Welcome to Bali #06: Bali Barong Dance

Arriviamo in teatro e un’orchestra seduta compostamente sta già suonando una musica molto squillante e ripetitiva, pressoché assordante dopo un po’, in attesa che sul palcoscenico facciano la loro comparsa i danzatori.
Ci hanno dato un programma con la spiegazione della danza che stiamo per vedere. È una rappresentazione della lotta tra il bene e il male, diremmo noi, tra potere positivo (Barong Ket) e potere negativo (Rangda), dicono qui, che prende le forme di animali.
È così che dopo poco iniziano a succedersi sul palcoscenico leoni e scimmie e altri animali che lottano contro il male con tanto di sacrifici di figli e suicidi collettivi, scene di una certa crudezza, a dire il vero, a cui si alternano stregoni e danze intriganti di donne dalle movenze lente e coordinate, dove lo sguardo, gli occhi che si muovono in maniera quasi indipendente dal corpo, è parte integrante della rappresentazione.
Ci sarebbe un’altra danza da seguire, la danza del fuoco, al termine della quale c’è chi davvero cammina sulle braci. Ma l’introduzione a questa danza, un coro di una quarantina di uomini che incessantemente per oltre un’ora intona in maniera sincopata una stessa sequenza di suoni è troppo, non solo per i bambini, e desistiamo dal seguirla fino alla fine. Curiosamente, è proprio questa litania a rimanere impressa nella mente.