Music

August 10, 2012

Successo per Bollani & Friends: grande festa del pianoforte

Luca Sticcotti

Successone ieri per Bollani & Friends all’Auditorium di Bolzano: l’iniziativa è riuscita infatti a fare il pieno di pubblico, attingendo a piene mani tra jazzofili, turisti appassionati e i semplici curiosi. In mezzo alla folla ha fatto anche capolino qualche “classico” tra i meno integralisti e più interessati alle commistioni. In realtà è solo una questione di prospettiva, come sempre. Il concerto di ieri era infatti potenzialmente indigesto solo per tre categorie di persone: i classici e basta, i jazzisti e basta e coloro che nel piano acustico hanno una tolleranza in termini di complessità di proposta che non si spinge nei difficili territori dell’”oltre Giovanni Allevi”. La grande cifra della serata, com’era ovvio, stava tutto nella presenza sul palco di Stefano Bollani, jazzista enciclopedico e showman, uomo di spettacolo in grado sentirsi a suo agio nel vasto territorio che va dalle atmosfere rarefatte dell’etichetta ECM alle parodie con imitazione delle canzoni di Battiato, Branduardi e Jannacci. Il Bollani visto sul palco dell’auditorio di Bolzano ieri in realtà è apparso più serio del solito, coinvolto in una simpatica serata della quale aveva avuto la “direzione artistica” in quando incaricato di scegliersi liberamente i partner. “Così vedete che anche i pianisti sanno volersi bene” ha spiegato ad un certo punto il pianista milanese, giustamente ringraziando gli organizzatori per l’idea di collegare quest’anno tra loro due istituzioni, il Busoni e Jazz Festival, che rappresentano contesti che “fino a pochi anni anni fa si guardavano in cagnesco”. Ha ben ragione Bollani, lo sdoganamento vicendevole tra classica e jazz in Alto Adige è tutt’altro che assodato e la serata di ieri, baciata dal grande pubblico, senz’altro ha fatto fischiare le orecchie a molti organizzatori locali che negli ultimi anni faticano non poco ad attirare la gente ai concerti. Certo la serata è stata aiutata non poco dalla grande fruibilità delle musiche proposte. Dal punto di vista pianistico Bollani è straordinariamente estroso e comunicativo, ma tutt’altro che innovativo e sperimentale. La stessa cosa si può dire per Francesco Grillo e Claudio Filippini, i partner prescelti per la serata. Nel quarto d’ora che ogni ospite ha avuto disposizione in “solo” bene evidenti sono risultate le cifre stilistiche. Così Grillo si è espresso in una dimensione che inserisce, dosandole in maniera sapiente, armonie e ritmiche afroamericane all’interno di una costruzione musicale che è un chiaro tributo al virtuosismo classico romantico. Mentre Filippini è risultato più vario nell’approccio, spaziando dal gospel “europeo” a proposte minimaliste, tra l’altro dal grande spessore. I soli dei comprimari naturalmente sono stati solo il corollario dei soli di Bollani, giocati con grande maestria tra Purcell e l’amatissima musica brasiliana, e soprattutto dei duetti giocati a partire da standards jazz e brani originali del pianista milanese. Non solo roba pirotecnica, ma anche e forse soprattutto, alcuni pezzi forti del repertorio di Bill Evans, punto di riferimento obbligato per una serata a metà strada tra classica e jazz. Tra tutto forse il motivo di maggior successo della serata è stata l’atmosfera simpatica e scanzonata, dobbiamo dire tutt’altro che di casa nei mondi della classica e del jazz, entrambi spesso funestati da smodate manifestazioni autoconsiderazione. Il virtuosismo sul palco è quindi giunto al pubblico come se fosse l’ingrediente di una grande festa da vivere insieme, senza superuomini da celebrare. Ma superpianisti che – come Bolt nell’atletica – subito prima, subito dopo, e spesso anche durante, hanno voglia di sorridere. Non è poco, oggi come oggi.  

[photo courtesy by Dario Michelon]

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