Gustav Mahler Jungendorchester a Bolzano, applausi meritati, dopo il fragore

Ci sono concerti in cui, dopo il fragore e la trepidazione delle battute finali, il pubblico non dovrebbe applaudire per ossequio all’orchestra e al suo direttore, al compositore, alla musica stessa. Questo atteggiamento avrebbe richiesto forse l’esecuzione avvenuta venerdì sera al Teatro Comunale di Bolzano della Sinfonia n. 7 di Mahler, tenuta nell’ambito del BFB dalla Gustav Mahler Jungendorchester diretta dal M° Daniele Gatti. Sin dalle prime note del Langsam la coesione della compagine strumentale è ferrea, una sintonia assoluta tra le parti straordinaria per un gruppo così giovane. I gesti del direttore disegnano nitidamente le linee portanti del monumentale primo tempo; qualche sbavatura: trascurabile, perché il colore è perfetto. Da notare la Konzertmaisterin Diana Tishchenko, violinista ucraina, classe 1990. Segue la prima Nachtmusik. Anche qui gli effetti mirabili dell’orchestrazione mahleriana vengono resi al meglio, dal frizzante scambio di battute dei fiati che apre il movimento allo spensierato tema esposto dagli archi alle spedite volate che mescolano tutti i timbri fra loro. Lo scherzo è concertato ferocemente, quasi fosse una danza diabolica, puntando quasi ogni nota, anche le veloci terzine che invitano al sabba immaginario gli ascoltatori trasportati al ritmo di un Valzer. La seconda Nachtmusik ci fa saggiare le capacità spiccatamente liriche della Mahler: i timbri aspri di arpe, mandolino e chitarra si mescolano come fosse nella loro natura a quelli degli archi e fiati. Nel finale, vera esplosione musicale, subito si fanno notare gli ottoni che tengono brillantemente testa ai movimenti di apertura. Sostenuto procede lo sviluppo con la già descritta coesione mirabile dell’orchestra tutta. Il silenzio non poteva regnare dopo tutto questo fragore: applausi dunque (più cinque chiamate per il direttore).
Articolo di Marco Benetti