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July 23, 2012

Balletto Civile e bolzanopeople: non si riposa in casa di riposo

Anna Quinz

La danza, non è solo estetica, non è solo ricerca artistica del movimento, non è solo coreografia. La danza è – o può essere – anche impegno civile, etico e umano. E se così è, allora estetica, ricerca e coreografia, hanno solo da guadagnarci. Lo sanno bene i ragazzi di Balletto Civile, da anni impegnati in progetti che, appunto, mettono insieme questi due lati della stessa medaglia della danza, impegno artistico e impegno civile. A Bolzano Danza, Michela Lucenti e Maurizio Camilli, hanno pacificamente invaso la casa di riposo Don Bosco, coinvolgendo per il loro “Tentativo #1 Bolzanopeople”, ospiti, operatori e familiari. Perché, come mi spiega uno degli operatori, appena entro nell’accogliente residenza di via Milano, “in casa di riposo, non ci si riposa”. Tante le attività organizzate per gli anziani ospiti, e ora anche questa della danza, che a molti, fino a un attimo prima di iniziare, sembrava un’impresa impossibile. Perché, ammettiamolo, non pare facile, portare a danzare su un palcoscenico, un gruppetto non solo di persone che mai hanno mosso un piede nella danza, ma anche persone che hanno abbondantemente superato l’età sindacale del “ballerino/a” e che in alcuni casi, sono pure costrette su una sedia a rotelle. Eppure, miracoli dell’arte, l’impresa è riuscita, e questa sera, il gruppo di inediti performer, sarà sul palco (o meglio, nel sottopalco) del Teatro Comunale, per mostrare a tutti i risultati di questo importante e faticoso lavoro di squadra.

Quando sono stata nella casa di riposo, per incontrare i protagonisti del progetto, ho trovato prima di tutto entusiasmo. Nessuna stanchezza, nessuna paura, solo voglia di mettersi in gioco, e provare a se stessi e agli altri che “posso farlo”. Anche se ho più di 90 anni e mai più avrei pensato di confrontarmi con impegni fisici e mentali come questo. Lucenti e Camilli, spiegano subito che il lavoro fatto non è “danzaterapia”, cosa che forse ci si potrebbe aspettare in una casa di risposo, ma un vero lavoro drammaturgico e coreografico, calibrato sui corpi dei partecipanti, che sono corpi giovani (degli operatori), corpi adulti (dei parenti o altri operatori) e corpi anziani (degli ospiti) che su di sé hanno visto già passare milioni di gesti e movimenti, ma mai questi gesti e questi movimenti. Nel contesto di “generations” tema portante di questa edizione del festival bolzanino, questo spettacolo – che poi non è un vero spettacolo, ma, come recita il titolo, un prima tentativo – si inserisce perfettamente, perché mette in relazione e in comunicazione corpi tra loro diversi, per età e per storia, per vissuto e per forza. Che tra loro dialogheranno, attraverso gestualità che non sono ordinarie e quotidiane, ne terapeutiche, ma propriamente artistiche. Questo scarto, tra la danza come lavoro per curare il corpo (danzaterapia) e come processo per stimolare anche la mente (danza artistica), è quello che rende così importante questo progetto, questo piccolo esperimento di convivenza e di condivisione, che ha rapito i partecipanti portandoli anche a oltrepassare limiti più o meno invisibili. Mi sono fermata qualche minuto ad ascoltare le impressioni di questi inediti performers, a raccogliere emozioni e pensieri, e ho trovato non fatica né ansia da palcoscenico. Solo gioia. Declinata in molte e diverse sfumature. Ma ecco, solo gioia, di fare, di raccontare, di sperimentare, di provare, di conoscere, di ascoltare, di mostrare. Questa sera, i protagonisti saranno loro, con le loro storie lunghe o brevi, piccole o grandi, con le loro ferite e cuciture, con le loro sedie a rotelle e le ossa stanche, con i segni di una vita vissuta e da vivere, e con una ancora nuova esperienza da fare. Insieme.

bolzanopeople va in scena stasera alle 20 nel sottopalco del teatro e domani mattina alle 10.

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