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June 22, 2012

Cultura sull’orlo di una crisi di nervi?

Luca Sticcotti

Lo spettacolo andato in scena mercoledì 20 giugno 2012 al Centro Trevi è stato come un cerino acceso per far luce in una cisterna di benzina. Oppure una parodia alla Franco e Ciccio di Almodovar, della serie “operatori culturali altoatesini sull’orlo di una crisi di nervi”. Tante le “ragioni” in gioco, quasi tutte fuori tempo massimo ed esposte sopra le righe. Con la minoranza del “quasi” a fare quasi tenerezza. Innanzitutto i 50 minuti introduttivi dell’assessore Tommasini che si sarebbero potuti sintetizzare nei 5 necessari all’illustrazione delle slider ufficiali sui “numeri” dei contributi. La lunga introduzione e la blanda intervista hanno quindi gettato benzina sul fuoco di fila che ne è seguito e dove, a ben vedere, si è sentito tutto e il contrario di tutto. Due esempi su tutti. 1) La battaglia di alcune associazioni sulle “sacrosante” rendite di posizione e l’appello lanciato da altre sull’impossibilità di inserirsi ex novo con progetti validi in un panorama cementificato. 2) La affermazione da parte della politica della volontà di ottimizzare le risorse in tempo di crisi coinvolgendo e responsabilizzando le realtà locali, non riuscendo poi a spiegare ai cittadini operazioni come quella adottata con la cooperativa 19. Senz’altro la politica ha anche da farsi perdonare il ritardo che ha caratterizzato la produzione di informazioni cruciali e l’apertura a momenti di confronto. Per non parlare della reticenza manifestata nel rispondere ad alcune domande pungenti ma inderogabili, visto il livello del contrasto in essere. I membri delle associazioni più battagliere, al di là dell’opportunità del “tono” adottato, hanno invece oscillato pericolosamente nelle loro argomentazioni tra la difesa a spada tratta del loro orticello e un una sterile e categorica critica del “sistema”, arrivando quasi a mettere in dubbio la legittimità dei loro interlocutori. I tecnici dal canto loro sono rimasti nell’ombra quando invece avrebbero avuto parecchie cose da dire, sia alle associazioni che alla politica. Il confronto ha un ruolo cruciale e ci siamo arrivati, finalmente. E’ ora da sperare che l’assalto a senso unico andato in scena al Trevi si trasformi molto presto in un incontro costruttivo. Sarà possibile? Forse sì, ma è facile a dirsi, molto meno a farsi. Ognuna delle parti dovrebbe fare un’autocritica pubblica e mettere sul tavolo le proprie carte, riconoscendo ed accettando per quello che è il ruolo del proprio interlocutore. Per poi passare prestissimo ad una fase propositiva. Come hanno esortato i due grandi vecchi presenti all’incontro, Menapace e Bertoldi: non mortificare il livello “culturale” del confronto della cultura, ponendosi obiettivi alti. Solo ponendosi quegli obiettivi, tutti – sia associazioni, che politica, che funzionari – potranno finalmente scendere dai loro piedistalli dai quali proclamano senza sosta “avrò ben il diritto di […]!”. E allora forse potranno trovare risposta anche molte domande imbarazzanti che al momento ancora si rivolgono vicendevolmente le parti in causa.  

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  • andreas perugini · 

    Lettera aperta 2: “tavole rotonde” e veline
    pubblicata da Bolzano capitale di quale cultura? il giorno venerdì 22 giugno 2012 alle ore 9.14 ·
    L’incontro del 20 al Trevi organizzato al fine di placare la maretta mediatica che montava dalle associazioni in polemica con le politiche dell’assessorato relative ai contributi alla cultura è stata l’ennesima occasione mancata.

    Presentata come “tavola rotonda”, ovvero notoriamente come incontro tra pari su un tema, in realtà fin dall’inizio si è rivelata come una conferenza stampa promozionale con l’intento di placare le polemiche e come sempre promuovere l’immagine dell’assessore Tommasini.

    Infatti in cattedra sono saliti l’assessore e la sua squadra accompagnati dal direttore dell’Alto Adige Faustini che fungeva da moderatore. In platea sono rimasti gli operatori della cultura e giornalisti, tutti tenuti all’oscuro fino all’ultimo dei dati che sarebbero stati presentati in powerpoint e tutti impossibilitati a poter fare altrettanto.
    Infine, non sarebbe stato difficile inoltrare i file per posta elettronica alle mailinglist almeno il giorno prima, ma ovviamente questo non è stato fatto.
    Dopo un interminabile monologo dell’assessore e una pseudo intervista pubblica di Faustini allo stesso, finalmente la parola è passata alle associazioni che nel complesso male hanno digerito queste modalità.
    Giustamente le critiche e le polemiche non sono affatto rientrate ma si sono invece radicalizzate di fronte all’ennesima dimostrazione di arroganza del potere e di fronte all’ancora scarsissima trasparenza dimostrata.

    Le 4 domande che avevamo posto già l’8 giugno ( http://www.facebook.com/notes/bolzano-capitale-di-quale-cultura/44-lettera-aperta-allassessore-alla-cultura-italiana-christian-tommasini/424720077550183 ) rimangono ancora senza risposta, come senza risposta alcuna sono rimaste quelle sulla cooperativa 19 che sono state rivolte all’assessore durante la serata.
    Dopo le nostre continue sollecitazioni sono stati pubblicati i dati relativi alle singole associazioni mentre ancora rimangono celati quelli relativi alle cooperative, alle grandi istituzioni e soprattutto rimane oscuro l’utilizzo dei fondi della diretta spesi dall’assessorato (parliamo di oltre un milione e mezzo di euro). Inoltre i dati presentati dall’assessorato e pubblicati dai giornali curiosamente sono riassuntivi per la voce cooperative mentre sono dettagliati per qualla delle associazioni ma senza che vi sia la somma totale. Se si fosse fatta trasparente informazione i dati non sarebbero stati presentati in questo modo e avrebbero evidenziato, come da bilancio dell’assessorato, che alle associazioni NEL COMPLESSO è stato tagliato e i contributii spostati sulle neocostituite cooperative.
    Noi chiediamo regole, criteri chiari e trasparenza. I fatti ci dimostrano che questi 3 elementi latitano e i principi applicati ad alcuni per poche migliaia di euro non valgono per altri per centinaia di migliaia di euro.

    Qualche vaga promessa basterà a placare gli animi? Speriamo di no e speriamo invece che l’assessore inizi a rispondere alle domande, abbandoni la promozione spasmodica della sua immagine e dei suoi fedelissimi Tommasini Boys e inizi, finché è in tempo, a cambiare rotta per rinnovare veramente la politica culturale e vincere la sfida di una capitale della Cultura non d’elité o radical chic ma al servizio della cittadinanza e della cultura diffusa e indipendente: non grandi eventi usa e getta ma radici nel territorio.

    comitato.assoc.cooperative@gmail.com