forme d’arte, come la danza e il teatro… cosa le piaceva di queste discipline? Perché ha smesso di praticarle?

La danza e il teatro mi hanno fatta crescere, in tutto e per tutto. La mia maestra, Giuliana Lanzavecchia, è stata sempre rigorosa e severa, sono cresciuta con i suoi insegnamenti e la sua creatività. Dai 6 fino ai 18 anni, sono stata 2-3 volte alla settimana in sala prove con lei e i miei compagni. Quello che tutto questo mi ha lasciato va molto al di là della tecnica, disciplina, cultura e amore per l’arte. Ad esempio, il lavoro fatto con il Bricabrac e le tournée in Giappone e Germania sono state esperienze incredibili soprattutto perché vissute da bambina. Il confronto con realtà internazionali molto diverse e le esibizioni in teatri gremiti di ragazzi provenienti da tutto il mondo, è qualcosa che non si può dimenticare. Ho smesso perché ho dovuto scegliere. Ma in realtà, non smetterò mai, cercherò di stare in contatto con queste cose per sempre. Mi emozionano.

Cosa prova quando sale sul palco e tutti gli occhi sono puntati su di lei?

Quando avevo 6 anni, e mi esibivo con la compagnia di teatro-danza, ero l’unica che non si agitava prima di uno spettacolo, solo perché non mi rendevo conto di quello che stava per accadere… poi, con il passare del tempo, il palco è diventato come una necessità. Quando sono su un palco sto davvero bene, mi sembra di essere “attaccata alla corrente”. L’altro giorno, prima di un concerto (come spettatrice purtroppo) nella bellissima sala della Filarmonica di Colonia mi sono resa conto che anche stare nella sala vuota mi da una certa energia. È magia.

La sua famiglia, il suo primo fan club, la segue sempre. Quanto è stata importante nelle sue scelte di vita?

La mia famiglia è stata la cosa più importante di tutto. La mamma, il papà, hanno sempre fatto di tutto perché io riuscissi a seguire le mie passioni. La mamma con la sua creatività, il papà con la sua pazienza. Mio fratello Andrea, artista anche lui è una guida e una fonte di confronto. Insieme, più che il fan club, sono i critici da temere. Il fan club è formato da zii e cugini che, ad esempio, hanno i miei brani come sveglia ogni mattina. E temo che prima o poi mi odieranno, come si odiano tutte le sveglie.

Pubblicato su Corriere dell’Alto Adige del 16 settembre 2012

Print

Like + Share

Comments

Current day month ye@r *

Discussion+

There are no comments for this article.