Music

September 13, 2012

Stagni-Nakagawa-Kumari Roat al Castello di Cengles, “cercando di fissare un punto”

Marco Bassetti

Le aspettative salgono quando non si sa cosa aspettarsi e le premesse paiono entusiasmanti. L’inedito incontro tra Marco Stagni (bassista bolzanino, noto in città come membro dei Fatish), Karin Nakagawa (cantante e musicista giapponese, virtuosa del koto, strumento tradizionale della famiglia delle cetre) e Shanthi Kumari Roat (cantante roveretana originaria dello Sri Lanka) saprà sorprendere le nostre orecchie annoiate? Lo scopriremo venerdì 14 settembre al Castello di Cengles (Lasa, Bz) a partire dalle ore 20. La musica che andranno a suonare non esiste ancora, non è reperibile né su internet né su disco. Pare sia in fase di registrazione in questi giorni. Abbiamo cercato di dissipare un po’ della nebbia che avvolge il progetto, ma l’intervista a Marco e Karin (in viaggio per l’Europa con il suo non piccolo strumento a 25 corde) non ha fatto che aumentarne il mistero. Tra oceani, api, punti e linee temporali.

Karin, raccontaci la tua storia in tre righe.

Karin Sono di Yokohama,  suono il koto, compongo e canto. Ho iniziato a suonare il pianoforte a 3 anni per poi passare al koto a 12.  Da qualche anno sto viaggiando il mondo per conoscere tradizioni, persone e musiche con cui potermi confrontare, come un ape che passa di fiore in fiore per arricchire la propria scorta di polline.

Quando vi siete incontrati e come avete scelto di collaborare in un progetto comune?

Marco Ci siamo incontrati durante lo scorso Südtirol Jazz Festival a Merano, dove suonavo con Shanthi. Shanthi aveva già avuto modo di incontrare Karin mentre per me era la prima volta. Karin aveva con se l’ingombrante Koto. Potevamo forse perdere l’occasione per trovare un angolino nel  mezzo dei portici per vedere che sarebbe successo?

Come si sviluppa il flusso creativo che vi unisce?

Karin Stiamo cercando di fissare un punto sulla linea temporale. Una linea che continua a scorrere. L’importartante è  provare ad essere quel punto.

Cosa ricerchi da questa particolare esperienza?

Karin Personalmente cerco di far rivivere situazioni ed emozioni da me vissute ma con gli occhi, le orecchie  e la sensibilità della persona che viene al concerto. Se mi permetti un esempio: di che colore vedi l’oceano? Io lo vedo grigio, le persone che suonano al mio fianco, forse, lo vedono di un altro colore, se in più ci aggiungiamo le visioni delle persone che ascoltano i colori cominciano a diventare molti.

Pensando alle difficoltà di comunicazione che spesso affliggono il dialogo tra Occidente e Oriente, cosa comunica il vostro progetto?

Karin Il progetto è l’incontro, il bisogno di comunicare e di improvvisare. Dagli incontri tra culture diverse possono nascere le migliori cose.

karin-sound.com

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