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August 22, 2012

Welcome to Bali #07: Bali Kintamani volcano and Batur lake

Cristina Vezzaro

Non lontano da Denpasar iniziamo ad arrampicarci, lenti ma inesorabili, lungo pendii che mano a mano si fanno più irti. E mentre lasciamo le vie più trafficate attorno alla città, la vegetazione si fa più folta. Banani, piantagioni che seguono i pendii e all’orizzonte solo verde. Caffè, spiega Wayan. Costa Rica, penso io, se non fosse per le risaie che vengono a interrompere il tappeto verde di piante.

Per strada donne camminano con i loro pacchi ingombranti in testa. Ceste di frutta, cassette di prodotti vari, stoffe, persino materassi, una fatica enorme, dev’essere.

Un gruppo di donne riunite per una celebrazione di qualche tipo, forse un matrimonio, forse altro, blocca la strada, poi si sistema a lato. Segue un gruppo di uomini, allineati in fila che fanno musica.

I paesini che si susseguono sono sempre più piccoli e la gente sembra sempre più povera. Lo si intuisce anche dai compound, come li chiamano qui, i recinti di case all’interno delle quali abitano famiglie intere. Un bale (le costruzioni piccole e quadrate che poggiano su quattro gambe e sono coperte da un tetto ma per il resto sono aperte) per mangiare, un altro per pregare, uno per le riunioni, il tempietto e piccole e poche stanze per dormire, qui la vita è comunitaria e si svolge perlopiù all’aperto. E più ricche sono le decorazioni dei bale, più ricca è la famiglia, naturalmente. Lungo questi pendii le decorazioni sono davvero minime e gli animali, le greggi, pascolano nei campi, alternandosi alle piramidi di frutta che vengono abilmente disposte su semplici bancarelle di legno.

Di questo vivono in questa area, oltre che del turismo che raggiunge il punto panoramico da cui ammirare il volcano Kintamani e il lago Batur, uno spettacolo naturale. E dal momento in cui si mette piede in questa terra ti sono addosso per venderti per poche lire prodotti dell’artigianato locale o souvenir dei più banali. O per offrirti un pranzo tipico, tra satay, banane fritte, riso e minestre, su uno strapiombo da cui godersi la vista sul vulcano.

 

Sulla strada del ritorno, un posto di blocco della polizia. Wayan scende tranquillo dopo aver preso i documenti nel cruscotto della macchina. Dallo specchietto retrovisore seguiamo la scena dell’incontro con il poliziotto. La cartellina dei documenti rimane saldamente in mano a Wayan, mentre dai pantaloni estrae delle banconote che allunga al poliziotto. Dopo nemmeno un minuto è già di ritorno in macchina.

 

“Wayan, quanto gli hai dato?” Poco o niente, ci spiega. Il corrispettivo di nemmeno un euro. Ma è così che funziona da queste parti, e le macchine con i driver, tutte uguali, sono ferme una dietro l’altra in questo tratto di strada. Due turisti occidentali in una macchinetta in affitto sono lì che parlano e parlano con i poliziotti che sicuramente gli faranno capire quanto sarebbe stato meglio, per loro, affidarsi a un driver.

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