Gerald Moroder: “alter ego” e le situazioni dell’anima fatte scultura

Verrà inaugurata venerdì 13 luglio alle ore 18.00 a San Martino in Badia la mostra di Gerald Moroder. „alter ego“, l’esposizione dello scultore gardenese, è la prima di una serie di mostre organizzate dall’Istituto Culturale Ladino “Micurà de Rű e dall’associazione degli artisti ladini EPL – Ert por i Ladins. Classe 1972, Moroder ha studiato presso la Scuola d’Arte di Ortisei, in Val Gardena, dove vive e lavora. I materiali che usa per realizzare le sue sculture sono il legno il ferro, l’impasto di porfino, la terra e il mattone. Ma non è la materia prima la cosa più importante, ciò che conta è creare, modellare, trasmettere quello che si nasconde nel più profondo dell‘anima.
Cos’è per te la scultura?
Scultura significa dare forma ad un pensiero, ad un sentimento…
Quando hai capito di voler fare lo scultore?
In realtà l’ho capito quand’ero molto piccolo. Certe volte nella vita si vorrebbe cambiare, fare altre cose, ma la scultura mi ha attratto a sé con forza e io non l’ho più abbandonata.
Quando è iniziata la tua carriera? Chi ti ha introdotto nel mondo dell’arte?
Speriamo che la carriera inizi dopo questa mostra (ride, ndr). Sono cresciuto in una famiglia di scultori, pittori e musicisti, ma la cosa che preferivo fare da piccolo era andare nel laboratorio di mio nonno dove c’erano tantissime cose da vedere e da poter fare. Ma occhio a non disturbarlo mentre lavorava…
Cosa vuoi rappresentare con le tue opere?
Cerco di rappresentare le situazioni dell’anima, di come una persona vede sé stessa e di come vede gli altri.
A quale delle tue opere sei più affezionato?
Spesso ci si affeziona all’opera che si sta realizzando, a volte a quella che si deve ancora fare, sono preferenze che cambiano nel tempo.
Il poeta e scrittore Umberto Saba diceva che le opere d’arte sono sempre una confessione… Cosa vogliono confessarci le tue opere?
Penso che i miei lavori siano un po’ lo specchio di me stesso, di quello che sono, di quello che sento, di quello che a volte vorrei essere o forse non essere.
Quand’è il momento ideale per lavorare?
Il momento ideale é quando regna la tranquillità, quando non ci sono persone intorno. Tranquillità non significa silenzio: la musica, se mi piace, può essere anche a volume molto alto.
Dove trovi l’ispirazione?
Dipende. A volte l’ispirazione mi viene mentre sto lavorando ad un’altra opera; si può dire che una scultura tira l’altra.
C’è qualche scultore, o più in generale un artista, al quale ti ispiri?
Ci sono persone che dicono che le mie opere assomigliano molto a quelle di Giacometti, ma io non direi che mi ispiro a lui. Tutti i grandi maestri dell’ultimo secolo, da Manzù a Marini, mi hanno insegnato tanto. Quando lavoro, però, non voglio avere influssi esterni, di altri artisti, e nemmeno consigli o opinioni di altre persone. Io voglio che esca quello che in quel momento è dentro di me.
Quale tecnica usi per realizzare le tue opere?
Il materiale usato non è importante, ciò che conta è creare, modellare…
Quale opera ti ha dato la soddisfazione artistica più grande? Perché?
Esattamente non saprei… forse l’opera “smaterialisazion dl vester” (smaterializzazione dell’essere) realizzata nel 2010 per la biennale Gherdëina. In realtà la soddisfazione più grande non deriva da un’opera in particolare, ma dal lavoro in sé. Scolpire permette di provare un’emozione particolare, equiparabile forse a quella provata da un musicista mentre suona. Tuttavia mentre il pezzo musicale finisce, la scultura è un oggetto concreto che rimane anche dopo la sua esecuzione.
Quale spazio o riconoscimento trova un artista – in questo caso uno scultore – in una realtà abbastanza piccola come quella della Val Gardena?
La Val Gardena è a mio parere il posto perfetto e contemporaneamente quello peggiore. Di profeti in patria ce ne sono pochi, dunque è importante farsi conoscere nella realtà più piccola, ma soprattutto aprirsi poi al mondo.
Quanto importante è questa mostra per te?
Tutte le mostre sono importanti, in quanto permettono ad un artista e alle sue opere di affermarsi. Questa mostra è particolarmente importante sia per me che per la cultura ladina, in quanto si tratta di un’esposizione che viene publicizzata in tutto l’Alto Adige e non solo. È così che noi artisti ladini possiamo farci conoscere da un pubblico più ampio ed è per questo che colgo l’occasione per ringraziare tutti gli organizzatori della mostra, in particolare la curatrice Katharina Moling.
Qual è la prossima opera in programma?
Per il momento ho in testa alcune idee che richiedono molto tempo, per cui intanto me ne vado un po’ in vacanza, poi si vedrà.
Dopo la mostra di Moroder, il 27 luglio aprirà “ichonos” di Gabriele Grones, artista di Arabba. La terza mostra “relaziun” di Lili Cristofolini di San Viglio di Marebbe, comincerà venerdì 10 agosto. L’ultima mostra, “corusc”, di Davide Brandlechner, verrà inaugurata venerdì 24 agosto.