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July 11, 2012

People I know: Francesco Bellon, creatività, green e sguardi sul futuro

Anna Quinz

Vivere in un mondo a colori. Un po’ il rosso, il giallo, il blu, degli abiti e degli accessori che spesso indossa, un po’ il verde, dell’approccio alla vita che ha. Questo mondo a colori, è il mondo di Francesco Bellon, 32enne pubblicitario che dalla provincia padovana, passando per Milano (“che mi ha deluso, per il trattamento professionale che offre, non adatto a una vita normale, a una persona che vuole costruire qualcosa nella propria vita”, racconta), Londra, Parigi, e un’azienda agricola dove viveva di baratto, il suo lavoro in cambio di vitto e alloggio, è arrivato a Bolzano. Qui ora vive e lavora in hmc, agenzia di comunicazione cittadina. Il verde si diceva, colore centrale per questo giovane creativo, che non ha e non vuole avere una macchina, che gira in bici e che fa la differenziata, perché ha imparato che nella vita, a poco serve guardare indietro o troppo avanti, meglio vivere “ora”, mettendo le basi per il proprio futuro. Passando anche per il rispetto di ciò che ci circonda. E l’approccio “green”, alla vita e alle sue manifestazioni, è anche uno sbocco professionale per Francesco, che sta infatti collaborando ad un progetto che si occupa di green web, di siti a impatto zero, insieme Creuza Comunicazione. Creatività, sostenibilità, e uno sguardo attento su ciò che lo circonda, ecco Francesco, colorato giovane uomo che guarda al futuro. Il suo, e quello degli altri.

Quali le prime impressioni avute del vivere qui? Sono cambiate nel tempo? Quali, allora i lati postivi e quelli negativi?

Il primo impatto è stato quello di essere in una città di frontiera e nello stare qui, questa sensazione si è amplificata. Sono consapevole di essere in una città che non è totalmente italiana, perché c’è un approccio alla vita diverso, non migliore né peggiore, solo diverso. Questo si ripercuote su tutto. Da quando sto qui, faccio molto più sport. Bolzano ti porta a fare attività sportiva anche se sei pigro, offre molte possibilità in questo senso. Questo è positivo. Io però vengo da un piccolo paese del padovano, ho sempre voluto vivere in una metropoli, e ora sono a Bolzano che non è certo una metropoli. È una città che ha dei costi simili a una metropoli, ma della metropoli non offre i servizi (io ad esempio, soffro gli orari dei negozi, difficili per chi lavora). Qui si è sono più focalizzati su altri valori, e se dovessi scegliere ora, questo sarebbe il posto in cui vorrei mettere su famiglia.

Dunque, restare o andare, prima o poi, per inseguire i suoi sogni?

Per ora voglio restare. Anche se sono più soddisfatto del lavoro che della città in sé. Credo che Bolzano sia più adatta a una fase successiva della mia vita, ma al contempo, mi sta dando la possibilità di costruirla questa fase, che non è una cosa da poco. Il “sistema Milano” mi aveva deluso. Lì lavori molto, investi su te stesso, e ti sembra di non concludere nulla. Qui invece ho la sensazione di mettere davvero qualche base concreta.  Sono sereno, sto bene. Avevo i miei sogni quando ho iniziato a lavorare, ma ho visto che tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare, e qui, la montagna, dunque, non ho smesso di sognare, ma preferisco aspettare prima di innamorarmi di un’idea e poi essere deluso.

È stata l’esperienza che ha vissuto nell’azienda agricola, a sviluppare in lei la “passione per il mondo del green”?

In realtà, non posso dire che ho una passione per il green. Anche perché difficile definire cosa si intenda per green. Secondo me è una cosa che deve essere scontata. Si deve avere la consapevolezza che siamo di passaggio, che stiamo rovinando la nostra terra, e dunque serve avere rispetto e riguardo per chi verrà dopo. Non è propriamente una questione di coscienza, più che altro, mi dico, perché no? Se posso scegliere tra una cosa che punta al futuro e una che sembra più semplice, ma alla fine nociva, scelgo quella che mi dà più soddisfazione e dunque, si ricade nell’ambito green. Non sono un fissato, diciamo che sono attento e mi cade l’occhio su certe cose.

L’Alto Adige ha sempre puntato molto sul suo essere “green”, lei come la vede, anche dal suo punto di vista di pubblicitario?

C’è molta sensibilità in questo senso, ed esempi virtuosi. Il rispetto però sta soprattutto nelle persone. Chi vive a contatto con la natura, ha un approccio e un’attenzione diversa. In questo, ma anche in altre cose, è una terra avanzata, che però pecca forse nel suo relazionarsi con l’esterno. Perché confrontarsi con l’Italia, o con le realtà appena al di là dei confini, che non vanno alla stessa velocità, mentre fuori, c’è un mondo intero che corre veloce come l’Alto Adige? Dunque, se da pubblicitario dovessi “vendere” questa terra, non mi focalizzerei su un aspetto, come appunto può essere il green, ma su un “sistema Alto Adige”, che racconti la sua totalità, la natura, la cultura, l’innovazione. E punterei sul concetto di “Alto Adige, isola felice, ma nel mondo”.

Un altoatesino, potrebbe ribattere che non è poi un’isola così felice…

Io all’altoatesino in questione risponderei di andare nel resto di Italia. Questa forse non è un’isola felice, ma è comunque più felice che una penisola…

Pubblicato su Corriere dell’Alto Adige dell’8 luglio 2012

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