Le confessioni di un Meranese

Il libro di cui voglio parlare – bene, si capisce – si intitola Due mondi e io vengo dall’altro (Il Sudtirolo, detto anche Alto Adige). L’ha pubblicato l’editore Laterza nella collana Contromano. L’autore si chiama Alessandro Banda. Insegnante e scrittore. Meranese. Ci tengo a precisarlo perché il Banda (Alessandro), scrivendo di Provincia e provinciali, si lamenta degli sbadati recensori (di autori provinciali) che storpiano il suo nome in Benda o Binda o Alessandra Banda o, perfino, Trivelli o Trivella, non ricordo… Cose dell’altro mondo, veramente.
Ma partiamo dall’inizio – anzi dall’anno 4000 a. C. Infatti ieri era domenica, e me ne stavo stravaccato sul letto a leggere un volumetto sull’urbanizzazione della Bassa Mesopotamia nel IV millennio e sull’organizzazione politico-economico-amministrativa della mitica città di Uruk. Arrivato al capitolo riguardante la nascita della scrittura, per inciso utilizzata dagli scriba (ragionieri) per garantire un’oculata gestione dei magazzini di derrate alimentari loro affidati, devo essermi assopito. Riaprendo gli occhi dopo un tempo imprecisato e guardando distrattamente le campagne della Valle dell’Adige verso il Meranese, per un motivo che ancora mi sfugge mi son ricordato di Alessandro Banda. Dato che da qualche tempo posseggo un kindle, nel giro di venti secondi e senza praticamente muovere un passo sono riuscito a trovare, scaricare e iniziare a leggere il libro di cui qui voglio parlare… Anche queste, cose dell’altro mondo.
Per riassumere: nel suo libro, l’autore ci espone la sua personale (e condivisibile) visione del luogo in cui si trova a vivere. Che non è il Sudtirolo o Alto Adige, ma Merano, di cui il Sudtirolo Alto Adige, nella geografia del Banda, risulta essere una frazione… Detto questo, il libro parla (contro la volontà dell’autore, che non vorrebbe parlarne – e come dargli torto!) di turisti, tedeschi e italiani, toponimi, tedeschi e italiani, extracomunitari (a proposito: a Bolzano di parrucchieri cinesi ce ne sono già, caro Banda, e non pochi), di scrittori, anche qui tedeschi e italiani, di amici (del giaguaro e non), di scuola e intendenze, di disagio (di chi è facile immaginare), delle Tappeiner (che non sono sorelle come le Kessler ma belle passeggiate, ovviamente a Merano), di Merano, ancora di Merano… e infine di Merano…
A lettura ultimata, (nel frattempo su Bolzano si era abbattuto un temporale proveniente… da Merano) e prima di tornare in Bassa Mesopotamia, mi son chiesto: che ne diranno, gli altri, gli interpreti ufficiali della vessata questione sudtirolese, del libro di Banda? Penso che non ne diranno niente, o comunque poco, perché il Banda ha scritto sì di Alto Adige Sudtirolo ma, per (sua e nostra) fortuna, da una prospettiva affatto particolare e, per così dire, intrisa di realismo e buonsenso: poco politica, abbastanza individuale, molto ingegnosa – nel vero senso delle parole. E, pensate, è riuscito nell’impresa di non citare, neppure tra parentesi, Alexander Langer e Alois Durnwalder. Cosa, anche questa, dell’altro mondo.